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Culture
“Brasile. Il coltello nella carne”, la mostra al Pac

di Simonetta M. Rodinò

Un conflitto  sociale e soprattutto simbolico è il filo rosso che unisce le oltre 50 opere della rassegna “Brasile. Il coltello nella carne” (Navalha na Carne) ospitate al PAC di Milano.

La mostra, che prende il titolo da una pièce teatrale dello scrittore Plínio Marcos, presenta installazioni, fotografie, video e performance, realizzati in Brasile negli ultimi quarant’anni da una trentina di artisti brasiliani.

Gli avvenimenti degli ultimi anni, sfociati nella recente detenzione dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, sono legati a uno scenario di contrasti e opposizioni socio-politiche nel paese rimasto inalterato sin dalla colonizzazione, segnato dallo sfruttamento della maggioranza della popolazione da parte di una piccola élite economica e culturale.

Per l’arte brasiliana la narrazione storica oggettiva coniugata con le tecniche artistiche acquista un valore fondamentale.

L’arte non è forse produzione di una certa realtà e quindi anche specchio del sociale?

L’interesse degli artisti brasiliani per il reale risponde dunque a una volontà di analizzare le relazioni che si stabiliscono tra potere, rappresentazione, conoscenza e visibilità.

“Si tratta di un’arte che si colloca in una dimensione oltre, negli spazi di un intramezzo e che non presuppongono un orizzonte radicalmente nuovo, né l’abbandono completo del passato: nell’oltre regna un sentimento di disorientamento, una perturbazione della direzione”, afferma il co-curatore Diego Sileo

“Esigere dal pubblico lo sforzo di identificare, in ogni opera, qualcosa di diverso da quanto riconosciuto a un primo sguardo è stata una precisa e cosciente strategia della curatela, che risponde in primo luogo alla convinzione che il visitatore sia in grado di cogliere le relazioni più sofisticate e non solo quelle immediate e superficiali”, spiega Jacopo Crivelli Visconti.

Eseguiti spesso con materiali poveri, le installazioni, ma anche le fotografie non sempre convincono. Decisamente più incisivi e profondi i video.

Luiz Roque, portavoce nei suoi lavori di questioni d’identità di genere, nel cortometraggio “Ano Branco” affronta una battaglia politica in difesa dell’individuo come responsabile del proprio corpo e sesso. Il cui cambio è considerato ancora in molti paesi come un disturbo d’identità e per questo vissuto come un problema psichiatrico.

Investigazioni sociali sono il tema di Tamar Guimarães. Nel film “Canoas” l’artista si rivolge agli edifici iconici dell’architettura e alle loro contraddizioni. Nella Casa das Canoas, progettata nel 1951, si svolge una festa. Che diventa il simbolo della divisione sociale: i padroni di casa e i dipendenti, il lusso e la realtà, in un paese ancora lontano dall’essere una democrazia.

E ancora…

Tra le installazioni, “La Negra” di Carmela Gross, un manichino coperto da tulle nero e montato su ruote, è una sorta di “oggetto-immagine” che si confonde con il movimento della strada, suoni, rumori, luci, ed edifici e anche “oggetto-desiderio”, in contrasto con la città mutevole dei passanti.

 

“Brasile. Il coltello nella carne”

 PAC Padiglione d’Arte Contemporanea - Via Palestro 14 - Milano

 4 luglio – 9 settembre 2018

Orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica  9:30 – 19:30 / martedì e giovedì 9:30 – 22:30

Ingressi: intero € 8 - ridotto € 6,50

Infoline: 0288446359

www.pacmilano.it

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