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Economia
Mercati, il 2020? Ancora favorevole alle Borse. Le azioni su cui scommettere

Il 2019 si è rivelato un anno migliore delle attese soprattutto per i mercati azionari, ma a giudicare dalle previsioni formulate dalle principali case d’investimento il 2020 potrebbe essere un’altra musica. La crescita economica proseguirà ma a ritmo modesto, scontando col consueto ritardo gli effetti delle tensioni commerciali (con Trump che dopo la Cina potrebbe mettere nel mirino l’Europa), ed anche se la recessione è un rischio in gran parte rientrato sarà difficile assistere ad una crescita significativa degli utili. La liquidità abbondante continuerà a sostenere i mercati e l’impressione è che l’anno che verrà potrà offrire buone occasioni soprattutto ai trader, senza dare troppi dolori neppure ai “cassettisti” visto che persino nel mondo bond la ricerca del rendimento coniugata all’azione delle banche centrali dovrebbe consentire ad alcuni segmenti del mercato di ben performare.

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Ne sono convinti gli uomini di Gam Investments, secondo cui la volatilità la farà da patrona anche l’anno venturo nonostante uno scenario di progressiva stabilizzazione sul fronte commerciale, scenario che resta però ancora fragile. Inoltre, dal punto di vista dei mercati occorrerà fare i conti “con valutazioni che scontano un rimbalzo dell’economia” e “una crescita degli utili del 10%-15% per l’anno venturo. L’asticella è quindi alta e, per evitare bruschi risvegli, è necessaria in questa fase una maggiore cautela sui mercati”. 

Anche per Lombard Odier il 2020 sarà un anno “complesso”: lo scenario base individua una traiettoria di crescita limitata, spiega il Chief investment officer Salman Ahmed, aggiungendo: “Non si intravede una ripresa degli investimenti aziendali”, mentre “una moderata recessione e un potenziale hard-landing nei prossimi 12 mesi potrebbero far emergere rischi anche se, a nostro giudizio, le probabilità che si manifestino sono recentemente diminuite”. I riflettori saranno puntati, semmai, sul rischio politico associato alle elezioni presidenziali americane, mentre entro fine gennaio sarà siglato un nuovo accordo sulla Brexit “ma crediamo che tra un anno possa palesarsi uno nuovo scontro”. 

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In tale scenario, “è verosimile che i tassi reali si mantengano bassi e che la Banca centrale europea introduca ulteriori misure di allentamento monetario”. Questo dovrebbe favorire “un probabile ritorno dei titoli ciclici europei, con la sostenibilità intesa come opportunità di crescita in un contesto segnato da una crescita contenuta”, mentre sui mercati obbligazionari “è probabile che l’ottimizzazione dei rendimenti continui a essere una priorità” e continui a sostenere in particolare le quotazioni delle obbligazioni corporate di elevata qualità. Occhio anche alle obbligazioni convertibili e alla emissioni in “hard currency” sui mercati emergenti, ma sempre in ottica selettiva.

Morgan Stanley da parte sua prevede una crescita del Pil americano dell’1,8%, inferiore alla media storica del 2,2%. “La Federal Reserve potrebbe continuare a tagliare i tassi? Essa ha indicato che potrebbe rimanere in disparte nel 2020. Le valutazioni dei titoli potrebbero comunque continuare ad aumentare? Con quasi 19 volte utili in avanti, l’S&P 500 è già nel quartile più elevato negli ultimi 40 anni” commentano gli esperti che si attendono un anno non in grado di ispirare dal punto di vista macroeconomico e nel quale i mercati si muoveranno in un range “stretto”.

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Gli investitori dovrebbero puntare su “un’ampia diversificazione tra classi di attività e aree geografiche” tenendo un occhio, per quanto riguarda l’azionario, i tioli contraddistinti da “valutazioni ragionevoli e in grado di generare un reddito, cosa che può agire da supporto alle valutazioni in una fase di recessione”. Più a lungo termine i ritorni sia dell’azionario sia dell’obbligazionario sono visti in calo: “Nell’ultimo decennio l’S&P500 ha reso in media il 14% all’anno e lo US Barclays Aggregate Bond Index il 9% all’anno”, ossia dalle due alle tre volte la media degli ultimi 100 anni. Nel prossimo decennio gli  strategist di Morgan Stanley prevedono che Wall Street possa guadagnare in media il 5% l’anno e i bond in media il 2%.

Più prudente Edmond de Rothschild secondo cui il Pil Usa nel 2020 crescerà solo dell’1,6% e quello cinese del 6%, mentre anche l’atteso accordo commerciale di fase 1 tra Usa e Cina non sarà sufficiente a ridurre l’incertezza. Le banche centrali resteranno accomodanti e continueranno a determinare l’andamento dei prezzi relativi delle attività finanziarie e immobiliari, oltre a guidare i mercati interbancari. L’effetto combinato di questi fattori dovrebbe sostenere il prezzo dei titoli privi di rischio e ridurre lo spread tra i loro rendimenti e quelli delle attività più rischiose.

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Schroders parlando delle prospettive dell’azionario europeo scommette su un passaggio duraturo di leadership nel mercato dai titoli “quality” o “growth” a quelli “value”. Le aziende “stanno spendendo in misura maggiore rispetto agli anni passati” mentre sembra che i consumatori “siano in una posizione di maggiore forza, grazie all’aumento degli stipendi e al calo della disoccupazione”. Ciò dovrebbe consolidare la ripresa in Europa rendendo appunto attraenti i titoli ciclici value, quali i titoli petroliferi o quelli bancari.

Le banche europee in particolare appaiono particolarmente attraenti perché “possiedono franchisee solidi e una quota di mercato significativa”. Altre aree del mercato azionario con valutazioni più elevate offrono comunque idee di investimento attraenti, come la tecnologia: “I semiconduttori ad esempio hanno ottenuto buone performance quest’anno ma i prezzi di alcuni titoli potrebbero avere margine per crescere ancora. Infine, anche aree come software e computer service offrono opportunità” da sfruttare.

(Segue...)

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