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Il buono, il brutto e il cattivo
Pd, un partito troppo democratico che morirà prima di rinascere
Enrico Letta

Pd vecchio pachiderma senza identità, verso il congresso

Il congresso del piddi durerà 24 mesi, suddivisi in congressi regionali di due mesi per le principali dodici regioni, saranno organizzate dodici primarie con un massimo di cento candidati per regione. I candidati alla segreteria non potranno essere più di centocinquanta e dovranno dimostrare di avere un reddito medio superiore a 150.000€. Ci saranno fino a tre donne candidate alla segreteria, pari al 1/50 del totale per le quote sbiadite. Le alleanze spazieranno dall’estrema sinistra trotzkista dei cinque stelle, all’archeo borghesia della Moratti, dai pentiti del MSI ai craxiani della prima ora.

Letta resterà per altri cinque anni come testimonial dell’anti-fascismo anti-meloniano, rinchiuso nel Confessionale del Grande Fratello Vip. Elly Schlein dovrà dimostrare di avere almeno un’idea non retorica e realizzabile, e di aver preso almeno una volta i mezzi pubblici a Washington, Bologna, Londra o Casalecchio di Reno. Nardella, Gori e De Bono dovranno esprimere un punto del programma comune e condiviso, a parte il segno zodiacale, la squadra del cuore e il piatto preferito. Il nuovo segretario del partito troppo democratico (PTD) dovrà scegliere le alleanze prima della distribuzione dei seggi sicuri e prima delle prossime elezioni, evitando di trovarsi già inglobato da altre forze prima amiche e poi ostili, Bonino inclusa.

Il nuovo corso del Segretario PTD dovrà farà dichiarazione giurata di appartenenza alla grande famiglia riformista europea, senza farsi sorprendere a ridere sotto i baffi, e dichiarare la povertà come ambizione e vocazione auspicabile anche per la Cirinnà. Basta tenute, attici, Borgogna, auto sportive ma vintage, cashmere limitati, poderi e vigneti perché in fondo “siamo semplicemente degli agricoltori”, vacanze nei posti più cool della terra e letture, letture, letture, perché siamo (e sono) sempre la Cultura con la C maiuscola contro l’insipienza dell’orda barbarica della Garbatella e del Giambellino che continua a votare per i nazisti di FdI.

Nelle Botteghe sempre più Oscure, non si vedranno busti imbarazzanti o foto del Grande Timoniere o di Baffone, rimarranno Zoro, Giannini, Mantovani e Damilano e che oltre a spiegare che l’elettorato non ha “sempre” ragione, anzi perchè dar voce agli operai, agli invisibili, agli extra-comunitari, al ceto medio che impegna le collanine d’oro, il partito troppo democratico sarà fatto da “gente che sta bene”, è più chic e meno faticoso.

Nel gioco a premi su chi sarà il prossimo burocrate a far perdere punti e credibilità al vecchio pachiderma senza identità, si sgomita allegramente tra ex capi e capetti, tra capataz e gregari, per limarne il patrimonio storico ed elettorale, ma nessuno ha ancora detto con chiarezza perché dopo il proletariato ci si è occupati con grande passione a salvaguardare prebende, posti in RAI, consulenze ed emolumenti, capitani d’industria, Avvocati Agnelli, insomma dalla politica dei servi a quella dei servizi, percorso irreversibile e senza ritorno. Da Trotsky a Floris.

Sarà Calenda ad acquistare il “Parco Giochi Comunista”? oppure Conte, oppure la Moratti? Questo è difficile da capire, ma tutto indica questa strada per l’eutanasia ormai probabile del grande malato che invece di essere curato trova medici sempre meno capaci, a partire dalla simpaticissima comica Serracchiani, incapaci di stabilire una strategia qualsiasi. La scintilla lasciamola a Bettini che ormai pensa che il PTD siano tutte le sfaccettature della sua schizofrenica e volumetrica personalità, ma non basta assomigliare ad Orson Welles per esserlo.

I vecchi compagni sono già trasmigrati verso lidi più soleggiati, e si limitano a replicare le terrazze della “grande bellezza” pensando che ci sia ancora uno straccio di luce per loro, a partire dal bollito misto D’Alema/Cacciari/Molinari, Augias, personaggi in cera d’autore che neppure il grande Pirandello riuscirebbe a giustificare nella loro teatrale esistenza. Forse in Beckett nel “finale di partita” si può avvertire quel senso di inutilità che pervade il glorioso Partitone di Mr.33% Enrico Berlinguer, pace all’anima sua, ci vorrà solo un poco di tempo e altre trenta improvvide uscite della Moretti, di Marcucci, De Micheli e compagnia di giro per suonare il “de profundis”, anche se il suono pauroso, in sottofondo, si comincia minacciosamente ad avvertire. Mettete in mare le scialuppe.

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