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Il buono, il brutto e il cattivo
Stati generali, Conte diventa statista. La sua forza? Il "semplice" buon senso
(fonte Lapresse)

Sarà difficile per molti accettarlo ma è un dato di fatto. Il Presidente del Consiglio in questi mesi anomali e drammatici ha dato prova di coraggio, capacità e forza di visione che da tempo neppure si immaginavano nell’asfittico panorama politico italiano.

Possiamo usare per lui una parola che riassume la sua azione, ormai desueta: statista, e non è difficile capire che la sua marginalità rispetto ai partiti della solita litigiosa coalizione lo rendono forte anziché indebolirlo, lo fortificano come il leader più amato del paese, e gli consento di esternare una sua particolarissima idea di governo.

Niente di eccezionale, semplicemente buon senso, parola magica che rende tutto più semplice, che ci fa capire che una soluzione esiste oltre le urla, gli scontri, le contrapposizioni, e sembra passato molto tempo dal suo debutto pubblico, dalla serie di prove che lo hanno costretto a crescere politicamente in fretta, e trovare il baricentro dell’azione governativa.

Sembra che la sua capacità di creare occasione anche nel dramma pandemico, abbia costretto tutte le opposizioni, interne ed esterne al suo governo ad inseguire, a cercare di tornare ad essere persone e partiti adeguati a nuove forme di dialogo.

Certo che il passaggio dall’agone sportivo cui ci avevano abituato tanti, alla sana discussione, anche accesa ma che riscopra contenuti non ideologici, è stata faticoso, ma Conte dimostra dietro l’aspetto gentile ed educato una sorprendente forza e capacita di resistere agli attacchi e all’usura che il suo ruolo comprendono.

Ora non è importante discutere di stati generali o sedi istituzionali, ma intanto la credibilità del neo-leader cresce e la sua popolarità lo mette al riparo dalla sottomissione agli interessi delle componenti di qualsiasi coalizione, e comunque il confronto con quello che oggettivamente sta facendo rende pericoloso per chiunque sostituirlo.

Ha creato legami forti con le istituzioni forti, Presidenza della Repubblica in testa, ha buoni rapporti con la Chiesa e riesce a dialogare con le parti sociali e imprenditoriali(con maggior fatica) senza svendere lo Stato.

Nei rapporti internazionali la sua figura è credibile e addirittura austera, lontana da personaggi che per molti anni sono stati l’immagine retorica dei difetti italici, nella loro mancanza di identità o nella scarsa credibilità.

Non è facile paragonarlo a qualcuno del passato perché Conte ha sviluppato uno stile originale e personale nell’azione di governo, che ha conquistato nel tempo la fiducia degli italiani, stanchi di troppe risse,e di massacri.

Non è più tempo di capitan Fracassa e non è vero che vince chi urla di più, a destra o a sinistra, perché la mediazione, il confronto, la disponibilità e il rigore sono elementi essenziali per il cambiamento del paese che lo vedrà sicuramente protagonista, e ancora per molto tempo.

Certo in un paese come questo maestro di compromessi, di aggiustamenti, conquistare una tribuna di autorevolezza partendo dal nulla non è facile ma, aiuta, la capacità che Conte ha sempre manifestato, di non dover obbedire a questa o quella segreteria e lo ha dimostrato compiutamente alla fine della sua prima esperienza di governo.

Ora siamo alla prova più difficile, l’economia pericolosamente in bilico obbliga il presidente del Consiglio a prendere decisioni veloci e significative per traghettare il paese fuori dall’emergenza, come una maturità anomala, deve essere forte nel momento più complesso dal dopoguerra, ma siamo sicuri che questa prova lo renderà ancora più forte.

La sua carriera politica, perché di questo si tratta, Conte è un politico, non un tecnico e questo credo che lo voglia ribadire con forza in ogni atto del governo, è appena iniziata ma si può prevedere un futuro da protagonista anche perché temprato dalla crisi spaventosa in cui si è trovato a guidare il paese.

Il passaggio ad uno stato di normalità lo vedrà ancora più incisivo. In quel caso avrà tutto il tempo per crearsi un Partito o aggregarne alcuni esistenti in un nuovo soggetto, e siamo sicuri che il sostegno popolare non gli mancherà, basterà aspettare.

 

 

 

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    stati generaligiuseppe conte





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