La Svizzera allenta il segreto bancario. Adesso punta sulla riservatezza online

di Paolo Fiore - @paolofiore
Il segreto bancario svizzero (forse) è morto, ma la libertà d'espressione americana non si sente benissimo. Ecco allora che Berna, sempre più incline agli accordi fiscali, punta su un altro segreto: la privacy dei dati online. Tra i pochi a gioire dello scandalo Nsa ci sono alcuni gruppi svizzeri del settore Tlc, come Swisscom, brillante in borsa negli ultimi due giorni.
Oltre a mettere in imbarazzo Obama, l'affaire Nsa è stato un brutto colpo per la credibilità e la sicurezza delle imprese statunitensi. Le società si sono rivelate facilmente accessibili: il Patriot Act, varato dopo l'11 settembre, libera Washington da molti lacci che imbrigliano la privacy. E così la National Security Agency ha potuto raccogliere i dati delle telefonate di milioni di americani abbonati a Verizon e avere accesso ai server di nove aziende internet Usa, estraendo audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username".
Un sistema poroso, quello americano, che potrebbe convincere imprese e privati ad affidare i propri dati a società svizzere fornitrici di connessioni internet, servizi di hosting, servizi multimediali e sistemi di protezione. A Berna, infatti, le società e i loro clienti sono garantiti da paletti stringenti, posti dalle legge federale sui dati personali, che limitano la possibilità d'intervento da parte del governo. Lo Stato non può mettere il naso negli archivi virtuali con la stessa facilità con cui è stato possibile per Obama. Certo, nessuno può escludere azioni di spionaggio, ma non sarebbero certo statali. E le armi messe nelle mani degli utenti sono molto potenti. Anche se il diritto d'intervento "non è assoluto", tutti possono "far bloccare dall'organo responsabile in ogni momento la trasmissione dei propri dati a persone o organizzazioni private".
La Svizzera è una potenza europea del settore (è seconda alla sola Irlanda per quantità di dati custoditi in rapporto alla popolazione). Potrebbe avanzare ancora dopo l'infortunio americano. E così Berna potrebbe (ri)scoprirsi patria della riservatezza hi-tech proprio mentre il classico segreto bancario va indebolendosi. Il Consiglio di Stato ha approvato un accordo con gli Stati Uniti che agevola lo scambio di informazioni sui fondi depositati negli istituti di credito elvetici e non dichiarati al fisco Usa. L'intesa potrebbe costare cara alle banche svizzere, che di fatto pagherebbero pur di garantire l'anonimato ai propri clienti. Il costo del segreto potrebbe però essere eccessivo. Tanto che non si esclude ancora del tutto la possibilità di aprire i conti correnti alla richiesta di informazioni da parte delle autorità fiscali straniere.