Un minuto di silenzio per Ciro. Ma il governo cacci questore e prefetto di Roma
di Pietro Mancini
Un minuto di silenzio, durante Italia-Uruguay, in Brasile, e il lutto al braccio degli azzurri, per ricordare Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli, morto, in seguito alle gravi ferite, riportate negli scontri con alcuni ultras della Roma, nei pressi dello Stadio Olimpico, prima della finale di Coppa Italia, poi vinta, nettamente, dal club campano sulla Fiorentina.
Ma il mondo del calcio, e anche il premier, Matteino Renzi, che quella tragica sera era presente in tribuna, dovrebbero impegnarsi ad accertare le responsabilità di chi non riuscì a garantire la sicurezza per gli spettatori dell'evento sportivo.
E' normale che il ministro dell'Interno, don Angelino Alfano, non abbia, sinora, cacciato il prefetto e il questore di Roma, che gestirono, nel modo peggiore, il pre-partita e il post-partita ? L'anno scorso, invece, tutto filò liscio, in occasione della finale Roma-Lazio, le cui tifoserie sono divise da una rivalità ben più accesa di quella esistente tra i fans del Napoli e della squadra di Firenze.
E non sia rituale l'impegno della Federcalcio, della Lega e delle società a rompere, finalmente, ogni rapporto con i settori più violenti delle tifoserie.
Quella tragica serata di maggio la ricorderemo, certo, per lo scontro a fuoco, che è costato la vita a Ciro Esposito. Ma, soprattutto, per l'impotenza delle autorità, allibite e silenti, mentre il capitano del Napoli, Marek Hamsik, si recava in Curva Sud, per postulare al Capo tifoso, don "Genny 'a carogna", l'assicurazione che i fans non avrebbero ostacolato il regolare svolgimento della finale.
Quella inquietante preghiera di Hamsik e del questore di Roma al Capo degli ultras azzurri, trasmessa in eurovisione, ha diffuso un'immagine negativa del Paese. E non solo del nostro sport più popolare, dove ballano i miliardi, ma contano ancora personaggi inquietanti come "Genny 'a carogna" e il capotifoso della Roma, inquisito per l'uccisione di Ciro e in passato responsabile di violenze, dentro e fuori gli stadi.