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Bassa affluenza? Ecco di chi è la colpa. Alla politica conviene. Pure a Milano

Bassa affluenza? Ecco di chi è la colpa. Alla politica conviene. Pure a Milano

Tutti a stracciarsi le vesti per la bassa affluenza alle urne. Anche in una città che tradizionalmente partecipa nella scelta del primo cittadino, concepito come tale, e non come monarca lasciato scegliere da altri, o calato dall'alto.

Non c'è nulla di cui stupirsi, ovviamente. Perché la colpa della bassa affluenza alle urne ha due nomi. Il primo è quello di Matteo Salvini. Il secondo è quello di Beppe Sala. Sono due nomi pesanti, protagonisti della contesa che oggi  vede Milano disinteressata, stufa, abulica. Matteo Salvini ha scelto una linea comunicativa nella quale neppure era incluso il nome del candidato sindaco, arrivato alla fine di un processo di selezione che definire ondivago è poco (la parola giusta sarebbe: "farsesco"). Al povero Luca Bernardo che cosa si deve contestare? Il fatto che non sia riuscito a mettere su i cartelloni con la sua faccia? Difficile contestargli qualcosa.

La colpa è poi anche di Beppe Sala, ed è una colpa ampiamente prevedibile e pure corretta da un punto di vista comunicativo: in testa, e non di poco, ha scelto di tenere bassi i toni della campagna elettorale. Una scelta "responsabile" di moderazione, ma anche responsabile del fatto che la gara, in città, non si è sentita. Non ci sono state scivolate, sportellate, polemiche. Non c'è stato niente, proprio in ossequio al fatto che il centrodestra aveva deciso di puntare sulla forza dei partiti (peraltro, azzoppati dalle inchieste: due su due) e non sul candidato, e in ossequio al fatto che il sindaco uscente aveva deciso da mesi di fare una campagna elettorale low profile. Insomma, il clima partita non c'è stato. In più la città non ha sentito parlare di un progetto che sia uno un po' originale, non scontato, non telefonato. Case popolari? Abbiamo sentito tutto, a intervalli di cinque anni, da trent'anni. San Siro? Nessuno ha mezza idea, e nessuno a Milano ha capito se lo stadio nuovo si farà o no, e a quali condizioni. La sanità? Anche i sassi sanno che è competenza regionale, e l'ottimo andamento della campagna vaccinale ha fatto spegnere il fuoco antileghista.

Non conveniva a nessuno, dare vera battaglia. Perché alla politica conviene che la gente non voti. E infatti la battaglia non c'è stata, neanche alle urne. Non credete a chi oggi dichiara che è dispiaciuto per l'affluenza bassa. Alla politica piace l'affluenza bassa, perché controlla i voti. Perché i fedelissimi a votare ci vanno sempre. L'ultima volta a votare furono più o meno mezzo milione di persone. Questa volta meno (vedremo il dato definitivo). Se incrociamo il numero di candidati, di liste a supporto, e di candidati nelle liste, e di candidati ai municipi, si capisce che ormai un voto su tre è ancorato, fissato. Si vince portando a votare i propri elettori. In questo caso, basta portare a votare i parenti dei candidati. Non è un bel segnale né per l'Italia né - a maggior ragione - per Milano.

fabio.massa@affaritaliani.it

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    bassa affluenza elezioni







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