L'esordio di Gioele Fiore col romanzo-noir 'Il primo Papa'
Il lavoro dell'esordiente Gioele Fiore è un noir, un thriller, un romanzo, una storia: "Il primo Papa" - Booksprint.
di Aessandra Peluso
Appena giunto sulla scena letteraria Gioele Fiore con "Il primo Papa" (BookSprint Edizioni, pp. 525, euro 22,90) ed è già scalpore. Un noir, un thriller, un romanzo, una storia, tutto e di più in questo primo lavoro di Fiore, giovanissimo esordiente di chiara rilevanza scritturale. Appassionato di storie criminali nella sua vasta conoscenza di letteratura ha deciso di raccontarci qualcosa, ha avvertito l’esigenza di affacciarsi sul palcoscenico del teatro social-culturale.
Studia medicina e tra un manuale e l’altro scrive. Così racconta. Apparentemente non ambizioso, sicuramente aspira a diventare il "Dan Brown" italiano, scrittore che ama. E non è un caso se leggendo 'Il primo Papa' il lettore vivrà l’Inferno, respirerà Origin, si troverà a fronteggiare Angeli e Demoni.
È subito protagonista, come i personaggi del romanzo. Dovete conoscerlo. Si dimostra umile, non intende etichettarsi 'scrittore', ma lo diventerà col tempo. Ha tempo. Lo sa. È ben consapevole delle sue competenze. Nel frattempo, leggete 'Il primo Papa'. La narrazione ben calibrata racconta storie di famiglie mafiose che detengono il potere in America, similmente accadeva agli inizi del XX secolo fino ai nostri giorni, basti pensare ai film di Al Pacino come il celeberrimo "Il Padrino", dove famiglie napoletane a Brooklyn e siciliane a East Harlem, muovevano i primi passi nel crimine.
Dalla realtà al thriller è un attimo. "Per Saro Pietrasanta era insolito trovarsi dall’altra parte della scrivania. Per due decenni, aveva dispiegato favori e ricevuto ossequi, predisposto candidature e trattato appalti, incontrato uomini onesti e preti spretati. La cena non aveva avuto lo stesso sapore".
"Il membro del Congresso della nostra circoscrizione ci ha informato che non abbiamo la maggioranza per la legge sui narcotici, che dovrebbe riabilitare le regolari licenze di vendita della merce. Se questo decreto non passa al Senato, i portoricani vorranno più soldi".
Oltre alla storia tessuta tra una pletora di personaggi che si esibiscono sulla scena del crimine, c’è anche il tempo per la giusta ironia, per osservazioni super partes e per riflettere sui legami familiari e sulla morte. È davvero impressionante la cura nei dettagli, la costruzione di un romanzo thriller calibrata, studiata, scritta senza lasciar niente al caso (a soli diciotto anni).
Per i lettori, amanti del genere, ma anche per coloro chenon si sono mai avvicendati a tali tematiche: traffici commerciali, mafia, delitti, dialoghi di una certa caratura, saranno catturati dalla prima pagina fino all’ultima, la cinquecento-ventunesima con l’epilogo.
Il primo Papa di Gioele Fiore possiede delle nuances non ancora sentite. Ora non resta che leggerlo e farlo commentare agli esperti del “genere”, fra gli altri Calogiuri, Carofiglio, De Giovanni, Di Monopoli, Lucarelli, e via dicendo.