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Cronache
Andmi: Piano nazionale, "hub" ed e-commerce per sviluppare i mercati generali

Parte dall’Associazione nazionale dei mercati la richiesta di dare vita a un tavolo congiunto di tutte le organizzazioni del comparto per elaborare tutti insieme un Piano italiano dei mercati ed una strategia di sviluppo delle imprese imperniata su investimenti in capitale umano, formazione e innovazione. Una strategia rivolta a sviluppare inoltre l’e-commerce, trasformare i mercati agroalimentari e all'ingrosso in “hub” in grado di collegare direttamente il produttore e il consumatore attraverso processi di ristrutturazione e riconversione. E a tutelare infine le tipicità italiane con il rilancio dei marchi. Oggi, rileva l’Andmi, manca una visione e una strategia nazionale sul ruolo e le funzioni di queste realtà economiche e sociali del Paese. A livello europeo, invece, soprattutto in Francia, Spagna e Germania, vanno consolidandosi ed affermandosi sempre di più i sistemi dei mercati pubblici conquistando anche credibilità nei paesi africani ed asiatici. In Italia invece tutto è fermo con il rischio di disperdere un grande patrimonio, in assenza una chiara strategia nazionale. L’esempio del decreto Madia, secondo l’organismo nazionale, sta ad indicare lo stato di indeterminatezza dovuto al fatto che non si vuole affermare il ruolo strategico dei mercati pubblici, come in altri paesi europei, sia pur con il necessario rinnovamento, riduzione ed innovazione dei mercati stessi, che darebbe certezza al futuro degli operatori e garanzie di prezzi adeguati e qualità sui prodotti offerti in vendita ai consumatori.

Passa da qui dunque il futuro di un comparto che muove in Italia oltre 40 mila posti di lavoro. A Bolzano l’associazione ha fatto il punto sulle prospettive di sviluppo del settore e sulle strategie per ridare centralità ai mercati generali che negli ultimi anni stanno vivendo una profonda crisi dovuta al forte dinamismo della distribuzione moderna, alle criticità strutturali e a gabbie normative che impediscono al mondo del commercio di avere slancio e di essere competitivo con la globalizzazione che avanza. A testimoniare le difficoltà del comparto sono i dati: se nel 2007 i mercati all’ingrosso veicolavano il 50% dei volumi di ortofrutta nazionali, oggi la loro quota è scesa al 37%. Un trend negativo che accomuna un po’ tutte le strutture italiane. Fanno eccezione poche realtà, tra le quali Roma, Bergamo e Cesena. Oggi la quota di ortofrutta fresca che queste strutture riescono a veicolare, al netto di quella che viene scambiata tra le stesse, è solo del 13/14%.

Quello che serve, ha osservato l’Andmi, è una profonda revisione normativa del settore e  la proposta di un nuovo Piano nazionale dei mercati. “La valorizzazione dei prodotti tipici nazionali -commenta il presidente dell’organismo, Pietro Cernigliaro- dovrà costituire un punto fondamentale nel rilancio dei mercati anche attraverso brand specifici, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, così ricco di produzioni di eccellenza. Da Bolzano lanciamo un appello a tutte le componenti del settore per il superamento delle attuali divisioni e conflittualità, per il pieno rispetto delle reciproche autonomie. La nostra proposta è la realizzazione di una Confederazione dei mercati che unisca gestori, management, operatori, produttori e consumatori”. 

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