Autonomia differenziata, Capone: 'II 23 in Aula dibattito nel merito'
Autonomia differenziata, Capone: "In Commissione passaggio propedeutico, il 23 in Aula dibattito nel merito".
La Presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, in merito alla delibera di proposta per l'indizione del referendum abrogativo sull'Autonomia Differenziata, ha dichiarato: "Il passaggio nella commissione Riforme istituzionali era propedeutico per discutere della proposta in aula. La richiesta di referendum per l'abrogazione della legge sull'Autonomia Differenziata sarà all'ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale del 23 luglio. In quella sede ci terrà la discussione vera e propria".
"Il voto espresso mercoledì in commissione - ha spiegato Capone - dimostra chiaramente che la maggioranza è compatta nella richiesta da presentare alla Corte Costituzionale. Hanno infatti votato a favore i consigliere del Pd, del Movimento 5 Stelle, insieme ai civici, Azione ed anche Italia viva. Si tratta della delibera con la quale insieme ad altri 4 consigli regionali chiederemo alla Corte costituzionale di indire il referendum. Questa azione istituzionale sarà rafforzata da una grande mobilitazione popolare che si sta attivando in questi giorni per la raccolta firme. Le forze politiche di centrosinistra, progressiste e riformiste insieme ai sindacati e numerose associazioni hanno già costituito il comitato regionale referendario e nelle prossime ore nasceranno anche quelli provinciali. A partire, per esempio, da quello di Lecce".
La nota della presidente Capone fa seguito al voto non favorevole della VII Commissione presieduta da Josef Splendido, in merito alle due proposte di deliberazione del Consiglio regionale, relative alla richiesta di indizione di referendum popolare ex art. 75 della Costituzione per deliberare l'abrogazione totale e parziale della legge 26 giugno 2024, n. 86 recante "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'art. 116, terzo comma, della Costituzione”, a firma del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e di altri consiglieri regionali.
La proposta, ottenendo 6 voti a favore e 5 contrari, non ha raggiunto il numero dei voti sufficienti per esprimere il parere favorevole, a seguito della specificità che vige per la Commissione riforme istituzionali, secondo cui le decisioni sono espresse con la maggioranza dei tre quarti dei consiglieri presenti. A favore hanno votato i consiglieri Amati, Di Bari, Mazzarano, Paolicelli, Stellato e Tammacco. I voti contrari invece quelli dei consiglieri Pagliaro, Gabellone, De Blasi, Tupputi e del presidente Splendido.
Il voto a favore delle delibere era stato espressamente motivato dal consigliere Michele Mazzarano, evidenziando i rischi per l’unità e l’indivisibilità della Repubblica, uno fra tutti quello derivante dal possibile trasferimento alle regioni richiedenti della materia riguardante le norme sull’istruzione, dando luogo ad una frammentazione del sistema scolastico e ad uno squilibrio tra le diverse realtà territoriali. Hanno motivato il loro voto favorevole anche i consiglieri Marco Galante e Massimiliano Stellato, condividendo con le altre forze progressiste e riformiste che una simile riforma non rispetta le regioni del Sud.
Il voto contrario alle due proposte di deliberazione in esame era stato, invece, motivato dal consigliere Paolo Pagliaro, rilevando che la riforma Calderoli è una legge quadro ed un punto di partenza, ma che bisogna definire i Lep per poter risolvere il problema delle diseguaglianze territoriali e solo applicando il federalismo fiscale funzionale si potrebbe colmare il divario Nord-Sud.
Dopo il voto in Commissione, Mazzarano ha ribadito: “Il voto espresso oggi in Commissione segna uno spartiacque tra chi tiene davvero ai cittadini pugliesi e chi, in nome dell’appartenenza politica, tradisce la Puglia. La legge sull’autonomia differenziata condanna chiaramente le regioni più povere, quelle meridionali in particolare, dal momento che mina la gestione di alcune materie che sono state finora di esclusiva competenza dello Stato e che diventano appannaggio delle Regioni. L’aspetto devastante è che la Riforma Calderoli non prevede la definizione e il finanziamento dei Livelli Essenziali di Prestazione, cioè i diritti fondamentali dei cittadini. Lasciare come riferimento la spesa storica sui servizi, significa decretare la condanna del Mezzogiorno".
"Il federalismo fiscale, in mancanza di un sistema perequativo, mette a rischio il principio inviolabile dell’uguaglianza dei cittadini di fronte allo Stato come sancito dalla Costituzione, frammentando il Paese e acuendo le distanze tra territori ricchi e territori poveri. Al percorso istituzionale avviato dalla Puglia, insieme con altre quattro Regioni, per promuovere il referendum abrogativo della Legge Calderoli, si affianca quello popolare, con la costituzione, proprio in questi giorni, dei comitati territoriali per la raccolta delle firme e per una grande mobilitazione dal basso. Percorreremo entrambe le strade per respingere questa riforma che tradisce la storia e l’identità del nostro Paese, che è stato costruito dai Padri Costituenti, non sull’egoismo, ma sulla solidarietà e sull’uguaglianza”.
A ribattere ci ha pensato il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani: “La settima commissione affari istituzionali del Consiglio regionale ha detto no alla richiesta di due referendum popolari per abrogare la legge sull’autonomia differenziata delle Regioni. Richiesta firmata dal presidente Emiliano e da alcuni consiglieri di centrosinistra. Per farla passare in Commissione sarebbero serviti i tre quarti dei voti degli undici consiglieri presenti, e dunque otto. Invece i voti favorevoli sono stati sei. Benché non vincolante, il parere della VII Commissione esprime posizioni contrapposte sull’autonomia differenziata in seno al Consiglio regionale".
"Noi siamo contro il referendum, perché crediamo che la legge quadro approvata sia una buona base di partenza – con la giusta individuazione e l’equo finanziamento dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni – per garantire uguali diritti a tutti i cittadini italiani, da sud a nord. Invece se n’è fatta una questione politica: il centrosinistra, inclusi 5 Stelle e Italia Viva, si è intestato questa battaglia contro l’autonomia differenziata demonizzando il punto di arrivo di un processo che fu innescato proprio dal governo Amato di centrosinistra nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione. Memoria corta, camaleontismo o strumentalizzazione politica, contro una legge firmata dal leghista Calderoli?"
"In Commissione abbiamo ricordato che il presidente Emiliano, ora portabandiera della battaglia contro l’autonomia differenziata, in passato aveva ammesso che il centrosinistra era “confuso” sulla questione, e si era espresso a favore dell’autonomia differenziata, sostenendo che “tutte le Regioni dovessero chiederla perché lo Stato centrale è inefficiente e bisogna aumentare il potere delle Regioni con un meccanismo differenziato fra Regioni più efficienti e meno efficienti”. Siamo abituati alle sue giravolte, ma questo testacoda lascia davvero senza parole…"
"Noi siamo autonomisti e crediamo che i territori, e quindi l’istituzione primaria dei territori che sono le Regioni, debbano essere artefici del proprio futuro. Ma il problema è a monte, è la disomogeneità fra Regioni. La Lombardia con 10 milioni di abitanti contro la Val d’Aosta che ne conta appena 125mila. La Puglia che mette insieme tre macro aree geograficamente e storicamente distanti fra loro: Salento, Terra di Bari e Daunia. Noi siamo convinti che si debba riorganizzare la geografia politica, sulla linea ispiratrice di Carlo Cattaneo: uno stato federale, liberale e laico".
"La centralizzazione dei poteri ha tradito lo spirito costituzionale delle Regioni, pensate come entità autonome per bilanciare il potere centrale con quello locale. L'autonomia potrebbe aiutare le aree periferiche a colmare il divario con le Regioni più avvantaggiate, destinando risorse aggiuntive a servizi essenziali come istruzione, sanità, previdenza e mobilità. Per favorire il Mezzogiorno sarebbe anche necessario applicare il federalismo fiscale funzionale, affinché i tributi locali vengano pagati dove si produce reddito. Ma di tutto questo avremo modo di discutere in aula nel prossimo consiglio, dedicato all’autonomia differenziata”.
A seguire, il capogruppo del M5S Marco Galante e la consigliera del M5S Grazia Di Bari a margine della seduta della VII Commissione in cui è stato dato parere non favorevole alle proposte, hanno sottolineato: “L’autonomia differenziata rappresenta una ferita per il Paese, che contribuirà ad aggravare le disuguaglianze tra Nord e Sud, provocando una scissione economica, sociale e culturale. In VII Commissione abbiamo votato a favore delle due proposte per l’indizione di referendum per l'abrogazione totale e parziale della legge sull’autonomia approvata lo scorso 26 giugno. Dispiace che oggi le logiche di partito abbiano contato più del bene dei cittadini”.
“Con questa legge - hanno aggiunto i pentastellati - viene meno il principio della solidarietà nazionale, con effetti disastrosi su settori come scuola, sanità, sanità trasporti. Viene messo a rischio il diritto alla salute, dal momento che non potranno più essere assicurati ai cittadini i principi di universalità e uguaglianza. L'autonomia differenziata assesta un colpo di grazia anche al sistema nazionale di istruzione, immaginandone uno regionale, con programmi differenti e diversi livelli e qualità dei servizi erogati agli studenti. Il testo è impraticabile anche sotto il profilo finanziario, dal momento servirebbero almeno un centinaio di miliardi di euro per finanziare i LEP. Ribadiremo la nostra posizione di contrarietà a questo scempio nella prossima seduta del consiglio regionale, dedicata all’autonomia differenziata. Dobbiamo lavorare per un'Italia in cui tutti i cittadini abbiano le stesse possibilità".
Infine, la dichiarazione del capogruppo Per la Puglia, Saverio Tammacco: “Nessun dubbio. Sono sempre stato convinto che l’autonomia differenziata a firma del Governo Meloni sia stata partorita dalla volontà di alcuni di sferrare al Mezzogiorno il colpo di grazia, rendendo più profondo e distante il divario con il resto del Paese. Ed è per questa convinzione, che non mi ha mai abbandonato in tutti questi mesi di dibattito, che in commissione Affari Istituzionali ho votato a favore della richiesta di indizione del referendum popolare per l’abrogazione della legge che minaccia l’unità nazionale in nome di un regionalismo opaco che non si capisce bene come potrà realizzarsi".
"E non è una questione di colore politico, quel provvedimento ha troppe incognite per restare in piedi così com’è. Una legge che non garantisce parità di trattamento ai cittadini nell’esercizio dei loro diritti, in cui non è chiaro chi stabilisce il limite delle competenze richieste da una singola regione e soprattutto quale sia il tetto di finanziamento nel caso in cui ad una regione vengano attribuite tutte le competenze richieste; che non specifica come saranno finanziati i Lep. Una legge con tanti punti oscuri non può essere una legge che fa bene al Paese. E chi la difende mente a se stesso sapendo di farlo”
(gelormini@gmail.com)