"Jannik Sinner e il malore a Cincinnati? Dal caldo estremo allo stress fisico: ecco i possibili motivi del ritiro"

Parla Pregliasco, virologo e direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi di Milano

di Federica Leccese
Sport

Malore di Jannik Sinner, Pregliasco ad Affaritaliani: “Una combinazione di stress fisico e clima sfavorevole”

“Il malore può essere il risultato di una combinazione di stress fisico, clima sfavorevole e, magari, un allenamento molto intenso nei giorni precedenti. Va anche considerata la possibilità di un’intossicazione alimentare o di un’infezione intestinale: so che Sinner aveva festeggiato il suo compleanno poco prima del match, con torta e brindisi”. Così il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi di Milano, spiega ad Affaritaliani le possibili cause del malore che ha colpito Jannik Sinner durante la finale del Masters 1000 di Cincinnati

“I medici sportivi seguono con grande attenzione i propri atleti, anche attraverso controlli periodici come prelievi di sangue e analisi cliniche – aggiunge Pregliasco - tuttavia, non è possibile sottoporre neppure un atleta a screening invasivi continui. In casi come questo, va considerato anche il contesto ambientale: temperature elevate oltre i 32 gradi, un’alta umidità, tutte condizioni che, a prescindere dallo stato di salute di partenza, affaticano notevolmente l’organismo. In linea generale, dunque, seppur gli atleti di alto livello siano sottoposti a controlli approfonditi, come per tutti noi, non si può prevenire tutto”.

Alla domanda se esistano degli esami specifici o dei protocolli per garantire il ritorno in campo in sicurezza dell’atleta, il virologo afferma: “Ovviamente ci sono tutti i controlli legati all’antidoping e alle analisi ufficiali, ma ogni sport segue protocolli specifici. In generale, si eseguono prelievi di sangue ripetuti nel tempo per valutare se l’organismo ha reagito a un’infezione, per esempio. Si fa un primo prelievo al ‘tempo zero’, e poi un secondo dopo una o due settimane, per verificare se il corpo ha prodotto anticorpi contro un determinato virus o batterio”.

“Dopo un episodio del genere – conclude Pregliasco - è fondamentale una valutazione attenta per pianificare un rientro graduale agli allenamenti, calibrando bene sforzi e tempi. L’obiettivo è evitare ricaduto e favorire un recupero completo”.

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