"Marino, sulle nozze gay indebita competenza. Cancelli le trascrizioni"
PREVALGA LA RESPONSABILITA'
di Giuseppe Fioroni (Pd)
Marino torni indietro, ne va della sua stessa immagine di amministratore pubblico. Tutti dobbiamo stare attenti a minare le basi del nostro ordinamento giuridico dando vita a iniziative che aggirino o sostituiscano la funzione legislativa, con l'unico risultato di vedere ancor più lesa la dignità del Parlamento, nonché l'autorità stessa dello Stato.
Il sindaco di Roma ha le sue idee in materia di diritti civili, ma nell'esercizio delle sue funzioni di sindaco non può derogare alle norme che regolano la vita amministrativa locale, né tanto meno può agire, nella sua qualità di ufficiale di governo, in contrasto con gli obblighi e i doveri che ne delimitano l'azione.
Far finta di non capirlo è un danno per la credibilità delle istituzioni: in altri termini, significa accreditare nella mente del cittadino comune la convinzione che in questo Paese ognuno, specie se dotato di qualche investitura politica, può fare o disfare a piacimento.
La trascrizione, effettuata in Campidoglio, delle nozze gay celebrate all'estero va nella direzione sbagliata proprio perché dipinge - al di lá delle intenzioni personali - una inammissibile forzatura dell'autorità locale in ordine al rispetto delle leggi esistenti. Quali sono le conseguenze? Si tratta di un gesto puramente simbolico, destituito di ogni fondamento giuridico e amministrativo. Qualcuno, in effetti, ha parlato di spettacolo a fini di mera propaganda. Bisogna aggiungere, per altro, che la gravità di questo atto consiste nel promuovere una condotta che domani, ad esempio, potrebbe spingere un altro sindaco a introdurre per via di analoga procedura di trascrizione atti matrimoniali multipli, così da inserire l'istituto della poligamia nel nostro ordinamento.
Chi lo potrebbe impedire, se oggi Marino esibisce la libertà di farsi a modo suo legislatore? Di esempi, comunque, se ne potrebbero indicare altri: una volta stabilito un simile precedente diventa difficile, se non impossibile, mettere argine alla fantasia e alla creatività di tanti aspiranti Robespierre dei diritti civili. Va detto infine che se davvero bastasse una motivazione giusta, ammesso naturalmente che lo fosse, a legittimare una possibile rottura nell'osservanza delle norme, verrebbe facile prevedere la rivendicazione di liceità nel passaggi - tanto per dire - dalla denuncia politica contro un fisco iniquo alla decisione pratica di non pagare le tasse.
Insomma, fintantoché Marino parla a sostegno dei matrimoni gay nessuno può mettere in discussione il diritto ad esercitare a pieno la sua libertà di pensiero e di parola; altro è invece assumere da parte sua un'indebita competenza giocando sul vero o presunto vuoto legislativo, così da intrecciare una provocazione politica legittima, ma pur sempre discutibile, con un formale atto afferente alla responsabilità di ufficiale di stato civile.
Ci vuole buon senso. Di fronte all'invito del Prefetto perché si provveda a cancellare le suddette trascrizioni, il sindaco non dovrebbe opporre resistenza. Si adegui, con intelligenza, non aspettando che scatti l'intervento esterno. Se invece così fosse, dunque con lo spettacolo trasformato in psicodramma, dovremmo prendere atto con dolore che l'irresponsabilità purtroppo fa oggi da padrona nelle stanze del Campidoglio.