Zannino (Azione) denuncia: “I giovani, ancora una volta, assenti dalla Legge di Bilancio”. Ma un emendamento può invertire la rotta

Intervista a Marco Zannino, membro della Direzione nazionale di Azione e responsabile Under 30

di Federica Leccese
Politica

Zannino (Azione): “I giovani esclusi dalla Legge di Bilancio”. L’emendamento che potrebbe cambiare tutto

"Anche in questa Legge di Bilancio i giovani risultano i grandi assenti. In Italia, tra gli under 35 il 43% guadagna meno di 1.000 euro al mese, il 71% vive ancora con i genitori e solo il 13% ha già un figlio". A dirlo è Marco Zannino, membro della Direzione nazionale di Azione e responsabile nazionale Under 30, che ad Affaritaliani ha annunciato la presentazione di un emendamento sul tema salariale “efficace e innovativo”, basato su una decontribuzione per i datori di lavoro proporzionale allo stipendio.

Secondo lei, perché i giovani continuano a essere assenti nelle priorità della Legge di Bilancio, nonostante i dati preoccupanti su reddito, abitazione e natalità?

“Perché siamo pochi e non ci riconosciamo come classe sociale, quindi un segmento elettorale facilmente sacrificabile. L'attuale maggioranza, come quelle precedenti, è orientata a misure assistenziali o a provvedimenti che favoriscono l'elettorato più anziano e consolidato. Preferisce gestire il presente con i vecchi schemi, piuttosto che investire sul futuro. Salari che non crescono, impossibilità di comprare casa e crollo demografico sono il risultato diretto di questa logica miope. Azione è l'unica forza che sta mettendo in campo un Patto Generazionale fatto di proposte concrete per rompere questo circolo vizioso".

Può spiegare più nel dettaglio come funziona il vostro emendamento sulla decontribuzione proporzionale allo stipendio e perché potrebbe rappresentare una leva efficace per aumentare i salari dei giovani?

“A oggi la media retributiva dei giovani neo assunti in Italia è di circa 20.000 euro lordi l’anno, mentre secondo noi per essere autonomi serve un reddito di almeno 30.000 euro.

La nostra proposta prevede una decontribuzione per i datori di lavoro che assumono under 35 inversamente proporzionale al livello di reddito, calcolata in modo tale da rendere identico per le imprese il costo del lavoro di un giovane assunto a 20.000 euro o a 30.000 euro l’anno. In questo modo eliminiamo l’ostacolo economico e inneschiamo un meccanismo efficace per spingere a una crescita organica dei salari dei giovani".

Quali risultati concreti si aspetta di ottenere per gli under 35 se questo emendamento venisse approvato? Può davvero incentivare l’autonomia economica e la possibilità di mettere su famiglia?

“Nella nostra idea di paese un giovane lavoratore non dovrebbe dipendere dal reddito dei suoi genitori, ma dev’essere messo nelle condizioni di meritarsi la propria indipendenza. Questo è il punto principale: l’autonomia. 

Questa proposta può essere un punto di svolta decisivo e avere un effetto diretto su altri due aspetti importanti. Primo: un incentivo a restare in Italia, perché il lavoro qui diventa finalmente più competitivo rispetto a Paesi dove il netto in busta paga è più alto. Secondo: contrastare l’emergenza demografica e invertire la rotta di un Paese che continua ad invecchiare. Non si può chiedere ai giovani di fare figli o di uscire di casa se li si condanna a stipendi da fame. 

Un aumento netto e stabile dei salari sarebbe un segnale importante di cambio di rotta per permettere a una generazione di smettere di sopravvivere e iniziare a pianificare un futuro, inclusa la possibilità di mettere su famiglia".

Pensa che il vostro emendamento abbia reali possibilità di essere approvato? Quali ostacoli vede sulla strada del suo iter parlamentare?

“Abbiamo lavorato a lungo affinché il nostro emendamento fosse tecnicamente ineccepibile e sostenibile dal punto di vista finanziario, per cui gli ostacoli sono di natura squisitamente politica. Sono anni che ogni nostra proposta sui giovani trova forti resistenze: perché si sceglie di destinare le risorse altrove -su segmenti elettorali più consolidati-, perché si preferiscono misure meno incisive, ma più propagandistiche o addirittura anche solo perché non si ha la paternità della proposta. 

Ma noi, come Azione, porteremo avanti questa battaglia con la massima convinzione. La nostra proposta è sul tavolo: non una proposta per le prossime elezioni, ma per le prossime generazioni".

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