Milano
I migranti hanno la “liquidazione”. La denuncia: 500 euro a clandestino

Esiste una questione economica legata ai richiedenti asilo. Ecco come funziona
di Fabio Massa
Esiste una questione economica legata ai richiedenti asilo. C’è un lato umano, ovviamente da tenere in considerazione. Perché qui c’è carne, e sangue, e affetti, ed esperienze. Ci sono i bambini. Ma dietro tutto questo ci sono anche e soprattutto i soldi. E non solo i famosi 35 euro che per ogni aspirante profugo vengono stanziati dall’Europa. Ci sono i soldi per i bambini, chi sono le cooperative. Ci sono le realtà che con i migranti lavorano. E lavorano non gratis et amore dei, ma pagate proprio dai quei 35 euro al giorno. E che alla fine, secondo la denuncia di Pietro Tatarella, in diretta a Telenova durante la trasmissione condotta ogni lunedì da Adriana Santacroce (Linea d’Ombra, dalle 20.30 alle 23), sono pronte anche a dare la “buonuscita” a chi da richiedente asilo diventa clandestino (perché la prefettura non lo riconosce profugo), e quindi da ospita pagante diventa ospite non gradito. Tatarella, recordman di preferenze con Forza Italia nell’ultima tornata elettorale, si è spinto a dare una cifra: “Io so che ci sono associazioni e realtà che pagano 500 euro perché i richiedenti asilo che sono stati dichiarati clandestini, per i quali quindi non vengono più percepiti i 35 euro, lascino strutture che altrimenti non vorrebbero abbandonare”. Il meccanismo, secondo Tatarella, è semplice: “Se ci sono tre persone in una famiglia, prendono 1500 euro e vanno”. Peccato che magari, dopo poco, si ritrovano in mezzo alla strada, a carico del servizio che assiste i clochard e il cui costo è a carico dei milanesi.
Ora, sulla questione dei richiedenti asilo servirebbe un po’ meno buonismo e un po’ più verità. Di quelle magari molto concrete, un po’ prosaiche, stante il fatto che “milanesi brava gente” è un dato acquisito e inconfutabile, vista la capacità di accoglienza che solo qui, in tutta Italia, può far davvero inorgoglire. Le verità un po’ scomode sono che la riunione che Beppe Sala ha fatto con i sindaci è formalmente assolutamente inutile. E’ la prefettura che decide dove vanno i profughi e come vengono ripartiti. Non il sindaco di Milano né il sindaco della città metropolitana. E questo è un fatto. Ed è un fatto anche che i 19 sindaci che hanno detto sì, e quello che ha detto no, nella riunione dell’altro giorno, lo hanno detto senza alcun potere di veto. Perché se la prefettura ordina, il sindaco esegue. Che sia della Lega Nord, del Pd o della religione rastafariana. A che cosa è servita, dunque, la riunione con Beppe Sala? “A conoscersi”, commenta Marco Alparone, sindaco di Paderno Dugnano. “Anche se io ho avuto il coraggio di dire a Sala che siamo colleghi, mica che qui comanda lui. E’ importante che quando ci sediamo a un tavolo si capisca che siamo tutti sindaci, noi e lui. E non c’è uno che comanda e gli altri che eseguono”. Prefetto escluso, ovviamente.
@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it