Femmmicidi-infanticidi, riflesso di una Italia che non sopporta le difficoltà
Il clima rissoso e volgare, di continua conflittualità non risparmia nessuno e nessuno riesce a stare lontano da questa ossessione caratteriale
Femmmicidi-infanticidi: non sono solo passaggi truculenti ma semplicemente lo stato dell’arte della società e dell’antropologia della nazione che non riesce a sopportare qualsiasi frattura, fragilità o difficoltà
Siamo sempre noi e Dino Risi campeggia come icona sul paese sfrangiato, incattivito e sfrenato, dopo il film del 1966, e il remake del 1975, la situazione è sempre cristallizzata su una società radicalizzata, cinica e crudele, oltre ogni immaginazione. In mezzo alla mattanza femminile che ormai non fa più notizia, come se fosse parte del carattere o un mezzo per risolvere il problema delle separazioni, l’italiano uccide sempre con maggiore facilità e sempre, ovviamente per futili motivi, gelosia, mancata elaborazione dell’abbandono, invidie per gli ex che si accoltellano perché non reggono l’antipatia. E non è solo un paesaggio truce, violento ma semplicemente lo stato dell’arte della società e dell’antropologia della nazione che non riesce a sopportare qualsiasi frattura, fragilità o difficoltà.
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Si risolve tutto con i proiettili e con le lame, e pure le Mamme d’Italia non sono seconde a nessuno per numero di infanticidi. Quello che risulta incomprensibile è l’assuefazione al male, come eventualità facilmente praticabile, come prassi consolidata tra gli “italiani brava gente”, mentre scompare e scema la struttura sociale, etica del paese, e l’indifferenza strutturata ad ogni tornata elettorale ne è lo specchio deformato. Viviamo in una totale assenza di etica.
Come in un castello delle streghe di un luna park di periferia, la società distopica in cui viviamo si permette solo piccole digressioni sulle spiagge in attesa dell’apocalisse(da meteo, politica, economia, pandemia, guerre virtuali e/o partecipate),ma con la celebrazione dell’odio come ri-sentimento nazionale sempre più diffuso e ricercato.
Il clima rissoso e volgare, di continua conflittualità non risparmia nessuno e nessuno riesce a stare lontano da questa ossessione caratteriale, ma i nuovi mostri di oggi sono molto diversi da quelli dei due vecchi film, anche perché non troverebbero un Risi o un Comencini in grado di raccontarli comunque, quelli attuali non hanno niente di macchiettistico, sono lontanissimi dalla pur cinica commedia all’italiana.
Niente è esente da questo martirio quotidiano, tra le urla sguaiate dei talkisti, ai capricci dei calciatori, dalle vendette trasversali, alle riesumazioni insopportabili dei leader jiurassici, agli approfondimenti che non raccontano nulla, tra soubrette e subrettine che raccontano l’antropologia criminale del paese, prima di passare alla cassa.
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E’ il trionfo immarcescibile dell’inutilità, del tutti contro tutti che tanto ci ricorda Prova d’Orchestra di Felliniana memoria, perché vince chi urla, e chi urla di più ha ragione, tra i vari “dagli all’untore”, e il sempre verde “io non c’ero e se c’ero dormivo”, con l’Archeo-Vespa che dopo mille anni ci spiega che cosa è la politica e chi ha vinto e chi ha perso, e ovviamente così si riesce a guadagnare la prossima alba torrida e non solo per il clima neo-tropicale
Senza prospettive si vive meglio perché non c’è la necessità di immaginare una qualsiasi forma di futuro, “viviamo nell’oggi“ per sbarcare il lunario nelle prossime 24 ore, e ormai il paese si è attrezzato per raggiungere piuttosto facilmente “l’ultima spiaggia” dove fare un bagno ristoratore, non servirà a rinfrescarci ma almeno l’estate è salva o almeno così sembrerebbe.
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