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Esteri
Così l'Italia difende le atrocità di Israele
Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele

Così l'Italia difende le atrocità di Israele

La quotidiana carneficina alla quale assistiamo impotenti, il disprezzo per le vite della popolazione a Gaza e in Cisgiordania e i continui attentati alle sue condizioni elementari minime, i corpi che vengono spalati via con le ruspe senza neppure accertarne le morti, non suscitano affatto, come ci si potrebbe aspettare, universale indignazione ed orrore.

Molti in Italia e nel mondo approvano e sono pronti a difendere tutto questo, auspicandone se non la continuazione indefinita la necessaria conclusione. Mi propongo di considerare i loro argomenti. Un buon repertorio degli argomenti ormai diventati luoghi comuni si può trovare, ad esempio, nel Manifesto-Appello “Dal 7 Ottobre alla pace” della Sinistra per Israele che è apparso sui giornali il 6 Marzo c.a. e firmato da numerosi politici e professionisti italiani.

1) Il primo è che lo Stato di Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente. Lo sento ripetere da decenni, ma se ne può dubitare. Una democrazia religiosamente (o razzialmente) discriminatoria è difficile da concepire; e così una democrazia che esercita il suo dominio su milioni di sudditi privi di diritti sia civili sia politici. Una democrazia che ha creato senza che ne nessuno se ne accorgesse o se ne adontasse un apartheid.

Ma è possibile che il governo israeliano stia agendo con l’appoggio della maggioranza dei suoi cittadini riconosciuti e classificati come ebrei, e che in questo senso almeno, la politica del governo israeliano, un governo che si regge su una maggioranza parlamentare, si possa considerare democratica. Non ne segue che sia moralmente accettabile.Non tutto ciò che viene approvato da una maggioranza è per questo lecito.

2) Il secondo argomento è di gran lunga il più popolare, e chi lo avanza sembra ritenerlo decisivo: le stragi di palestinesi che continuano da più di quattro mesi, le privazioni micidiali a cui sono sottoposti, sono una reazione, anzi la reazione, agli attacchi terroristici dell’8 Ottobre alla popolazione israeliana. Oppure, una loro “conseguenza”.

3) Un più evoluto principio di etica individuale è la “legittima difesa”. Qui la “reazione” non è più fine a se stessa. Fa parte di una strategia difensiva, e si giustifica così. E il principio si può estendere. Anche una popolazione, anche uno Stato devono poter difendersi. Naturalmente la “legittima difesa” deve essere legittima. Che vuol dire? Che deve essere finalizzata non alla punizione o alla retribuzione dell’offensore, ma al contenimento dei danni subiti dall’offeso con la minima menomazione dell’offensore. Lo Stato israeliano venne invitato a difendersi, in conformità però con il diritto di guerra e il diritto umanitario. Se c’è un principio centrale che caratterizza i due corpi di norme è che la guerra deve ripercuotersi sulla popolazione civile il meno possibile.

La maggioranza delle circa trentamila vittime dei bombardamenti è costituita da donne e bambini. Come è stato ripetutamente, insistentemente rilevato dagli americani, “in questa guerra ci sono troppi morti”. Dunque molti, persino gli americani, pensano che qualcosa non sia minimizzato. Ma, come vedremo, si può tentare di giustificare anche questo. Piuttosto una questione di una certa importanza è la seguente: difendersi da chi? Si può considerare l’ala militare di Hamas come uno Stato? No. I terroristi erano (e in misura non si sa quanto ridotta sono) dei sudditi (non dei cittadini) dello Stato israeliano. Dovevano essere perseguiti dalle forze di polizia dello Stato come per i loro crimini, individuati, arrestati,
processati.

Partendo dai capi ovviamente. Credo che il noto giurista Luigi Ferrajoli sia stato il primo, in Italia
almeno, a far notare questo fatto (cfr. “Terrorismo non guerra. Un errore che condiziona la risposta” sul Manifesto del 10 Ottobre 2023). Anche Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, nel suo informativo recente libro J’accuse (uscito nel Novembre del 2023) lo ha rilevato.

4) Dunque questi spaventosi bombardamenti, con bombe che sono quotidianamente spedite dagli Stati Uniti, sono il risultato di un errore categoriale. Purtroppo non involontario. Il governo israeliano nega ciò che a molti pare ovvio, che Gaza (che ormai non c’è più) non sia (stato) uno Stato, ma un dominio israeliano. Francesca Albanese fa notare che i quartieri arabi di Parigi non furono bombardati dopo l’attentato alla sede di Charlie Hebdo.

5) Un altro argomento è che la legittima difesa deve tener conto della natura del nemico. Se il nemico è sub-umano, come gli attuali governanti israeliani e il Presidente Biden affermano i membri di Hamas siano, o se equivalentemente Hamas non riconosce il diritto di esistere dello Stato israeliano, gli israeliani non hanno alternativa: per vivere in pace devono eliminare Hamas.

6) Non solo il nemico è, alla lettera, bestiale. E’ anche astuto e vile. Utilizza alla grande gli scudi umani e i sotterranei di molto edifici. Si confonde nella popolazione civile. Quindi, per uccidere gli assassini dell’8 Ottobre, bisogna uccidere tutti, anche se il diritto di guerra e il diritto umanitario dicono il contrario. Ad esempio, per liberare due ostaggi recentemente è stata condotta un’”operazione” che ha comportato l’uccisione di 80 civili.

7) Così per gradi di non-sequitur e di errori categoriali si giunge a credere di aver dimostrato, come ha fatto Naftali Bennett con l’agguerrito e informato intervistatore della B.B.C. Stephen Sacker il 19 Dicembre 2023, la necessità delle “operazioni chirurgiche” necessarie e sufficienti per ristabilire la pace. Ossia di estirpare Hamas. Bennett, un ex primo ministro ed esponente della destra religiosa, è contrario ai due stati e per la continuazione della colonizzazione della Cisgiordania e dell’apartheid: che potrebbe finire, suggerisce Bennett, solo nell’i ipotesi di una “de-nazificazione” globale non di Hamas, ma dell’intero popolo palestinese.

8) Dunque gli israeliani hanno un solo modo di attuare la loro difesa, cancellare i loro i nemici, che secondo loro con il 7 Ottobre si sono auto-esclusi dal consesso umano. E’ ingiusto che gli israeliani siano condannati dal mondo per volerli annientare e stare procedendo all’annientamento. A loro dispiace bombardare Gaza. Purtroppo sono obbligati a farlo.

E’ impossibile districare i membri di Hamas dagli altri gazawi. Per questo bisogna distruggere completamente Gaza. La morte di migliaia di donne e bambini che non ebbero alcuna parte nel 7 Ottobre è una spiacevole “conseguenza non voluta”, o “circostanza accidentale” dunque tollerata dal diritto di guerra. Difficile sostenerlo. E’ nel suo aspetto numerico una conseguenza prevedibile dei bombardamenti. In questo senso è perfettamente voluta. Ma Netanyhau incalza: che cos’hanno fatto di diverso gli Stati Uniti in Irak e in Afghanistan? E gli Stati Uniti e il Regno Unito per finire la Seconda Guerra mondiale non hanno bombardato Dresda?

9. Non ci sono solo i raffronti storici. Ci sono anche quelli con altri massacri e stragi che avvengono sotto i nostri occhi, se noi volessimo vederli, ad esempio in Sudan. Solo che noi, pieni di pregiudizi, insistiamo a tenerli puntati su Gaza. Ecco perché, secondo Elena Loewenthal, in un recente articolo sulla Stampa del 2 Marzo, “La guerra più difficile nella storia di Israele”, la guerra condotta dal governo israeliano contro i gazawi è “una guerra difficile”. Non stupida, non criminale. “Difficile”.  






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