Card. Matteo Zuppi: ‘La Pace dal dialogo che addomestica reciprocamente’

La lectio magistralis del presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), card. Matteo Maria Zuppi a LectorIncontri - Teatro Kursaal di Bari.

di Antonio V. Gelormini
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PugliaItalia
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Si direbbe che sono improvvisamente lontani i tempi delle analisi teologiche e dei sermoni dottrinali alla Camillo Ruini e alla Angelo Bagnasco. Il nuovo corso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) - discretamente favorito da Papa Francesco - è stato segnato prima dall’impegno sociale di Gualtiero Bassetti ed ora dalla schiettezza “Costituzionale” di Matteo Maria Zuppi.

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Due modi di esaltare il dialogo, il confronto e il coinvolgimento attraverso l’ascolto, per essere una Chiesa meno clericale e valorizzare fino in fondo la componente laica. laici. Perché come ricorda lo stesso cardinale Bassetti: “Noi non stiamo valorizzando i laici come Dio comanda e come anche il Papa ha suggerito, in quello stupendo documento che è la Evangelii gaudium”.

La nomina dell’Arcivescovo di Bologna, il cardinale Zuppi, alla guida della CEI testimonia l’ulteriore impulso che il Santo Padre vuole imprimere ai segnali di pace e di dialogo indirizzati oltre la frontiera del perimetro cattolico. Gli stessi obiettivi perseguiti dalla Comunità di Sant’Egidio, da cui proviene Mons. Zuppi, ed esaltati nei due incontri di Bari e di Firenze: il primo solo coi vescovi, il secondo anche con i Sindaci dei paesi del Mediterraneo.

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Dopo il Sinodo Episcopale di Bari “Mediterraneo Frontiera di Pace”, a Firenze - nel secondo appuntamento dopo due anni - con i Sindaci e i Vescovi è stata scritta una Carta d’intenti, consegnata al Presidente della Repubblica - e che potrebbe essere presentata anche all’Onu - nella quale Sindaci e Vescovi hanno espresso gli stessi desideri e le stesse aspirazioni. Forse perché sono le persone più vicine alla gente comune e, di conseguenza, complementari nell’analoga missione di cui loro stessi sono investiti’.

Ospite della Fondazione ‘Giuseppe Di Vagno’ e del suo presidente Gianvito Mastroleo, per l’anteprima “LectorIncontri”, il cardinale Matteo Maria Zuppi ha tenuto la sua lectio magistralis al Teatro Kursaal di Bari, centrandola sull’impegno comune a riannodare antichi fili, per nuovi discorsi, attraverso le trame dell’ascolto e del dialogo.

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Lo ha fatto ricordando le parole di Papa Francesco pronunciate proprio sul sagrato della Basilica di San Nicola a Bari: “Ecco l’opera che il Signore vi affida, per questa amata area del Mediterraneo: ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello. E guardare questo Mediterraneo, che è diventato un grande cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area”.

“Il Mediterraneo è il Mare Nostrum - ha ricordato Zuppi - ma non dobbiamo dimenticare che è anche loro, degli altri. Non facciamone, perciò, un mare monstrum, facendoci travolgere dall’orrore del dialogo”. E il pensiero di tanti in sala è corso al gigantesco tavolo che a Mosca teneva a distanza gli interlocutori di Vladimir Putin o ai muri innalzati per garantire separazioni, anziché favorire comunioni e incontri.

“L’emigrazione, lo scambio, l’incontro portano arricchimento - ha sottolineato il neo Presidente della CEI -  il problema sta piuttosto nelle paure che suscitano da una parte e nell’incapacità di gestirle dall’altra. La fame e le guerre - ha spiegato - spingono chiunque può ad attraversare tutti i deserti e tutti i mari possibili per salvarsi. Per questo, la cultura o, meglio, l’umanesimo del Mediterraneo vanno coltivati per la spontanea attitudine all’accoglienza, e l’innata attenzione all’altro: che da straniero diventa prossimo”.

Il cardinale Zuppi ha poi evidenziato come “La civiltà stessa nasce perché c’è l’incontro, non lo scontro. Per cui, pensare in questi termini - spesso - rischia di essere pericoloso, perché stimola l’inciviltà di coloro che vogliono costruire i muri, invece che avere i volti in primo piano. Ed è qui che San Nicola diventa una nota comune nel concerto della Pace”.

“Il santo di Myra e protettore di Bari è anche il patrono di quei cristiani, che si stanno uccidendo, della Russia e dell’Ucraina. Anche per questo, credo in un’intercessione ulteriore di San Nicola, che chissà possa in qualche modo aiutare”.

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Affrontando, poi un tema a lui molto caro - oggetto qualche mese fa di una sua ‘Lettera aperta’ e di un incontro che lo ha visto dialogare online con costituzionalisti ed esperti, in un appuntamento organizzato dal Movimento ecclesiale di impegno Culturale - MEIC Bari e dall’Unione Cattolica Stampa Italiana - UCSI Puglia - il cardinale ha ribadito che “La Costituzione è una grammatica comune, ricca di riferimenti all’etica del Cristianesimo”.

Non tralasciando di precisare che: “Il vero problema è il prezzo della pace, che nasce da una vittoria e una sconfitta, invece ‘Ogni vittoria è una sconfitta’, come sosteneva don Primo Mazzolari. E forse, proprio tale verità rende un incontro non facile quello con la propria debolezza”.

“Dobbiamo insistere, non demordere. Il Mediterraneo - ha detto Zuppi, ricordando anche Giorgio La Pira - è uno dei luoghi d’incontro, dove si affacciano storie e culture che si mischiano. Oggi la chiameremmo ‘resilienza’, ma tanta temperanza è una delle nostre virtù cardinali: non dimentichiamolo”.

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Per poi chiudere, senza citarlo, sulla grande testimonianza ecumenica lasciata da Federico II, le cui tracce sono disseminate in diversi presidi pugliesi e non solo, che seguiva il filo comune per le religioni monoteiste rappresentato da Abramo, quasi lanciando un assist all’iniziativa del giorno dopo nel monastero di San Benedetto di Conversano, dove l’anteprima di “LectorIncontri” aveva in programma una lezione dello storico Vito Bianchi su “Il mare di Abramo” e una Tavola Rotonda sull’appello di Abu Dhabi e il dialogo interreligioso.

Parole semplici, prese in prestito da un racconto per ragazzi “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, per affermare la forza dell’addomesticare, perché sempre: “Nel dialogo ci si addomestica un po’ a vicenda”.

” Che cosa vuol dire addomesticare?”

” E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”,

” Creare dei legami?”

” Certo”, disse la volpe, ”Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”

“…se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

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E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah!” disse la volpe, …Piangerò”.

”La colpa è tua”, disse il Piccolo Principe, “Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”

”E’ vero”, disse la volpe.

” Ma piangerai!” disse il Piccolo Principe.

” E’ certo”, disse la volpe.

” Ma allora che ci guadagni?”

” Ci guadagno”, disse la volpe, ”il colore del grano”.

“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

”L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il Piccolo Principe, per ricordarselo.

”Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. ”

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato in precedenza: Card. Zuppi, amare la Costituzione con fede laica e fervore patriottico