Europei 2020, Federico Bernardeschi dalla cura Mancini al metodo Hoffman

Bernardeschi racconta come Mancini abbia risollevato la Nazionale e il calcio italiano ma anche di come il percorso Hoffman gli ha cambiato la vita

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Quando Mancini "è arrivato l’Italia era data per morta. Il calcio italiano era sotto attacco. Lui è arrivato con tranquillità e semplicità e piano piano, partita dopo partita, ha dato tanta fiducia ai giocatori e tanto entusiasmo alla gente. Ha fatto una cosa straordinaria secondo me, quella di riavvicinare il popolo italiano alla nazionale. Una cosa straordinaria a prescindere da tutto", parla così Federico Bernardeschi, attaccante della Nazionale e della Juventus, in un'intervista al sito della Uefa.

"Siamo tanto contenti” commenta il fatto che l’Italia ha chiuso il girone a punteggio pieno. “Era quello che volevamo. Ci siamo preparati molto per questo Europeo e abbiamo iniziato molto molto bene. A Roma è stato stupendo. Dopo tanti mesi senza tifosi anche per noi non era semplice". 

"Anche noi siamo stati assolutamente contagiati da questo entusiasmo. Credo che faccia parte di queste grandi competizioni", ha aggiunto Bernardeschi. "La prima cosa che conta è avere un gruppo bello, sano, genuino e unito. Un gruppo in cui tutti pensano allo stesso obiettivo. Credo sia davvero fondamentale. C’è tanta competizione, siamo tutti giocatori fortissimi, però questo non deve togliere nulla alla maglia azzurra e all’obiettivo finale, che è comune. Questo è davvero fondamentale per arrivare a un risultato grandissimo".

L'Italia di Mancini ha eguagliato un record che durava da oltre 80 anni, quello delle 30 gare consecutive senza sconfitte di Vittorio Pozzo. "Siamo veramente contenti di aver eguagliato questo record. Come ha già detto il mister è importante ma poi bisogna aggiungerci anche un trofeo per renderlo straordinario".

Ma se Federico Bernardeschi è quello che è, non solo come calciatore ma anche (soprattutto) come persona, non lo deve solo al “percorso Mancini” ma anche al “percorso Hoffman”, una tecnica di crescita personale nata 50 anni fa in California e diffusasi in tutto il mondo, anche se ancora poco conosciuta.


 

“Mi è successa una cosa che mi ha cambiato la vita” aveva raccontato Bernardeschi agli studenti della Bocconi già nel 2019. “Ho fatto un percorso che si chiama Hoffman, che ti consente di scoprire la persona che sei realmente. Da quel momento ho capito tante cose e ho detto basta: non gioco più per gli altri, ma per me stesso”.

Sarà per questo che il giocatore è sempre in grado di sostenere critiche, sarcarso e anche insulti dei suoi stessi tifosi sui social? “uello che ha fatto Bernardeschi è un percorso interiore, ha precisato Riccardo Pittis, ex campione di basket e oggi mental coach di atleti, manager e imprenditori. “Ti permette di conoscerti meglio, di imparare a volerti bene e soprattutto ti avvicina alla tua vera natura, alla tua essenza. Non vorrei fosse confuso con qualcosa di esoterico o troppo spirituale: è pragmatico e molto intenso, dato che dura una settimana, con una full immersion in un ambiente protetto. La fortuna di Bernardeschi, a differenza del mio caso, è averlo scoperto durante la carriera: sicuramente gli sarà utile”.

Ma a parte queste rivelazioni, la riservatezza è assoluta. "L’Istituto Hoffman da oltre 25 anni supporta singoli individui e gruppi organizzati di persone in percorsi evolutivi e trasformativi unici e con benefici durevoli nel tempo" si legge sul sito dell'Istituo.

Insegniamo l’Hoffman Quadrinity Process, una settimana intensiva e residenziale dedicata a chiunque si senta pronto a liberarsi dai comportamenti caratteriali disfunzionali, utilizzare appieno il proprio potenziale e determinare il proprio futuro. Fondandoci sulle basi scientifiche dell’HQP, sulla psicoterapia sistemico relazionale, sul Coaching sistemico evolutivo e sul Mentoring aziendale, costruiamo percorsi personalizzati per le organizzazioni che hanno scelto di evolvere, realizzare la propria visione e creare team di successo".