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Costume
Fenomenologia di Gabriel Garko, moderno Dorian Gray

Gabriel Garko si appresta a scendere la scalinata dell’Ariston come una valletta qualsiasi. La sua figura statuaria appare tra lo scintillio di luci proprio come le forme prorompenti di Madalina Ghenea. “Vieni a prendermi?”, chiede a Carlo Conti, come Nicole Kidman la sera prima. Ma, invece dei gradini, trova ad attenderlo una scala a pioli. Così si gira e mette in mostra quel lato B così scolpito, su cui Virginia Raffaele-Carla Fracci ha già allungato un eloquente sguardo, e una mano, a nome di tutte le italiane. Gridolini di giubilo si alzano dai palchi del teatro di Sanremo. Le signore inforcano il binocolo per osservarlo meglio e farsi un’opinione personale: ma questi zigomi se li è rifatti oppure no?

Sempre come una valletta qualsiasi, Dario Oliviero, questo il vero nome dell’attore torinese, inciampa nella lettura del gobbo, nonostante esibisca ogni sera un paio di occhiali fashion. E quando dichiara “Ho sceso la scala” scatena l’indignazione collettiva: “Non sa l’italiano. Bello ma ignorante”, twitta la Rete, estendendo al maschio lo stereotipo femminile più comune della televisione italiana. Eppure il boss Tonio Fortebracci della fiction “L’onore e il rispetto” fa un uso più che legittimo del verbo “scendere” e riesce persino a scomodare Montale per dimostrarlo: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”. 

Insomma, che piaccia o no, il vero protagonista del Festival di Sanremo è lui. Bersaglio di un linciaggio collettivo da un lato, desiderio supremo della sessualità femminile dall’altro. Una vera e propria sindrome virale definita “garkite” da Gianluca Nicoletti a Melog, su Radio24: “Un sistema di patologie che determinano confusione nell’animo femminile”. E anche in quello maschile… ai gay non piace perché, dicono, non si è mai dichiarato. Agli etero non piace perché scatena un’inaspettata gelosia di fronte alle proprie mogli, compagne e fidanzate, ipnotizzate dalla tv. E così, tutti fanno notare: “Ma dai, come fa a piacerti uno così? E’ rifatto”, proprio come fosse un’Alba o una Valeria nazionale.

Punto uno. L’Ernesto, giovane omosessuale malato di Aids, de ‘Le fate ignoranti’, “è sempre stato un’icona di bellezza senza tempo, quasi irreale. La sensualità fatta persona. Il presunto ritocchino e l’aspetto complessivo del suo viso, nonché lo spirito fanciullesco a dispetto degli oltre quarant’anni, lo rendono una sorta di Dorian Gray degli Anni Duemila”, osserva con Affaritaliani.it lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano. “La paura dell’invecchiamento è un tabù che viene sdoganato anche per l’uomo”.

Punto secondo. Un altro steccato sociale viene spazzato via dalla presenza di Garko al Festival di Sanremo. Per la prima volta un valletto sale sul palco della manifestazione canora più importante d’Italia e le donne si sentono libere di desiderarlo, o criticarlo, come uomo-oggetto. “Se prendiamo atto che in questo momento i modelli di riferimento fanno perno solo sulla cultura dell'avvenenza, allora mi sembra equo riservare posto in palcoscencio non solo alle vallette", commenta con Affaritaliani.it Maria Martello, psicologa, mediatrice e formatrice, giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. Ben venga, insomma, la parità dei sessi, pure in questo campo. “La donna è diventata predatrice a tutti gli effetti”, prosegue Michele Cucchi. “Siamo arrivati all’apice della voglia di indipendenza e della rivendicazione di un ruolo primario. Ma attenzione a non generare una schizofrenia collettiva: il fine dell'emancipazione a tutti i costi non deve diventare uno status”. Il rapporto spettatrici-Garko è  un monito per i rapporti di coppia, ma anche per le dinamiche sociali in generale. “Non ci deve essere una prevaricazione tra i sessi. Ricordiamoci sempre che alla base ci devono essere lo spirito di collaborazione, la disponibilità all’ascolto, l’apprezzamento dei talenti reciproci”. 

Certo, la presenza di Garko è stata una scelta commerciale decisamente azzeccata. Ma anche, forse, un’occasione persa. Perché l’eterno dibattito che si scatena ogni anno sulle vallette si è riproposto in maniera speculare al maschile. “C’è una banalizzazione dell’essere umano ridotto a mero corpo – conclude Maria Martello -. La bellezza, invece, è anche qualcosa di interiore: se si permette alla personalità di uscire fuori, questa influisce anche sulla percezione dell’aspetto fisico.  Anna Magnani non aveva dei tratti perfetti, ma il suo carisma l’ha resa una delle più belle attrici italiane. Certo, per dimostrare i propri talenti bisogna prepararsi e imparare a farli emergere, se ci sono. L’emozione sul palco di Sanremo può frenare, è vero, ma anche la capacità di gestire le proprie emozioni fa parte della professionalità”. 

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