Esteri
Il Labour Party a caccia di like su TikTok per arginare l'onda populista di Farage
I laburisti britannici, al governo ma dietro nei sondaggi, inseguono Reform Uk sul terreno dei social media, consapevoli che per conquistare i giovani elettori devono parlare la loro lingua

Il Labour Party a caccia di like su TikTok
TikTok sta diventando l’arma preferita di molti parlamentari inglesi del Partito laburista per guadagnare consensi e tentare di mettere un argine alla crescita di Reform Uk, il partito populista guidato da Nick Farage che ha fatto il pieno di voti alle recenti elezioni amministrative e che è in testa ai sondaggi. Una dinamica singolare, se si pensa che il social cinese (come tutti i social network) è terreno fertile proprio per i populismi e non per messaggi politici più tradizionali e approfonditi.
Un buon politico, però, per guadagnare consensi deve saper parlare alle persone, ma prima ancora deve sapere dove trovarle. Se si vogliono trovare i giovani, i social network sono il luogo adatto: non certo perché li usino solo loro, ma perché è spesso l’unico mezzo attraverso cui entrano in contatto con il dibattito pubblico e l’informazione. I politici di tutto il mondo se ne sono accorti da anni, ma non tutti sanno piazzarsi bene sui social. Nel Regno Unito, Farage è uno di quelli che ci riesce meglio ed è per questo che i suoi avversari stanno cercando di imitarlo.
I social media “non sono solo un modo per comunicare, sono fondamentalmente il modo di comunicare con vaste fasce di persone”, sostiene Gordon McKee, parlamentare laburista. Come tanti, ha assunto una figura che gli faccia da social media manager e content creatore. Se si va sul suo profilo non si ha l’impressione di essere sull’account di un politico, ma di un influencer o comunque di una persona che i social li sa usare. Del resto, ha 30 anni e quindi rispetto a colleghi più stagionati è più padrone del mezzo. Nei suoi video, parla in maniera chiara, diretta e soprattutto semplice, inserendo quando può elementi esterni alla politica che aiutino a catturare l’attenzione.
Per esempio, il logo del Manchester City quando parla di una legge sulla regolamentazione dei club di calcio, oppure la scritta a caratteri cubitali “Make work pay” nell’anteprima del video in cui racconta della lotta laburista per alzare il salario minimo. Solo in questo modo, ritiene McKee, si può contrastare la progressiva perdita di fiducia nei politici che caratterizza il nostro tempo: “Se un politico ritiene che comunicare ciò che fa non sia una delle sue priorità principali, si finisce solo per accelerare la tendenza attuale”.
Un recente rapporto dell’agenzia di comunicazione Channel4 ha del resto segnalato che il 52% degli appartenenti alla Gen-Z, cioè i ragazzi nati tra la fine degli anni Novanta e i primi dello scorso decennio, ritiene che il Regno Unito sarebbe governato meglio da un dittatore. “È un sintomo del fatto che i politici non stanno comunicando con un gruppo vulnerabile su ciò che stanno facendo”, ha commentato McKee. “Penso che sia molto pericoloso ignorare il modo in cui la maggior parte delle persone di una certa generazione consuma contenuti”.
Anche il suo collega e compagno di partito Mike Reader, che di anni ne ha 40, vuole assumere una persona che si occupi di “marketing digitale a tempo pieno”. Il suo modello di comunicazione è proprio il partito di Farage: “Tutti hanno una soglia di attenzione davvero breve; sono bombardati di opinioni e quindi per far passare un messaggio, bisogna insistere molto di più. Credo che il Reform Uk abbia gestito molto bene questo aspetto”. Il suo credo è semplice: “basta un piccolo numero di messaggi chiave da trasmettere, trasmettere, trasmettere”.
Già in vista delle elezioni politiche dello scorso anno il Partito laburista si era lanciato nella sperimentazione di TikTok e dei social network, investendo quasi quattro milioni di sterline. Non tutti i membri, però, sono contenti di questa corsa a inseguire Farage su un terreno in cui sembra essere più rodato e forte. Per i laburisti più tradizionalisti l’uso eccessivo di TikTok, Instagram o altro porterebbe alla trasformazione dei politici n influencer e li spingerebbe a dare più attenzione al proprio brand invece che al proprio lavoro o partito.
Una posizione, questa, che però è sempre più difficile difendere. Il Labour Growth Group, un gruppo di pressione interno al Partito laburista, ha invitato tutti i suoi oltre cento membri a iscriversi a TikTok e YouTube. Per il direttore Mark McVitie, il partito negli ultimi anni “ha faticato molto a influenzare la cultura online, che rimane in gran parte a valle di X, YouTube e dei principali podcast”. La destra, invece, ha saputo creare “ecosistemi che hanno amplificato le proprie idee attraverso i meme e influenzato le grandi sottoculture online in modo più significativo rispetto alla sinistra”.