Tumore del fegato le nuove armi per combatterlo
Fattori di rischio, sintomi, cure. A colloquio con il Prof. Mario Rizzetto, esperto dell’Università degli Studi di Torino
Specialisti di valore nella lotta all’epatocarcinoma, il tumore maligno più frequente del fegato, si sono confrontati al Lingotto a Torino.
Fattori di rischio, sintomi, opzioni di trattamento tutte problematiche messe sul tappeto nel corso dei lavori.
Il nemico di cui stiamo parlando, il carcinoma epatocellulare, è al quarto posto come causa di morte per neoplasia maligna e, purtroppo, ha rappresentato negli ultimi anni, la terza causa di decesso (da tumore ) in una popolazione tra i 50 e 69 anni.
Nel nostro paese la stima indica che nel 2017, sono stati diagnosticati oltre 13000 nuovi casi di cancro al fegato ( il 5% dei casi maligni).
Nonostante gli importanti passi avanti fatti grazie agli sforzi della comunità medica, del mondo scientifico e delle multinazionali del farmaco c’e’ ancora molto da fare in termini di prevenzione e cura.
Ne abbiamo parlato con uno dei massimi esperti di questa problematica, il Prof. Mario Rizzetto, Professore Onorario di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Torino.
Professore quali i fattori di rischio che entrano in gioco nello sviluppo di questo tumore?
‘Certamente il più importante fattore di rischio è la cirrosi epatica. La grande maggioranza dei tumori di questo tipo si sviluppa quando l’architettura epatica è alterata per la presenza di fibrosi e rigenerazione nodulare. Ma a monte di questo è opportuno ricordare che sono fattori di rischio pure tutte le condizioni che portano alla cirrosi, come le epatiti croniche ( alcoliche, virali e dismetaboliche).
Quali sono i segni e i sintomi di questa malattia e soprattutto può dirci qualcosa sull’aspettativa di vita del paziente?
La cirrosi su cui si sviluppa l’epatocarcinoma può rappresentare solo un fatto anatomico ed essere ben compensata nella sua funzione biologica : il paziente sta bene, poi pero’ il tumore scompensa la cirrosi e si vedono per la prima volta i segni dell’insufficienza epatica, l’ascite, l’ittero o l’ipertensione portale.Se poi la cirrosi pre-esistente è scompensata il tumore aggrava i sintomi già esistenti e favorisce infezioni, denutrizione, encefalopatia e emorragia da varici. Per quanto riguarda l’aspettativa di vita questa dipende da diversi fattori quali l’evoluzione del tumore o quando viene riscontrato. Non esiste uno standard'.
Prevenzione, screening, esami a cui sottoporsi?
‘L’ecografia epatica è l’esame più importante che deve essere ripetuto da un paziente con la cirrosi ogni sei mesi. Se sviluppa in questo lasso di tempo un nuovo nodo è più facile trattarlo ed il trattamento risulta più’ efficace, anche per le dimensioni che dovrebbero essere verosimilmente ridotte’.
Quali le opzioni di trattamento sono attualmente disponibili?
‘Molteplici e dipendono dalle caratteristiche/dimensioni del tumore, dalla posizione nel fegato e dalla funzione epatica residua.
I primi approcci sono quelli percutanei ablativi con radiofrequenza , poi si passa ai chirurgici resettivi, alla chemioemobolizzazione e alla radioembolizzazione.
Infine nelle forme molto estese l’unica alternativa per pazienti con funzionalità epatica discreta è la terapia con farmaci quali il Sorafenib e il più’ recente Regorafenib utili a contenere o diminuire la massa tumorale’.
Insomma un avversario difficile ma ora si hanno molti mezzi per contrastarlo.