Rumors, Gavio vuole il bis concessionario-costruttore e guarda ad Astaldi

Di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
Archiviata l'Opa di Salini su Impregilo (destinato da domani a far spazio nell'indice Ftse Mib a Fondiaria-Sai, che a sua volta sarà sostituita nell'indice Ftse Italia mid cap da Replay), in molti si chiedono cosa faranno i Gavio, una volta azionisti di controllo del general contractor col 29,9% del capitale che hanno poi preferito passare la mano consegnando il 27,97% del capitale ed incassando 450 milioni (con una plusvalenza attorno ai 76 milioni), pur restando soci con l'1,99% circa. Secondo alcuni rumors, la famiglia tortonese avrebbe un progetto in mente: provare a replicare il modello di business incentrato sul binomio costruttore-concessionario già in auge con Impregilo.
Resta l'incognita su quale società potrebbe "sposarsi" col gruppo tortonese. Una voce raccolta presso gli ambienti finanziari milanesi da Affaritaliani indica Astaldi, gruppo romano nato negli anni Venti del secolo scorso e divenuto tra i principali contractor in Italia e nel mondo (era considerato il 93esimo maggior contractor a livello mondiale a fine 2011), tuttora saldamente nelle mani della famiglia omonima attraverso una quota del 52,528% detenuta da Fin.Ast Srl (per il 12,525% parcheggiata nella controllata Finetupar International).

Astaldi, che in questi anni ha realizzato commesse importanti come il nuovo polo fieristico di Milano, la linea ferroviaria ad alta velocità Roma-Napoli e che è impegnato nella costruzione della Linea 5 del Metrò di Milano, della Metro C di Roma e della Metropolitana di Brescia, già nel 2007 era sembrato sul punto di convolare a giuste nozze con Impregilo, in quel momento controllato da Gavio (30%), Rocca (30%, successivamente ripartita tra i soci restanti), Autostrade (20%) e Efibanca-Bpi (20%, quota poi rilevata dai Ligresti), cui faceva capo il 29,8% di Impregilo.
"I due gruppi possono essere abbastanza sinergici" aveva anzi dichiarato il presidente del gruppo romano, Vittorio Di Paola, aggiungendo di non aver dubbi "sul fatto che un piano industriale che metta insieme Astaldi e Impregilo possa essere positivo". L'affare era poi sfumato, in parte per l'incertezza circa il ruolo degli Astaldi, che non avrebbero gradito di essere messi in secondo piano nella gestione operativa della società eventualmente nascente dalla fusione, in parte per le difficoltà di evitare l'Opa obbligatoria, antico vizio del capitalismo famigliare italico, ricco di salotti buoni e incroci di partecipazioni ma sempre restio ad aprire il borsellino per il mercato.
Ora l'ipotesi potrebbe tornare d'attualità in una nuova veste, quella di un'integrazione tra Astaldi e una delle società del gruppo Gavio, che attraverso Argo Finanziaria controlla sia il 51% di Astm (avendo tra gli altri soci sia Lazard, con poco meno del 10%, sia Generali, appena sotto il 5%), sia il 73,345% di Sias (anche in questo caso con Lazard, al 5%, e Generali, al 3,63%, tra i soci). Finora in borsa i titoli non sembrano scontare alcuna ipotesi di aggregazione.