Fiat/ Il Vescovo di Nola accetta l'incontro con il direttore di Pomigliano
Accetta l'invito del direttore dello stabilimento della Fiat di Pomigliano, Giuseppe Figliuolo, il vescovo di Nola Beniamino Depalma. E lo fa scegliendo lo stesso quotidiano locale sul quale il manager del Lingotto aveva fatto pubblicare "una lettera privata". "Non e' mia intenzione aprire polemiche a distanza sui singoli aspetti sollevati, credo anzi che solo le relazioni personali, faccia a faccia, possano chiarire le diverse posizioni e consentire di superare pregiudizi ed equivoci", dice il prelato, riferendosi alle critiche espresse da Figliuolo sul fatto che egli fosse presente ai presidi contro i sabati produttivi.
Sperando di avere, con la visita, "l'opportunita' di un confronto franco e diretto" con il responsabile delal Fabbrica, monisgnor Depalma sottolinea che "tuttavia la natura pubblica che la vicenda ha assunto, e soprattutto la gravita' dell'accusa a me rivolta, pretende una risposta altrettanto pubblica. No, dottor Figliuolo, io non sto dalla parte dei violenti, ne' volontariamente ne', come dice lei, 'involontariamente'". La Chiesa, infatti, "non conosce la parola 'contro', ne' tantomeno, nelle vicende sociali, assume posizioni pregiudiziali a favore dell'una o dell'altra parte".Lo sforzo da lui compiuto proprio sul caso Fiat e' stato quello di "provare sempre, in ogni circostanza, anche la piu' burrascosa, a mettere le persone intorno allo stesso tavolo. Siamo tutti sulla stessa barca, e' questa la mia ferma consapevolezza. Ma un vescovo, un pastore, non e' un dirigente di un'azienda: quando vede e sente uomini gridare, ha l'obbligo morale di andare a vedere e sentire con i suoi occhi e con le sue orecchie. Non puo' girare la faccia, non puo' fare calcoli prudenziali, non puo' pensare al proprio tornaconto".
"Credo che oggi, in questo tempo cosi' difficile, i complici dei violenti siano tutti coloro che stanno rinchiusi nei loro fortini sperando che la burrasca passi senza bagnarli - conclude il vescovo di Nola - chi non si mette in gioco in prima persona per evitare che il disagio assuma derive davvero pericolose e tragiche. Opera davvero violenza chi nega la speranza negando prospettive di futuro alle persone e alle famiglie. La Chiesa non e' 'contro', la Chiesa e' 'con' le persone e 'per' il lavoro. La Chiesa ha una sola preoccupazione: che le famiglie non perdano il salario. E proprio perche' conosco la complessita' dei problemi, ho spesso incoraggiato le organizzazioni dei lavoratori a dare credito e fiducia ai piani dell'azienda".