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Il buono, il brutto e il cattivo
Beppe Grillo come il noto "Marchese": garantista solo quando pare a lui

Il marchese del Grillo ha tuonato, con la sua solita delicatezza, con quell’aristocratico distacco, con quella splendida capacità di alleggerire i toni, ha cercato di fare un contro-processo al suo bel pargolo che durante “una festicciola tra amici” ha pensato bene di “fare qualcosa” ad una poveretta, una ragazza  qualunque dopo averla fatta ubriacare.

Uno stupro, almeno così affermano i giudici, poi i giornali.

Ora è ovvio che il genitore dovrebbe cercare di proteggere anche il peggior delinquente ma in questo caso vista l’incredibile posizione di Beppe, l’attacco frontale dell’ex-giustizialista a gettone, oscilla tra la deriva nello squallore più ignobile e il gerarchico fastidio che le classi nobili avvertono quando il popolino non ha voglia di condividere le loro mirabili omelie.

Argomento scivoloso e processo in corso, ma le accuse del comico-leader o del leader comico fanno paura, rispetto a quanto affermato e condiviso come una bandiera in questi anni scomposti e da dimenticare, Grillo si comporta come un Berlusconi o un  Salvini qualsiasi ma addirittura per interposta persona.

Che succede alla “medusa pentastellata”? che dirà Di Battista di questa uscita, e Conte, da avvocato come commenterà l’urlo eruttivo del nostro ”perché gli animali sono tutti uguali ma alcuni, sono più uguali degli altri”, con buona pace di Orwell, e del buon senso.

Uno stupro è uno stupro, e se i ragazzi sono colpevoli pagheranno, e i papà, anche di nobile lignaggio e di pacata elaborazione politica e sociale, dovranno accettare ma speriamo che tutto si risolva per il bene di tutti e per la ragazza o ragazze principalmente, perché svilirà l’atteggiamento di una vittima (se vittima è stata) è l’argomento migliore di ciascun carnefice, reale o potenziale.

Se come dice il buon papà (Di Battista ha già giustificato) “son ragazzi” non c’è niente da temere, e nessuno dovrà chiedere scusa a nessuno, ma se qualcuno si crede al di sopra delle leggi, soprattutto se pseudo-leader di partito allora sarebbe meglio consigliare il silenzio, anche doloroso per una vicenda umana che tocca una famiglia in vista e benestante, e attendere come tutti i mortali il lungo corso della giustizia. 

Non c’entra il ragazzo viziato, ma se un ‘etica marginale ha ancora senso di esistere nelle dinamiche pubbliche allora non è giusto che il potente mediatico di turno, si permetta di mandare messaggi trasversali, scorretti ed inadeguati e Grillo lo ha fatto, e senza badare alle conseguenze giuridiche e soprattutto politiche, se la politica esiste ancora.

Nell’ennesimo scontro tra le fazioni “Io so’ io e voi nun siete un c….” vince sempre il Marchese ma l’aristocrazia dovrebbe essere contenuta nei modi ,nelle parole, nello stile di chi ha vissuto un delirio di onnipotenza e ora si aspetta un rispetto che non arriva dalle azioni morali o di altra natura ma solo perché gli altri possono solo guardare dal vetro “questa impresentabile classe dirigente”.

Comunque vada questa brutta storia, ci perdono in tanti, ma non vogliamo insegnare a nessuno e soprattutto a Grillo quella morale che viene vissuta con fastidio, con un disprezzo velato, il ragazzo è solo la vittima di un sistema sociale che ha sempre lo schermo, il giornale e tutto il resto pronti per dimostrare che ogni azione è diversa se compiuta nel “mondo di miele” dove continuano a scherzare i ricchi e i potenti.

Speriamo di sbagliarci ma bastano meno di due minuti per minare le certezze di un movimento che probabilmente credeva nella Giustizia, e che della sua difesa ha fatto il suo baluardo antropologico, l’uscita di Beppe Grillo ci appare come la pietra tombale del rapporto tra poteri.

Almeno che non si tratti dell’ennesimo sketch comico, ma francamente ci sarebbe poco da ridere

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