Tre anni in carcere per uno scambio di persona: “Adesso voglio mezzo milione"

L'assurda storia di Elvio Milvio, proprietario di un concessionario di automobili finito in carcere per violenza sessuale: era a casa con la moglie

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Roma

Tre anni di calvario. Immeritato. È la storia di Elvio Milvio, proprietario di un concessionario di automobili finito in carcere per violenza sessuale. Ora la Corte di Appello ha riconosciuto la sua innocenza e ha ordinato al ministero di risarcirlo: 160 mila euro per ingiusta detenzione.

Ma l'uomo non ci sta e per il danno morale e psicologico subito chiede allo Stato mezzo milione di risarcimento.

La storia

Elvio Milvio, 30 anni, è stato in carcere dal 19 dicembre 2016 fino agli arresti domiciliari concessi l’8 agosto 2018. La liberazione è arrivata nel gennaio 2019. Era stato condannato per violenza sessuale di gruppo su una 21enne aggredita in un casolare a Frosinone. Ma la sentenza della Corte d’Appello lo ha assolto con formula piena e ha disposto nei suoi confronti un risarcimento di 160 mila euro. La Corte specifica che "l’imputato, davanti al gip, negò di essere coinvolto nel delitto per il quale si procedeva, poiché, a suo dire, era vittima di un errore di persona, poi riconosciuto dalla sentenza di assoluzione in appello". I giudici hanno verificato che le indagini non hanno appurato la veridicità del suo alibi: aveva detto che era in casa con sua moglie.

Il Processo

"La vittima non fu precisa nell’indicare i suoi stupratori. La prima sera fece due nomi. Poi quelli degli altri. L’ultimo, Milvio appunto, disse invece di averlo riconosciuto sui social. Ma nel casolare dello stupro, al contrario degli altri 5, non furono trovate tracce del mio assistito", spiega l’avvocato Emanuele Carbone. Il primo processo si svolse con il rito abbreviato e quindi i testimoni non furono ascoltati. Ora l’avvocato chiederà altri soldi: si rivolgerà alla Corte di Cassazione per chiedere il massimo dell’importo previsto. Ovvero 516 mila euro.