Aldrovandi, il Cosip: "La famiglia vuole vendetta"
Sequestro conservativo di un quinto dello stipendio e di beni mobili e immobili a carico dei quattro agenti di polizia condannati per la morte di Federico Aldrovandi, a copertura di un danno erariale subito dal ministero dell'Interno pari, complessivamente, a 1 milione e 870mila euro: e' quanto ha disposto la Corte dei conti dell'Emilia Romagna accogliendo la richiesta della Procura regionale contabile.
Dopo le verifiche istruttorie la Procura della Corte dei conti dell'Emilia Romagna aveva parlato della sussistenza di una grave fattispecie di danno erariale subita dal ministero dell'Interno, che nel 2010 aveva stipulato un atto negoziale di transazione in favore dei familiari del 18enne, morto nel settembre 2005 in un parco pubblico a Ferrara nel corso di un controllo di polizia. Ciascuno dei quattro agenti condannati in via definitiva per 'l'eccesso colposo nell'omicidio colposo' di Federico Aldrovandi, secondo quanto stabilito dai magistrati contabili, dovra' risarcire una danno di 467mila euro. Nei prossimi giorni e' prevista l'udienza per discutere la convalida dell'atto di sequestro conservativo.
"A questo punto la famiglia Aldrovandi cerca solo vendetta": sono le durissime parole di Franco Maccari, segretario generale del Coisp, Sindacato indipendente di polizia, replicando alle dichiarazioni rilasciate dai genitori di Federico Aldrovandi dopo la notizia del sequestro conservativo di un quinto dello stipendio e dei beni mobili e immobili, disposto contro i quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del ragazzo. "Non si possono lapidare quattro persone".
"Ha già ricevuto 2 milioni di euro, che non bastano certamente a ripagare la perdita di un figlio - dice Maccari -, ma bastano a imporre di smetterla di pretendere la lapidazione di quattro persone condannate per mera colpa, usando argomenti che nulla hanno a che fare con la giustizia. Non è giustizia chiedere a chi porta la divisa di svolgere - per quattro soldi - un lavoro in cui la disgrazia è in agguato assumendosi da soli le conseguenze nefaste che ne possono derivare, al di là delle loro intenzioni. Nessuno di noi riceve in dotazione una bacchetta magica, siamo umani come tutti gli altri cittadini che svolgono qualsivoglia lavoro, ma nessuno in Italia è chiamato a pagare quanto noi per ciò che fa, o per ciò che può sbagliare per pura colpa. Siamo e restiamo quelli che in qualsiasi contesto rischiano di più su ogni fronte - personale, familiare, economico, disciplinare, lavorativo - avendo le minori, quando non inesistenti, tutele. Accanirsi ancora contro quattro persone la cui vita, pure, e' stata sconvolta e distrutta, è disumano".