La crisi si estende all'Europa dell'Est. Mentre il Giappone (senza Merkel) vola

Morire di austerity. No, non stiamo parlando di Italia, Francia o Spagna, ma dei Paesi dell'Europa dell'Est, alcuni dei quali fino a ieri campioni di crescita. Brutte notizie arrivano infatti anche da Estonia e Polonia, mentre la Repubblica Ceca è da tempo in una recessione profonda. Ma vediamo i dati.
La Polonia, con i suoi 38 milioni di abitanti, è di gran lunga la più grande economia tra i paesi ex comunisti entrati nell'Ue, e l'unico tra i 27 ad aver registrato una crescita continua per tutta la crisi del 2008. Ora però la corsa si sta spegnendo. Il prodotto interno lordo è aumentato solo dello 0,1% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. "L'economia polacca è ancora in una fase di rallentamento", ha detto Monika Kurtek, capo economista della Banca Pocztowy. Per tutto il 2012, la Polonia ha visto il suo Pil crescere del 1,9%, contro il 4,5% del 2011. "Ci aspettiamo qualche miglioramento nella seconda parte dell'anno, a condizione di avere una ripresa dell'attività economica nei mercati che assorbono le nostre esportazioni", ha aggiunto Ludwik Kotecki, capo economista del Ministero delle Finanze. Il Paese è infatti fortemente dipendente dall'export verso i Paesi della zona euro (la Germania in particolare).
Non va meglio all'Estonia, ultimo paese entrato nella zona euro, che sbandierava a Bruxelles una crescita record dell'8,1% nel 2011. Ora il Pil è sceso dell'1% nel primo trimestre e il tasso di disoccupazione è in aumento di nuovo al 10,2%, dopo il 9,3% nell'ultimo trimestre del 2012. Su base annua, la crescita è solo dell'1% nel primo trimestre dal 3,2% del 2012.

Nella vicina Lettonia, (che spera di entrare nella zona euro nel gennaio 2014), la crescita ha rallentato all'1,2% nel primo trimestre, dopo aver raggiunto l'anno scorso un incremento del 5,6%, miglior risultato all'interno dell'Ue.
La Slovacchia, la cui economia si basa molto sulla produzione di veicoli ed elettronica, ha registrato nel primo trimestre una crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Durante tutto il 2012, il Pil era cresciuto del 2%, dopo l'aumento del 3,2% del 2011.
Chi è messo peggio è la Repubblica Ceca, che dipende in larga misura dalla produzione di automobili e dalle esportazioni. L'economia ceca sta sprofondando nella recessione più lunga della sua storia moderna. Nel primo trimestre, il Pil è diminuito dello 0,8%, sesto trimestre consecutivo di calo. "Il dato del primo trimestre è stato chiaramente una delusione", ha detto Tomas Vlk, analista della banca Patria Finance. La maggior parte degli analisti si aspettavano un calo dello 0,1%. Membro dell'Ue dal 2004 (ma non nella zona euro), la Repubblica Ceca è entrata in recessione alla fine del 2011. Per tutto il 2012, il Pil è diminuito dell'1,2%, dopo essere salito dell'1,9% nel 2011.
E mentre l'Europa arranca, notizie e dati completamente diversi arrivano dal Giappone. L'economia nipponica nel primo trimestre e' cresciuta dello 0,9% rispetto ai precedenti tre mesi, sulla scia della cosiddetta 'abenomics', la politica economica di maxi-stimoli decisi dal governo del premier Shinzo Abe. Gli analisti si aspettavano una crescita dello 0,7%. Su base annuale il Pil e' salito del 3,5%, il livello piu' alto da un anno a questa parte. Nel quarto trimestre del 2012 il Pil era salito dell'1% annuale.