ANBI, Osservatorio sulle Risorse Idriche: registrate temperature torride e piogge scarse nel bacino del Mediterraneo - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 14:45

ANBI, Osservatorio sulle Risorse Idriche: registrate temperature torride e piogge scarse nel bacino del Mediterraneo

Vincenzi (ANBI): "Un  bosco, che brucia, non significa solo la perdita di massa legnosa, bensì la fine di una fucina di servizi ecosistemici"

di Redazione Corporate

ANBI, Osservatorio sulle Risorse Idriche: registrate temperature torride e piogge scarse nel bacino del Mediterraneo: disastrosi incendi in Sardegna e Sicilia

I devastanti incendi che hanno colpito Villasimius in Sardegna e la Riserva dello Zingaro in Sicilia, con la distruzione di centinaia di ettari di vegetazione, danni a beni mobili e immobili e gravi rischi per l'incolumità delle persone, rappresentano solo una parte dell’ondata di roghi che sta attraversando l’intera Penisola. Secondo i dati di Legambiente, tra il 1° gennaio e il 18 luglio 2025, gli incendi hanno devastato oltre 52.000 ettari di boschi e vegetazione spontanea, con un aumento del 35% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Secondo l’associazione ambientalista, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e le Regioni, i danni diretti ed indiretti del fuoco (3000 interventi antincendio nei più recenti 7 giorni) potrebbero quest’anno già aver raggiunto il miliardo e mezzo di euro, senza considerare che solitamente l’ “estate dei roghi” inizia adesso e dura fino a Settembre, quando l’aumento di questi fenomeni arriva a toccare +70%, come accaduto l’anno scorso, col rischio quindi che il 2025 veda andare in fumo ben 100.000 ettari di boschi!

Un  bosco, che brucia, non significa solo la perdita di massa legnosa, bensì la fine di una fucina di servizi ecosistemici: dalla salvaguardia idrogeologica alla preservazione della biodiversità. Per ripristinarli non basta una generazione commenta preoccupato Francesco Vincenzi Presidente di ANBI.

Non è però solo l’Italia ad affrontare questo dramma, bensì tutti i Paesi del bacino mediterraneo, esposti alle conseguenze della crisi climatica, provocate da mesi di temperature torride e precipitazioni pressoché assenti; tra gli incendi più devastanti avvenuti nel solo mese di luglio, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche ricorda: in Spagna, la regione di Segarra, in Catalogna (5000 ettari in fiamme) più le province di Tarragona (oltre 3300 ettari) e Toledo (3000 ettari); Creta (bruciati oltre 7000 ettari); Cipro (100 chilometri quadrati di territorio vinicolo); in Grecia, il Peloponneso insieme all’Attica ed all’isola di Citera (non è ancora possibile stimare quante migliaia di ettari boscati siano andati distrutti); Albania (18 focolai d’incendio con fiamme, che hanno devastato anche il Parco Nazionale di Lura); inoltre, il Portogallo (Centro e Nord), la Turchia, la Bulgaria, ecc. .

Per quanto riguarda il clima, i venti freschi dell’anticiclone atlantico, accompagnati da rovesci sparsi e talvolta violenti (un  centinaio di eventi nella scorsa settimana tra nubifragi, tornado e grandinate), hanno mitigato le temperature sia dell’aria che del mare, dove la colonnina è ridiscesa stabilmente sotto i 30°, riducendosi anche di oltre 3 gradi tra le coste di Francia Meridionale, Corsica e Sardegna occidentali, cioè la zona più surriscaldata del mar Mediterraneo (fonte: CEAM).

L’analisi della situazione conferma la critica situazione, che va creandosi sull’Europa meridionale e per la quale sollecitiamo l’attenzione di Bruxelles. Non accettarne la specificità, modulando adeguatamente provvedimenti e risorse, condannerà quei territori ad un inesorabile declino ambientale ed agricolo, proprio quando le contingenze internazionali dimostrano l’importanza anche strategica dell’autosufficienza alimentare” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. Le recenti piogge non hanno interessato omogeneamente l’intera Penisola, latitando proprio sui territori colpiti da siccità grave.

In Puglia, questo è testimoniato dal bilancio idrico sempre più in rosso degli invasi della Capitanata: in una settimana, i volumi stoccati nei bacini si sono ridotti di oltre 5 milioni e mezzo di metri cubi, scendendo a mln. mc. 71,54 comprendendo però anche i 40 milioni del “volume morto” previsto nella diga di Occhito. E’ lecito quindi ipotizzare che, proseguendo l’attuale trend meteorologico, il grande invaso appulo-molisano esaurirà, prima della fine dell’estate, i residui 23 milioni di metri cubi d’acqua, destinati al solo consumo potabile.

Di quasi 7 milioni di metri cubi è altresì la contrazione settimanale dei volumi invasati nei bacini di Basilicata: le due più grandi dighe della regione (monte Cotugno e Pertusillo) trattengono complessivamente ben 46 milioni di metri cubi d’acqua in meno dell’anno scorso. In controtendenza è invece la crescita idrica di circa 93 milioni di metri cubi, registrata negli invasi della Sicilia durante la prima settimana di Luglio, rispetto al drammatico 2024. Le temperature record di Giugno erano state invece causa della diminuzione di quasi 20 milioni di metri cubi nelle riserve idriche regionali.

In Sardegna i territori occidentali di Nurra ed Alto Cixerri continuano a pagare l’altissimo costo della siccità estrema, che incide pesantemente su economia ed ecosistemi locali. In Abruzzo, la quota del lago di Penne si è abbassata di poco meno di 1 metro in una settimana. Nel Centro Italia continua ad aggravarsi la condizione dei laghi naturali; nel Lazio, sorvegliati speciali sono i laghi vulcanici dei Castelli Romani, dove il livello dei bacini continua ad abbassarsi sempre più rapidamente: Albano è calato di 3 centimetri in una settimana, arrivando a toccare l’altezza idrometrica di m. 1,84 (da Settembre 2023 il livello del lago si è abbassato di cm. 82); anche il piccolo lago di Nemi è calato di 3 centimetri in una settimana, perdendo cm. 24 negli scorsi 12 mesi  e cm.  73 in 4 anni, accentuando quindi il deficit.

In Umbria le recenti piogge  hanno rinvigorito i flussi dei fiumi, ma non la condizione del lago Trasimeno, che invece ha subìto una decrescita di cm. 4. Nei giorni scorsi, nubifragi hanno interessato il Sud delle Marche e tutti i fiumi della regione hanno registrato importanti incrementi di portata; gli invasi, ancora oggi idricamente ricchi (mln. mc. 47,4), continuano ad erogare acqua al ritmo di circa 1 milione di metri cubi a settimana in favore delle attività agricole.

In Toscana si segnala il considerevole aumento di portata del fiume Arno, che in una settimana ha registrato un incremento di flusso pari al 44% circa; l’Ombrone rimane invece sotto la portata media mensile, nonché il Deflusso Minimo Vitale. La distribuzione parcellizzata e di differente intensità delle precipitazioni, che hanno interessato le regioni alpine, è il motivo principale della disomogenea crescita dei livelli idrometrici nei corpi idrici dell’Italia Settentrionale.

In Liguria crescono i livelli dei fiumi Vara, Magra, Entella a Levante, mentre stabile è l’Argentina a Ponente. In Piemonte sono decrescenti le portate dei fiumi Stura di Lanzo, Stura di Demonte e Toce. In Valle d’Aosta si riducono i flussi nel torrente Lys e nella Dora Baltea (al rilevamento di Nus, mc/s 11,80 contro una media mensile di mc/s 44,20!). Le percentuali di riempimento dei grandi laghi vanno dal 41,8% del Lario (unico sotto media) al 72% del Maggiore e dal 75,7% del Benaco all’85,7% del Sebino.

Tra le regioni più colpite dal maltempo e dai fenomeni estremi in quest’ultima decade di Luglio,  il Veneto registra aumenti significativi dei flussi in tutti i principali fiumi, consentendo loro di tornare perlomeno in media con gli usuali valori mensili; gli incrementi maggiori sono quelli di Muson dei Sassi (+182%!!), Livenza (+67%) e Brenta (+35%).

In Emilia-Romagna sono in aumento i flussi soprattutto negli alvei dei fiumi Savio e Secchia. Infine, le portate del fiume Po,  pur crescendo dall’ Alessandrino al delta, rimangono largamente deficitarie rispetto ai valori storici di riferimento: Piacenza -42%, Pontelagoscuro -34%.