Pacchi bomba/ Concluso il processo, ecco le condanne


Con tre condanne e sei assoluzioni si è chiuso davanti alla prima corte d'assise di Roma il processo contro nove presunti anarco-insurrezionalisti accusati dalla procura degli attentati avvenuti tra il 2003 e il 2004 nella capitale e a Viterbo. La pena più alta è stata inflitta a Marco Ferruzzi, condannato a nove anni di reclusione per attentato con finalità di terrorismo in relazione al plico esplosivo che il 4 novembre del 2003 ferì gravemente ad una mano ed al volto il maresciallo Stefano Sindona, in servizio presso la caserma dei carabinieri di viale Libia. Tra gli altri condannati figurano anche Simone del Moro( sei anni) per l'ordigno esplosivo al tribunale di Viterbo (19 gennaio 2004) e Massimo Leonardi (tre anni) per l'assalto ad un ristorante McDonald's a piazza Sonnino a Roma durante una manifestazione dell'area antagonista del 13 febbraio 1999.

Marco Ferruzzi, Simone Del Moro e Massimo Leonardi sono stati condannati al pagamento delle spese di giudizio e al risarcimento dei danni, da liquidare in separata sede, nei confronti della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri della Giustizia, dell'Interno e della Difesa che si sono costituiti parte civile in questo procedimento. La Corte d'assise (presidente Francesco Amato, giudice 'a latere' Giancarlo De Cataldo) dopo oltre sei ore di camera di consiglio ha assolto, perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, Stefano Del Moro, Claudia Cospito, David Santini, Sergio Maria Stefani, Danilo Cremonese e Valentina Speziale. Le accuse, contestate a vario titolo dalla procura di Roma, andavano dall'associazione eversiva all'attentato con finalità di terrorismo, al porto e alla detenzione di materiale esplodente. 

Tra gli attentati presi in esame dai pm salvatore Vitello, Giuseppe De Falco e Giancarlo Capaldo, oltre a quello ai danni del maresciallo Sindona e del tribunale di Viterbo, figurano quello, fallito per un difetto nell'innesco, al Centro servizi sociali adulti del Ministero della Giustizia (24 ottobre 2003) e quello, disinnescato dagli artificieri, che aveva come obiettivo la questura di Viterbo (4 novembre 2003). In relazione al plico esplosivo inviato al maresciallo Sindona, Marco Ferruzzi è stato condannato a risarcire i danni in
separata sede, a partire un provvisionale esecutiva di 50 mila euro.

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Tutti gli imputati, ad eccezione di Ferruzzi e Simone Del Moro per i quali è stata mantenuta la misura degli arresti domiciliari, sono tornati in libertà. La procura si è riservata di fare ricorso in appello una volta lette le motivazioni della sentenza. Rispetto alla sentenza della prima corte d'assise, erano state ben più severe le richieste di condanna sollecitate dai magistrati della procura. La pena più elevata (16 anni e 6 mesi di carcere) era stata chiesta per Marco Ferruzzi, che per l'episodio Sindona, inizialmente, era stato accusato di strage, modificato, poi, in sede di requisitoria, in attentato per finalità terroristiche o di eversione (art.280 codice penale). In relazione all'accusa di associazione eversiva e di porto e detenzione di materiale esplodente, poi, era stata chiesta la condanna di Massimo Leonardi a 12 anni e di Simone Del Moro e David Santini (entrambi a 10 anni).

A parere della procura, infine, la corte avrebbe dovuto infliggere, per concorso in attentato con finalità di terrorismo, 7 anni di reclusione a Danilo Cremonese e Valentina Speziale e 5 anni a Sergio Maria Stefani, Claudia Cospito e Stefano Del Moro, gli ultimi tre da considerare semplici partecipanti dell'associazione eversiva e non promotori. Secondo la procura di Roma, il movimento degli anarco-insurrezionalisti "riconosce, sostiene e rivendica la violenza", con l'obiettivo di colpire le istituzioni. "Le azioni sono estemporanee, compiute da singoli in assoluta autonomia e indipendenza e poi rivendicate dal gruppo intero che attribuisce all'autore una massiccia solidarietà".  

Un'impostazione, evidentemente, non condivisa dalla Corte d'assise, convinta che la procura non abbia prodotto elementi sufficienti per sostenere che gli attentati siano riconducibili a "una associazione diretta a sovvertire  violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, strutturata in modo composito e compartimentato e incentrata sulla costituzione di gruppi di affinità".

"Penso che la sentenza sia stata giusta, almeno nel senso che i giudici hanno condannato il responsabile dell'attentato fatto nei miei confronti". Nell'aula bunker del Foro Italico, a Roma, non c'era alcuno dei nove anarco-insurrezionalisti imputati per gli ordigni esplosivi inviati nella capitale e a Viterbo tra il 2003 e il 2004. C'era, invece, il maresciallo dei carabinieri Stefano Sindona rimasto gravemente ferito al volto e a una mano per il plico spedito nella caserma di viale Libia. "La mia vita da quel giorno (4 novembre 2003, ndr) non è più la stessa - commenta con un filo di voce Sindona lasciando l'aula -. Quell'episodio mi ha segnato per sempre. L'importante è che il responsabile (Marco Ferruzzi, condannato a 9 anni di carcere, ndr) sia stato punito".


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