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Spettacoli
I Muse conquistano San Siro. Fra pochi giorni il concerto a Roma

Si spengono le note dei The Amazons e poco dopo, nell’eccitazione generale, fanno la loro comparsa sul palco di San Siro per la prima delle due serate milanesi Matt Bellamy e i suoi. La musica sale gradualmente seguendo il ritmo carico di aspettative di Algorithm, per poi esplodere subito dopo in un grande successo della band: Pressure. Il pubblico è numeroso e partecipativo, l’impianto acustico dello stadio stavolta funziona molto bene, ma soprattutto i Muse sono prontissimi per regalare all’Italia tre eccezionali serate all’interno del Simulation Theory World Tour, organizzato da Live Nation.  

“We are caged in simulations” (siamo intrappolati in simulazioni), scrivono sull’enorme schermo che fa da sfondo al palco a inizio concerto Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard, i tre componenti di una band oggi considerata all’unanimità una delle migliori dal vivo al mondo. In effetti, i loro tour – e questo non fa eccezione – sono un piacere tanto per gli occhi quanto per l’udito, poiché capaci di raggiungere vette elevatissime sia a livello musicale che scenografico.

The Simulation Theory World Tour, che ha già registrato molti sold out nelle varie tappe europee ed è ora in procinto di raggiungere lo Stadio Olimpico di Roma il 20 luglio, pone come tema centrale proprio la simulazione, spingendoci a ragionare su cosa sia reale e cosa non lo sia, su quanto autentici siamo rimasti in questa società fatta di social network, tecnologia, alter ego virtuali e macchine che forse un giorno sostituiranno la nostra stessa civiltà. Per ora, però, la robotica e la realtà aumentata, alieni e inquietanti creature sono solo un divertimento, nonché la suggestiva cornice in cui si inseriscono le potenti note dei Muse.

Il leader della band indossa occhiali a led e giubbetto futuristici, mentre alle sue spalle sfilano immagini di robot, umanoidi e mondi immaginari; tutto intorno a lui volteggiano scheletri, spade fluorescenti, fasci di luce, personaggi futuristici, fino alla comparsa finale di un gigantesco mostro in movimento degno dei migliori set di fantascienza. La simulazione è reale, incanta il pubblico, meraviglia e coinvolge, ma ancora di più lo fa la musica: quella del nuovo album Simulation Theory uscito lo scorso novembre e quella delle hit che li hanno resi tanto celebri in passato.

In scaletta ci sono Madness – momento magico per eccellenza apprezzato da tutti i fan della band, vecchi e nuovi –, Psyco – altro pezzo top che ha fatto impazzire lo stadio intero –, Histerya, Starlight, ma anche alcuni brani apprezzabilissimi tratti dal loro ultimo lavoro, tra cui citiamo Dig down suonata in versione live acustica da Bellamy, circondato dalle luci accese dei telefonini che brillavano nella notte. Non è stata, d’altra parte, l’unica situazione in cui il cantautore, polistrumentista e compositore britannico ha interagito direttamente con il pubblico; poco prima aveva giocato, ad esempio, con gli accordi della chitarra elettronica per introdurre Plug in baby, così da caricare la folla quel tanto necessario da farla scattare in piedi per ballare e cantare insieme a lui.

Se è vero che lo spettacolo dei Muse non pecca in scenografia, effetti speciali e intrattenimento, è però altrettanto vero che Matthew Bellamy si conferma con questo nuovo tour un musicista e soprattutto un cantante di serie A, capace come pochissimi altri di acuti e falsetti frutto di un talento reale: sono infatti in pochi a potersi permettere un intero concerto sfoggiando una voce tanto fuori dal comune, i cui alti raggiungono livelli impossibili ai più. Ed è forse questo ciò che più di tutto resta quando si esce dallo stadio a tarda sera: oltre al divertimento, oltre all’adrenalina e all’emozione pura, rimane la consapevolezza di aver speso tempo e denaro per ascoltare una delle migliori band al mondo attualmente in circolazione.

Per maggiori informazioni: www.muse.mu; www.livenation.it

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