Bari, Tassa di Soggiorno: Federalberghi punta il dito

La tassa di soggiorno, le potenzialità del capoluogo pugliese come meta turistica e l'auspicio di un'azione corale più proattiva.

di Antonio V. Gelormini
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Il capoluogo pugliese continua a vivere il paradosso di meta turistica col vento in poppa: celebrata nelle fiction televisive, location abituale - insieme alla Puglia - per il cinema, tappa brulicante per gli scali crocieristici, nonché in cima ai ‘desiderata’ di turisti d’ogni specie (anche in questo caso insieme alla Puglia intera), ma con almeno due polmoni ricettivi, come il Palace Hotel e l’Hotel Leon d’Oro rigorosamente inattivi dopo lo tsunami pandemico. Oltre 270 camere e circa 600 posti letto mancanti all’appello.

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Una carenza ricettiva in gran parte ‘tamponata’ dal proliferare di B&B, a Bari come in Puglia, compresi quelli classificati come tali pur avendo radici e struttura organizzativa da vero e proprio albergo, a cui è stato soppresso il classico servizio di ‘accueil’ o ‘reception’.

E’ in questa cornice che il dito puntato da Federalberghi - forse per una sorta di dovere istituzionale - contro la tassa di soggiorno, istituita dal Comune di Bari lo scorso ottobre, assume riflessi di-stonanti con inflessioni pretestuose.

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“Il sogno di una Bari turistica, di fatto mai realizzato, è andato in frantumi nel dicembre 2023. Nell’ultimo mese dell’anno, infatti, le presenze turistiche in città hanno registrato un preoccupante calo di 13.268, -15,63%, rispetto allo stesso periodo del 2022, dati piattaforma Paytourist”, sostiene Francesco Caizzi, vicepresidente nazionale e presidente pugliese di Federalberghi, “Secondo i dati forniti dall’associazione, il calo sarebbe cominciato già a ottobre 2023 (-0,5%) e novembre (-1,09% e oltre 1.000 presenze in meno) per arrivare al tracollo di dicembre”.

“Curiosamente - sottolinea Caizzi - la parabola discendente coincide con l’entrata in vigore dell’iniqua e inopportuna tassa di soggiorno, che la Federalberghi ha da sempre contestato, con un contenzioso verso il Comune tuttora in discussione presso il Tar Puglia e il Consiglio di Stato. In dicembre per la tassa di soggiorno la musica non è cambiata: l’evasione resta fissata intorno al 50%. Non è cambiata neanche la tendenza all’abusivismo ricettivo degli pseudo imprenditori turistici della città”.

Ad una attenta analisi dei flussi, il calo evidenziato - in una destinazione per buona parte ancora influenzata dal movimento business e da una relativa tipologia di ‘presenze alberghiere’ - si direbbe più determinato dalla concomitanza crescente di ponti festivi, quest’anno rispetto all’anno scorso, e dal ristagno generale, anche a livello nazionale: dopo l’effetto “liberi tutti” post pandemia.

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Alquanto difficile credere a un cambio di decisione, verso la meta barese, a causa della tassa di soggiorno, che peraltro su una media di soggiorno corto - come quella fatta registrare dalla destinazione levantina - incide piuttosto marginalmente e per importi poco significativi sul costo totale.

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Quanto sarebbe decisamente più qualificante una vera e propria azione proattiva, da parte del settore: come accade in numerosi paesi ad alta attrattività turistica - come ad esempio Spagna o Francia - per accrescere stimoli e motivazioni al soggiorno lungo e fidelizzato, nonché agli eventi a supporto di tale attività programmatica. Le tre notti del week-end, per l'alberghiero barese, restano una frontiera ancora piena di prospettive!

(gelormini@gmail.com)