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Esteri
Colombia, un paese che cresce ma non crea posti di lavoro

Noi, unici al mondo, abbiamo le sardine con gli ombrelli in varie piazze della città a protestare non contro il Governo ma contro l’opposizione.

Tutto ciò mentre il Sudamerica, dal Cile al Brasile, passando per Bolivia e Venezuela, è una polveriera di manifestazioni contro i Governi in carica, accusati di corruzione, brogli elettorali e ‘modus operandi’ dittatoriali.

 

Poco se ne parla da noi ma vale la pena sottolineare ad esempio che in Colombia stanno continuando le manifestazioni di piazza contro il Governo di Ivan Duque che, dopo un solo anno di Governo si trova in una posizione molto debole con un’opinione pubblica contraria per quasi il 70%.

Colombia, un paese in crescita che non crea occupazione

Tre giorni di protesta continua con una repressione forte da parte della polizia. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno sparato bombe lacrimogene causando diversi feriti ed in particolare un giovane diciottenne in modo grave. Tutto questo ha indignato fortemente tutto il Paese.

Ma perché fa notizia la Colombia?

 

Perché la Colombia rappresenta una delle economie più stabili di tutta l’America Latina. E questo anno crescerà del 3,5% contro una media di Paesi come Brasile, Cile , Argentina dell’1,4%.

Il consumo interno colombiano è forte, gli investimenti esteri sono in positivo, insomma la crisi economica che colpisce gli altri Paesi è tenuta, per il momento, fuori dalla porta.

 

Ed allora perché la Colombia è in rivolta?

 

Perché nel Paese si muove un virus che apparentemente non dovrebbe convivere in un’economia in crescita , che è quello della disoccupazione, soprattutto giovanile. E il Paese non riesce a creare occupazione.

Un giovane colombiano su cinque è disoccupato. E il tasso di disoccupazione è oltre il 10%. Percentuali che noi italiani ci sogneremmo ma che in Colombia vengono considerate inaccettabili.

Di questo il Governo cerca di darne alcune spiegazioni.

Colombia un paese in crescita che non crea occupazione

Innanzitutto un salario minimo relativamente alto rispetto al salario medio, poi le difficoltà a poter licenziare quando il mercato si abbassa. Le protezioni del lavoratore occupato sono troppo alte e questo non permette flessibilità ed ingressi di lavoratori per brevi e medi periodi. E poi l’alto numero di ingressi di venezuelani scappati dalla dittatura di Maduro che, preparati e in molti casi laureati, fanno concorrenza ai lavoratori locali.

 

Tutto questo impatta ed aumenta la povertà, il disagio sociale e quindi la protesta.

Ed in questo contesto non è possibile discutere di salario minimo,o di costo del lavoro ritenuto troppo alto o di riforma delle pensioni.

 

Riforma delle pensioni che non si può’ fare, alto costo del lavoro, rigidità del mercato del lavoro, salario minimo (un qualcosa di molti vicino al reddito di cittadinanza ) troppo alto e disoccupazione , soprattutto giovanile, tutti elementi che indeboliscono. Argomenti che noi italiani conosciamo fin troppo bene.

Ma dopo le giornate di proteste continue il Governo sembra essere disposto a dialogare e questo approccio positivo viene accolto con un sospiro di sollievo da tutta la Comunità Internazionale che deve fronteggiare in America Latina molte  aree ancora più calde, il Venezuela in primis.

 

Quello che sembra davvero preoccupante per le economie mondiali è l’incapacità generale di creare lavoro ed è questa la vera ‘bomba nucleare’ che bisogna disinnescare più velocemente possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    Tags:
    colombiaoccupazionemanifestazioniamerica latina





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