Milano

Alla scoperta del Borgo di Vione: un progetto che unisce storia e innovazione abitativa

Una comunità sostenibile tra storia e innovazione: Nicola Vedani racconta come il Borgo di Vione, alle porte di Milano, sia diventato un modello abitativo per famiglie italiane e internazionali

Alla scoperta del Borgo di Vione: un progetto che unisce storia e innovazione abitativa

Nicola Vedani, a capo di un progetto immobiliare di successo nel Borgo di Vione, alle porte di Milano, ha trasformato un luogo storico in una comunità abitativa unica, dove la bellezza del patrimonio culturale incontra le esigenze di chi desidera vivere in un ambiente a misura d’uomo. In questa intervista esclusiva per Affari Italiani, Vedani racconta il percorso che lo ha portato a investire in questa ambiziosa avventura, iniziata quando, in piena crisi del 2008, decise di acquisire il controllo del progetto abbandonato da un costruttore in difficoltà. Da allora, con impegno e passione, ha lavorato per restituire vita e valore a questo borgo, sviluppando abitazioni che preservano l’armonia del contesto storico e promuovono uno stile di vita più comunitario.

Nicola Vedani, lei è a capo di un progetto immobiliare di successo. Siamo a Basiglio, alle porte di Milano, dove cura la realizzazione di soluzioni abitative all’interno di un borgo storico che ancora oggi è tutelato dalle Belle Arti. Cosa l’ha convinta a crederci?
 
La decisione della nostra famiglia di investire nel Borgo di Vione arriva nel 2008, quando la crisi mette in difficoltà il costruttore che stava realizzando lì il suo progetto. Mio padre aveva acquistato da lui quattro abitazioni sulla carta, per me e i miei tre fratelli. Fu allora che la banca erogatrice del mutuo ci convocò per chiederci se avessimo intenzione di diventare titolari dell’intera realizzazione. Prima di allora avevo lavorato e lavoravo in settori molto lontani, consulenza strategica in multinazionali prima e poi nel settore industriale produzione e riciclo alluminio per le aziende di famiglia , spesso ero all’estero e non avevo esperienza da immobiliarista. Ma in quel progetto c’era qualcosa che andava oltre l’abitare. Una storia lunga mille anni e un luogo in cui l’abitare non separava, come accade quando si costruisce in verticale, ma univa, grazie allo sviluppo in orizzontale.
Un modo per avvicinare persone che vivono allo stesso livello, e non solo fisicamente.

Cosa fece?

Senza tralasciare il lavoro abituale e grazie anche all’aiuto di mio fratello Francesco, raccolsi le professionalità che già lavoravano nel Borgo e iniziammo questa nuova avventura, ben sapendo che quanti la strada fosse lunga ed in salita e che i risultati economici si sarebbero poi visti nel medio e lungo periodo, per cui bisognava armarsi di tanta passione, pazienza e voglia di fare. Avere la possibilità di gestire uno sviluppo immobiliare con un’ottica da impresa e non da “immobiliarista” sempre preoccupato del ritorno immediato, è stata la grande fortuna del Borgo perché ha permesso di adattarsi nel tempo, fare le scelte giuste e permanenti. Cominciò così la rinascita del Borgo di Vione, magico luogo in cui gli spazi garantiscono riservatezza ma diventano anche occasione per condividere. Soprattutto per le famiglie con figli: qui i bambini possono rivivere l’esperienza di gente che, come me, era bambino negli anni ‘70 e giocava nei cortili. Da padre, penso che immaginare i propri figli correre nei prati piuttosto che passare i pomeriggi davanti a una console o ad un telefonino abbia un valore inestimabile. Oggi, dei 380 residenti nel Borgo, 150 sono bambini e ragazzi. Lo considero un grande successo perché questo era il nostro obiettivo iniziale.

Per realizzare il Borgo di Vione avete tratto spunto anche da studi sociologici?

Gli studi ci dicono che la gente è condizionalmente cooperativa. Cioè si comporta in modo positivo se anche intorno ambiente è positivo e se gli altri fanno lo stesso. Cito un esempio: l’esperimento delle “finestre rotte” che fu adottato per prima a New York, dimostra come la cura genera cura e l’incuria genera incuria. In quest’ottica, noi ad esempio  facciamo coltivare le piante ai bambini perché sentano il luogo come loro. E’ poi anche vero che l’estetica educa l’etica: vivere in un luogo bello, dove si insegna ad avere cura del bello, è istruttivo e delle relazioni comuni. E consente di porsi alla stessa maniera nella vita.

Il progetto trova grande consenso tra gli “Expat”. Perché?

Il 70% delle famiglie che vive qui arriva dall’estero, spesso per incarichi di lavoro.  Scelta comprensibile, perché qui, chi vive lontano da casa trova quello che generalmente cerca: un luogo nel verde, sicuro per la famiglia, con una International School vicina, a Opera e mezzi pubblici a portata per raggiungere Milano facilmente. Abbiamo qui vicino un ospedale come Humanitas, che è tra i tre più efficienti d’Italia. Poi ci sono portineria H24, palestra, piscina e un servizio di assistenza che garantisce la risoluzione di qualsiasi problematica senza dover aspettare. L’obiettivo ultimo è permettere alle persone di “avere tempo”. Un lusso, oggi. Che la torre del campanile con l’orologio originale dell’anno 1.100 testimonia: a scandire le giornate ci sono solo le lancette delle ore. Così il tempo di qualità si dilata.

Chi viene a vivere nel Borgo di Vione compra o affitta?

Entrambe le cose. La maggior parte però compra: i prezzi partono dai 4mila euro al metro quadro. Alcuni expats prima affittano e poi comprano in un secondo momento e l’idea per loro è di tornare e trasferirsi qui definitivamente, facendo di questa la loro “home” dopo eventuali esperienze in altri luoghi del mondo. Qui abitano anche famiglie di italiani, a loro volta di ritorno da esperienze all’estero. Vi sono poi diverse famiglie che da Milano si sono trasferite sia per i costi elevati degli appartamenti in città rispetto alla qualità  e anche dopo esperienza del Covid, che ci ha costretto a vivere in casa.

Il modello della “Gated Community” del Borgo di Vione esiste anche all’estero, soprattutto in Brasile e negli Usa. Ma con qualche differenza sostanziale. Quale?

In quel caso si tratta di contesti di lusso, pensati per garantire esclusività e sicurezza. Lì vige il divieto di entrata. Noi lo abbiamo adattato, all’italiana. Perciò il Borgo di Vione, pur prestando attenzione ai servizi e alla tutela di chi ci abita, non chiude a chi vuole entrare, a patto che si identifichi. Non è un country club, ma un luogo per famiglie pensato per vivere bene e vivere meglio.

Vede qualche somiglianza rispetti ai progetti di Silvio Berlusconi di Milano 2 e Milano 3?

Ci sono somiglianze, nel senso della tutela di contesti a dimensione di famiglia. Certo Milano 2 fu una idea innovativa, di grande impatto e di fatto era una quasi città nuova. Noi siamo più un borgo, un paese, ma siamo in quel solco. Rappresentiamo una continuità ed un'evoluzione rispetto a quei progetti, con le differenze dovute ai tempi che cambiano.

Il progetto conta su 25 mila metri quadri, oltre i quali esiste un vincolo di non edificabilità. Quanto è stato costruito al momento?

Al momento due terzi della superficie complessiva sono edificati. Ma il progetto è destinato a crescere: entro la seconda metà del 2025 saranno consegnate 26 nuove villette e nel 2027 sarà ultimato un nuovo blocco con 40 unità abitative. La non edificabilità nelle aree circostanti è molto importante e dipende dal vincolo paesaggistico del parco agricolo Milano Sud, che è di fatto il vero polmone verde di Milano. Peraltro nel Borgo non vi è stato consumo di nuovo suolo perché tutte le costruzioni  sono il recupero di edifici già esistenti e fatiscenti. Diminuire la cementificazione e non crearne di nuova è importantissimo e rispetta un trend che vale per ogni Paese del mondo e dell’unione europea nello specifico: entro il 2035 la normativa impone l’obiettivo di consumo di suolo pari a zero.

Gli studenti fanno tesi di laurea su questo posto e studiano il modello che avete adottato.

Si. Sono molti che gli studenti italiani delle facoltà di Sociologia e Architettura che vengono qui per la stesura di tesi di laurea improntate allo studio di questo modello abitativo: un posto anche umanamente costruttivo, che pone le fondamenta nella contaminazione fra culture di tutto il mondo.    

link alla pagina WikiMilano del Borgo di Vione: https://www.wikimilano.it/wiki/Borgo_di_Vione

 







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