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Economia
Rcs, l'avventura di Della Valle e quella occasione mancata

Era entrato come “novello imprenditore” con l’intenzione di scalzare i “grandi vecchi” dai salotti buoni della finanza italiana a partire proprio da Rcs Mediagroup, ma Diego Della Valle alla fine della battaglia per il controllo dell’editore del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport deve leccarsi le ferite. L’avventura di Diego Della Valle in Rcs è cominciata molti anni or sono, nel 2003, quando il titolo quotava sopra i 2 euro per azione.

La quota venne inizialmente custodita dalla “cassaforte” lussemburghese Dorint ed era pari al 5,4%. Negli anni successivi partecipando ai successivi aumenti di capitale e comprando titoli sul mercato Della Vella ha alzato prima al 7,325% (di cui il 2,693% custodito in Di.Vi. Finanziaria e il 4,632% in Diego Della Valle & C.) la partecipazione, poi al 8,695% alla fine dell’estate 2012, quando il titolo balzò dagli 1,8 ai 4,7 euro per azione. Il 2012 fu un anno importante, perché Diego Della Valle, pattista da nove anni, decide di uscire dal patto. Altrettanto importante fu l’anno successivo: per far fronte ai debiti Rcs lancia un aumento di capitale da 421 milioni di euro eseguito a 1,235 euro per azione. A luglio, dopo l’asta per l’inoptato (che riguardò un 11% del capitale), il patron della Fiorentina era salito all’8,99%, ma pochi mesi dopo la quota arrivava a sfiorare il 10%. Nel bilancio di quell’anno di Di.Vi. la partecipazione era ancora valutata 3,58244 euro per azione, ma in borsa i prezzi erano già scesi sensibilmente.

della valle25
 

Così il valore venne abbattuto l’anno successivo a 1,0559 euro per azione per allinearlo alla media delle quotazioni di mercato del titolo del secondo semestre 2013, ossia post aumento di capitale. Da quel momento, complici i rapporti sempre più tesi tra con gli altri soci (oltre che con gli amministratori) Della Valle dapprima scende sino al 6,94% poi risale al 7,325% attuale, equivalenti ad oltre 38,23 milioni di titoli. Visto che il titolo Rcs ha oscillato nel secondo semestre dello scorso anno tra 1,2 e 0,62 centesimi per azione è possibile che nel bilancio 2015 delle sue holding il patron della Fiorentina non abbia dovuto procedere a ulteriori svalutazioni; di certo con un titolo che in borsa, sgonfiatasi la speculazione che aveva portato le quotazioni sino ai 99 centesimi, è tornato a oscillare attorno ai 90 centesimi per azione, Diego Della Valle ha più motivi per recriminare la decisione di non partecipare all’assalto a Rcs in coppia con Urbano Cairo che non motivi di rallegrarsi per aver comunque visto ridursi le minusvalenze potenziali rispetto ai minimi di inizio aprile quando il titolo era arrivato a danzare attorno ai 40 centesimi per azione.

Un livello che se da un lato significava una minusvalenza potenziale di quasi 23 milioni di euro per l’azionista di controllo di Tod’s, dall’altro poteva essere molto invitante per fare qualche nuovo acquisto in borsa e aspirare dopo anni di continue “punzecchiature” ai soci storici e a Giovanni Bazoli al ruolo di “primo socio” che invece l’editore alessandrino è riuscito a sfilargli grazie all’aiuto determinante proprio dell’istituto guidato fino a poco tempo fa da Bazoli, Intesa Sanpaolo.

Luca Spoldi

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