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Medicina
Tumori, dai vaccini anti-Covid una cura grazie al Rna che modifica il Dna

Per la ricerca medica siamo all’alba di una nuova era. E, paradossalmente, dobbiamo ringraziare il maledetto Sars-Cov2. Il mondo scientifico è in subbuglio, si aprono scenari impensabili fino a pochi mesi fa.

Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advance rischia di far riscrivere i libri di biologia e di scatenare una vera e propria rivoluzione copernicana. La ricerca, realizzata dall'equipe guidata da Gurushankar Chandramouly dell'università americana Thomas Jefferson, ha dimostrato che le cellule umane possono convertire l’Rna in Dna. Fino ad oggi, invece, era considerato un ‘dogma’ il fatto che le informazioni biologiche nelle cellule umane si trasferissero dal Dna all'Rna per poi arrivare alla produzione di proteine. Invece no. L’Rna può intervenire per ‘riparare’ il Dna stesso.

Il commento del ricercatore Fabrizio d'Adda di Fagagna

“Tutti lo abbiamo studiato al liceo. Il Dna fa l’Rna, l’Rna le proteine. Il Dna è lo scrigno di tutti i segreti. Ora invece vediamo che l’Rna può essere usato per ‘riparare’ il Dna. Un concetto potente, rivoluzionario, che apre scenari totalmente inesplorati”

Così commenta a Affaritaliani iI il Prof. Fabrizio d'Adda di Fagagna, ricercatore dell’IFOM scienziato che ha all'attivo diversi premi e riconoscimenti internazionali e oltre 40 articoli scientifici pubblicati sulle più prestigiose riviste specialistiche internazionali, quali Nature, Nature Cell Biology e Nature Genetics. Nel 2012 è stato nominato membro dell'EMBO, la prestigiosa Organizzazione Europea per la Biologia Molecolare. D’Adda di Fagagna è anche Primo Ricercatore del CNR di Pavia, dove dirige un laboratorio dedicato allo studio del mantenimento della stabilità genomica.

“Va detto – continua Fagagna - che questo concetto si applica per una serie di eventi specifici, cioè quando il Dna si rompe. Sappiamo che il Dna è l’unico elemento di una cellula che non può essere sostituito. Ma ora scopriamo che può essere riparato grazie all’Rna. Cambia il paradigma. Il mio gruppo ha eseguito studi approfonditi sul fatto che dove si ‘rompe’ il Dna si formino degli Rna. Ma qui parliamo della sintesi di un elemento nuovo. Che apre scenari molto interessanti anche per la ricerca oncologica. L’industria biomedica lavora da anni alla ricerca su come inibire le funzioni di alcune polimerasi (proteine) che sono alla base della riproduzione di cellule tumorali. L’Rna quindi, in teoria, potrebbe essere utilizzato anche come vero e proprio ‘inibitore’. È una grande opportunità che va esplorata. Paradossalmente – aggiunge D’Adda di Fagagna – dobbiamo in qualche modo ‘ringraziare’ la pandemia che ha portato a una accelerazione incredibile nello studio del Rna. Lo vediamo con i vaccini. Stiamo comprendendo come l’Rna abbia delle potenzialità fino a ieri sconosciute. I grandi gruppi farmaceutici stanno già studiando come utilizzare l’Rna nelle terapie oncologiche e i primi successi ci sono già stati, mancano ancora i chemical trial su grandi gruppi di pazienti e la strada non sarà breve, ma si è spalancata una porta davvero importante”.

Studiando una speciale variante della polimerasi, le macchine molecolari che si occupano generalmente di riparare il filamento di Dna, i ricercatori hanno scoperto che le polimerasi teta sono anche in grado di convertire sequenze di Rna all'interno del Dna con un meccanismo simile a quello usato dall'Hiv per modificare le nostre cellule. Secondo i ricercatori, l'Rna sembrerebbe essere usato come "libro di riferimento" per ridurre al minimo gli errori eventualmente presenti nel filamento di Dna.

«Questa nuova scoperta - ha sottolineato Stefano Gustincich, responsabile scientifico del Non-coding RNAs and RNA-based all'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) - può avere un'importanza enorme in ambito medico perché i meccanismi della polimerasi sono direttamente legati alla proliferazione delle cellule tumorali e alla loro resistenza ai trattamenti. Nei prossimi anni avremo sicuramente un fiorire di nuove soluzioni contro i tumori e in tanti altri settori».

 

 

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