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Gruppo CAP, primo impianto in Italia per recupero di cellulosa dai fanghi
(Alessandro Russo)

Gruppo CAP, primo impianto in Italia per recupero di cellulosa dai fanghi

Un innovativo impianto, il primo in Italia e il secondo in Europa dopo l’Olanda, per il recupero di cellulosa estratta dalle acque reflue, destinata a essere riutilizzata per la produzione di compositi e biopolimeri nell’industria di plastica e bioplastica, e nella produzione di materiale da costruzione come l’asfalto stradale. Si trova a Truccazzano e lo ha creato Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che da tempo sta sperimentando nuovi modelli di economia circolare, per portare l’azienda pubblica verso la carbon neutrality dettata dalle direttive nazionali ed europee. “I fanghi e le acque reflue rappresentano una fonte preziosa di materie prime seconde sulle quali abbiamo previsto di investire oltre 80 milioni di euro nei prossimi 5 anni, integrando le nostre competenze con quelle di aziende italiane e internazionali in un’ottica di green e open economy, spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP.

Tutto a beneficio della comunità e del territorio: ridurre il volume dei fanghi dell’87% e le emissioni di CO2 del 40% secondo le linee guida del nostro Piano di Sostenibilità, significa ridurre i costi in bolletta e migliorare l’impatto ambientale della Città metropolitana di Milano”. Il progetto pilota avviato all’inizio di novembre presso l’impianto di depurazione di Truccazzano, Comune a nord est di Milano, durerà 5 mesi durante i quali, con la collaborazione del Politecnico di Milano, si adatterà l’innovativa tecnologia dell’olandese CirTec al processo di depurazione, testandone performance e qualità della materia prima estratta. Un progetto dai numeri importanti: ogni giorno in questa prima fase l’impianto produce 150 chilogrammi di cellulosa, che derivano principalmente dalla carta igienica, e che a pieno regime si stima diventeranno 1.000 tonnellate in un anno. La cellulosa viene estratta attraverso un sistema di multifiltraggio e poi ripulita e disidratata. Un processo che ha un impatto positivo anche sulla successiva fase di depurazione, perché le acque reflue prive di cellulosa sono più facili da trattare.

La rimozione delle sostanze inquinanti risulta così più efficace, producendo anche un risparmio energetico, a tutto vantaggio dell’ambiente. Il 2020 è stato un anno di grande impegno nelle attività di ricerca e sperimentazione per l’introduzione/individuazione di processi innovativi legati all’economia circolare. Risale a qualche mese fa l’avvio di un’altra sperimentazione, prima nel panorama europeo, per ridurre il volume dei fanghi di depurazione del 70%, adottando un innovativo processo di bioessicamento. Da un paio di anni, inoltre, la cellulosa è oggetto di un progetto di simbiosi industriale che coinvolge Novamont, leader italiano nel settore dei Chemicals, e CAP nella sperimentazione del butandiolo, elemento alla base della produzione di bioplastiche.

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