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Addio a Krieger, da Milano ha raccontato il Made in Italy al mondo
Bob Krieger

Addio a Krieger, da Milano ha raccontato il Made in Italy al mondo

Non avrei mai voluto scivere questo articolo. Perchè mai avrei pensato che Bob Krieger potesse andarsene. Bob, caro, adorato Bob. E diciamolo, negli ultimi tempi messo all'angolo proprio da quel settore, la moda, che lui aveva contribuito in modo fondamentale a far crescere e a far diventare il made in Italy famoso nel mondo che è oggi. Le sue foto memorabili resteranno nella storia alla faccia di quelle di tanti altri fotografi osannati ma che, peccato per loro, finiranno nel dimenticatoio. Krieger era unico. Anche nelle scelte. Già, perchè lui, forte della sua professionalità e competenza, a un certo punto, del mondo del fashion s'è stufato andando ad occuparsi, sempre ai massimi livelli, di ben altro. Portano la sua firma i ritratti più famosi, quelli più "usati" dalle prime pagine dei giornaloni ogni qualvolta c'era bisogno della foto prestigiosa del personaggio noto. I nomi ci sono tutti, da Agnelli a Giorgio Armani ("ci lega un'amicizia discreta", diceva) a Prada, Bill Gates, Christian Barnard, Yaki Elkann, Carlo Bo, Anita Garibaldi, Umberto Veronesi, Carla Fracci tanto per citarne alcuni.

Per il fotografo originario d’Alessandria d’Egitto (“il mio bisnonno era l’ultimo esponente del Sacro Romano Impero”), un ritratto (“rubo l’anima”) era una seduzione reciproca, un legame a vita e dove spesso nasceva un’amicizia profonda. Milano è stata la partenza e tra Krieger e la città della Madonnina c’è sempre stata un’unione profonda. Qui ha iniziato la sua carriera, ha ritrovato il cosmopolitismo della sua infanzia.

"Sono le città che fanno gli uomini. Milano mi ha condizionato, aiutato, accudito, accompagnato in questo mio percorso e penso di averla ricambiata con la divulgazione del made in Italy nel mondo. Sono stato orgoglioso il giorno in cui ho letto su Vogue America The Italians are coming, gli italiani stanno arrivando. Eravamo nel 1982”. Milano, a sua volta, gli ha dedicato mostre molto importanti. “Ricordi tra fotografia e arte” a Palazzo Reale poi alla Villa Reale di Monza e a Palazzo Morando dove era stata allestita la personale “Bob Krieger imagine. Living through fashion and music. ’60 ’70 ’80 ‘90”, 250 foto inedite degli anni in cui la moda stava esplodendo. Autore di tre copertine del Time, corrispondente del New York Times Magazine, Bob Krieger è stato uno dei protagonisti di questa travolgente stagione di successi della moda italiana planetaria, segnando un’epoca nella fotografia del costume e della moda a livello mondiale.

"Non sono più interessante per la moda perché non ho più l’età ed è un mestiere che quasi non c’è più”. All'inaugurazione della sua ultima mostra erano arrivati in tanti: Rosita Missoni, Raffaella Curiel, Gimmo e Veronica Etro, Gilda Gastaldi Rotelli, Sergio Dompè. E 30 rose bianche di Giorgio Armani. E pensare che la mamma di Bob Krieger, napoletana verace figlia di artisti, quando seppe che suo figlio voleva fare il fotografo si mise a piangere. “Mi vedeva già in piazza Duomo con i piccioni a fare foto ai turisti”, gli piaceva raccontare. La sua strada è stata ben altra. Impossibile dimenticare quel suo sorriso dolce, quei suoi modi da gran signore, l'essenza del suo essere. Bob se n'è andato lontano dalla sua amata Milano. Quella Milano che, si spera, gli aprirà le braccia al suo ritorno. Per non dimenticarlo mai, ma dedicandogli una parte, anche piccola, della sua storia eterna.

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