Culture

Un set dentro un set, dentro la realtà: Fitch e Trecartin

 

Milano, 8 apr. (askanews) - Un progetto complesso, costruito intorno a un'idea di film a più livelli e dimensioni, che diventa installazione ambientale, percorso sensoriale e, alla fine, anche un'esperienza straniante per lo spettatore. Fondazione Prada a Milano presenta la propria nuova mostra, "Whether Line", dedicata al lavoro degli artisti americani Lizzie Fitch e Ryan Trecartin. Mario Mainetti è il curatore dell'esposizione."Ryan Trecartin e Lizzie Fitch - ha spiegato ad askanews - sono famosi per i loro video di lunga durata, quasi tutti girati in interni e presentati sempre di più all'interno di installazioni nelle quali i rimandi al film sono evidenti. In questa mostra, con un film che ancora non esiste, perché sarà prodotto a partire dall'apertura della mostra, presentiamo il tentativo di includere gli spettatori di un film all'interno della narrativa del film stesso".Questo avviene attraverso una grande installazione che è composta di tre ambienti che i due artisti definiscono "sculptural theater", nei quali alla dimensione fisica si aggiungono elementi sonori o parti di video. Si parte dal Podium della Fondazione, dove si viene proiettati in una sorta di griglia che ricorda la realtà digitale, con un percorso obbligato che poi diventa un corridoio gabbia, inquietante e ineludibile, nel quale i visitatori diventano anche parte dello spettacolo, in quanto esposti alla vista di chi non si trova in quel momento dentro la mostra. Fino a giungere alla ricostruzione di uno dei set costruiti in Ohio da Fitch e Trecartin, dove il loro film "Plot Front" viene proiettato."Noi siamo in una sorta di set - ha aggiunto Mainetti - che è nato dopo che il film è stato girato".A questo punto accade qualcosa a livello di semantica della mostra: qualcosa di ambiguo e intrigante si mette in moto nella dinamica mentale dello spettatore, una confusione di piani che a suo modo fa da propellente alla percezione della mostra, ovviamente a patto di conoscere questi aspetti dell'esposizione. In queste condizioni tutto sembra animarsi grazie a una sorta di rifrazione della "realtà" del film, nella realtà della mostra a Milano."Questo set - ha concluso il curatore - viene trasportato idealmente a Milano, in una forma di eco nella quale gli elementi sono organizzati e ricostruiti, per esempio questa architettura è costruita al contrario, il pavimento è di tegole, l'esterno di doghe di legno azzurre, che invece nella casa del film sono all'interno delle stanze".Nulla, insomma, è mai quello che sembra e, una volta di più, ci viene da pensare che l'arte stia proprio in questa incertezza, in questa frattura che non si ricompone, in questa soglia che, segretamente, varchiamo di continuo, non solo quando entriamo in Fondazione Prada.