Economia
Energia, dai microreattori ai rifiuti radioattivi: il piano del governo per un nucleare "sicuro" e "sostenibile"

Il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, è intervenuto davanti alle Commissioni Ambiente e Attività produttive sull'indagine riguardante il ruolo del nucleare nella transizione energetica e nella decarbonizzazione
Energia: Pichetto, "Nuovo nucleare fonte tra le più sicure e sostenibili"
"Il nuovo nucleare è riconosciuto a livello europeo e mondiale come una fonte tra le più sicure e sostenibili a partire dal suo inserimento nella tassonomia europea. Per cui il nostro intento è quello di non escludere a priori questa fonte di approvvigionamento energetico stabile, sicura, decarbonizzata che secondo gli scenari inseriti nel Pniec sembra anche più economica rispetto ad altre di energia programmabile". Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto in audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all'indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Nucleare: Pichetto, "Entro fine 2024 bozza legge-delega per abilitare produzione"
"Entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025". Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito - spiega - Nell’ambito della Piattaforma per un nucleare sostenibile sono già state definite una serie di proposte di revisione di aspetti essenzialmente autorizzativi, ma serve un riordino complessivo della normativa del settore, integrandola in un quadro unificato. A questo scopo, ho dato mandato al Prof. Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere, che tengano conto dello sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale e delle indicazioni delle agenzie internazionali, al fine di consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile in Italia".
"Per definire il contesto normativo e il sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia, oltre a prevedere specifiche deleghe per la filiera del Ccs, per lo sviluppo dell’idrogeno e per le bioenergie, nel quadro del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine, abbiamo inserito un’apposita delega che prevede l’abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblico-privati nell’ambito dell’intero sistema nucleare, l’incentivazione di accordi internazionali e la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile che sia in grado di promuovere investimenti privati nel settore nucleare", aggiunge.
"Il primo passo del gruppo di esperti è pertanto quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025. La delega e i decreti legislativi ad essa legati dovranno necessariamente riguardare anche l’intero sistema di governance, procedendo ad una revisione e a un riordino delle competenze e delle funzioni attualmente esistenti nel Paese", conclude.
"In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l'autorizzazione unica per il Deposito Nazionale (dei rifiuti radioattivi) nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039. Questi tempi possono certamente sembrare lunghi, ma voglio sottolineare che la complessità del progetto e le esigenze di sicurezza richiedono un approccio estremamente cauto e rigoroso". Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto in audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all'indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
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Nucleare: Pichetto su rifiuti radioattivi, 'stiamo anche valutando soluzioni alternative'
"È importante ricordare che, senza uno o più depositi di rifiuti radioattivi, non potremo più usufruire neanche di tante terapie e diagnosi mediche che utilizziamo quotidianamente. In quest’ottica, in parallelo al lavoro per l’individuazione del sito per il Deposito Nazionale, negli ultimi tempi stiamo anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza, sulle quali stiamo effettuando le opportune analisi preliminari con la Sogin e l’Isin (l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione)".
"In Italia sono già dislocati diversi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all’alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito. Sono 100 depositi su 22 siti, distribuiti su tutto il territorio nazionale, perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività l’anno. Spesso si tratta di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici - spiega Pichetto - L’idea quindi che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni".
"Un’altra importantissima analisi che stiamo conducendo riguarda la prospettiva dell’utilizzo degli Amr di quarta generazione su alcuni dei quali l’Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di IV generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni ’40, saranno in grado di 'bruciare le scorie' ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all’interno dei reattori, in un’ottica di vera economia circolare, riducendo fortemente il tempo di decadimento di queste scorie e conseguentemente riducendo o annullando la necessità di costruzione di un deposito geologico", spiega Pichetto.
Così "i rifiuti rimanenti passano da tempi di decadimento dall’ordine delle decine di migliaia di anni all’ordine del centinaio d’anni, ovvero lo stesso tempo necessario per il decadimento dei rifiuti destinati al Deposito nazionale, compresi quelli medici. L’affiancamento dei reattori Amr di IV generazione con gli Smr di III generazione avanzata potrebbe portare pertanto anche il vantaggio di chiudere il ciclo del combustibile e contribuire così alla sostenibilità dell’energia nucleare. Diversi Paesi in tutto il mondo stanno puntando sullo sviluppo di questi nuovi reattori. E noi non vogliamo che l’Italia rimanga di nuovo indietro, creando un gap sempre più difficile da colmare".
Nucleare: Pichetto, 'valutiamo nuove tecnologie non centrali di I o II generazione'
"Voglio evidenziare e ribadire con chiarezza che non stiamo valutando il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grandi dimensioni della prima o seconda generazione, peraltro già operanti anche nelle vicinanze dei confini italiani (e dalle quali importiamo energia per bilanciare già oggi i consumi italiani, uno quota importante), ma le nuove tecnologie nucleari (fissione) e quelle dell’energia da fusione, tenendo anche conto che l’Italia è sempre stata all'avanguardia scientifica e tecnologica nell’innovazione nucleare. Una quota di energia nucleare nel mix energetico italiano va considerata non in antagonismo ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e soprattutto degli impianti di accumulo dell’energia".
"Negli scenari 'Net Zero' al 2050, in assenza di nucleare, tale quota è soddisfatta da tutta una serie di impianti programmabili, tra cui i grandi bacini idroelettrici, gli impianti di bioenergie e gli impianti di generazione a gas, che dovranno però essere associati a sistemi di cattura e sequestro della CO2 prodotta (Ccs), il cui costo andrà quindi a sommarsi al costo primario di produzione dell’energia", spiega il ministro.
Non solo: "È importante sottolineare che la disponibilità della produzione nucleare potrebbe essere anche utilizzata, in maniera particolarmente efficiente, per la produzione di idrogeno e calore ad alta temperatura, per favorire la decarbonizzazione di alcuni comparti industriali nei quali la decarbonizzazione attraverso la elettrificazione è difficilmente praticabile, i cosiddetti settori hard-to-abate".
"Con l’inserimento della tecnologia nucleare all’interno dello stesso scenario descritto poc’anzi, insieme a tutte le altre fonti di energia, il modello ha ritenuto le tecnologie nucleari sia economicamente che energeticamente più convenienti per sostenere il carico di base del sistema energetico, a supporto delle rinnovabili intermittenti - prosegue - Lo scenario è stato elaborato con un apposito modello del sistema energetico nazionale che, dati gli obiettivi, individua la traiettoria ottimale di minimo costo complessivo dell’intero sistema per raggiungerli. Il risultato dell’esercizio scenaristico ha mostrato che il potenziale stimato di sviluppo degli impianti nucleari verrebbe completamente utilizzato in tutti gli anni considerati".
"Mi preme ribadire una volta in più il concetto: non c’è stata alcuna scelta politica sulla preferenza per una quota di nucleare, ma è stato il modello di scenario utilizzato per tutte le fonti (sia rinnovabili che non rinnovabili) a dare come risultato una preferenza per l’opzione nucleare per una quota tra l’11% e il 22% del totale dell’energia richiesta al 2050 (ad un costo stimato di almeno 17 miliardi di euro inferiore al costo dello scenario senza nucleare)", rimarca.