Roma, 6 giu. (Adnkronos/Labitalia) - “La vera garanzia del salario è da ricercare nella contrattazione collettiva che in Italia ha un grado di diffusione superiore all’80% dei settori coperti. Introdurre un salario minimo servirebbe solo a creare una concorrenza tra legge e autonomia negoziale e ad incentivare la fuga dalla contrattazione collettiva verso una regolamentazione tra privati”. Ad affermarlo è il direttore generale di Assosistema Confindustria, Matteo Nevi, che oggi è intervenuto alla Camera dei deputati in commissione Lavoro, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.“Non dobbiamo svuotare i contratti collettivi dei loro contenuti –ha proseguito Nevi – ma, anzi, come dispone la Direttiva europea, dobbiamo incentivare Il ricorso alla contrattazione. È impossibile pensare ad un salario minimo e ad una giusta retribuzione se non si trova una soluzione compiuta e in tempi brevi sulla misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali nonché dei perimetri contrattuali a cui si applicano i contratti, ancora oggi in discussione al Cnel. Il trattamento economico minimo previsto nei contratti è la prima risposta al salario minimo e c’è da anni, non bisogna inventarsi nulla. Pertanto è necessario continuare a dare seguito al testo unico sulla rappresentanza siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil”.“Se dobbiamo e vogliamo risolvere il problema del dumping contrattuale la strada non è il salario minimo, ma occorre mettere insieme una serie di interventi normativi chiari e puntuali che permettano l’emersione di tutte le differenti forme di dumping oggi presenti. Se la mia azienda svolge una specifica attività -ha continuato Nevi- non può applicare il contratto relativo ad un altro settore, anche questa è una chiara forma di dumping sul quale invitiamo il legislatore e la commissione ad una attenta riflessione”.“Dobbiamo -ha concluso Nevi- evitare che interventi generalistici come quello del salario minimo generino effetti distorsivi all’interno delle relazioni industriali che sono da sempre un elemento fondante dell’esercizio dell’autonomia negoziale del nostro Paese e che dobbiamo custodire perché segno di un percorso democratico sancito chiaramente anche dalla nostra Costituzione”.
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