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Beppe Sala torna in Tribunale. Expo, appello il 17 settembre
Beppe Sala

Beppe Sala torna in Tribunale. Expo, appello il 17 settembre

Beppe Sala dovrà tornare in Tribunale il 17 settembre. Prima udienza del processo d'appello su Expo. E in quella sede dovrà dire se rinuncia alla prescrizione oppure no. Questo, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, è il fatto.

Un fatto che però rende più lampante il problema. Che è un problema grosso, immenso. Beppe Sala prima di essere un politico, e dunque criticabile per motivi ideologici o pratici, logici o illogici, è stato un manager di successo. E il suo più grande successo, riconosciuto da tutti, è stato dapprima tirar fuori dal pantano le Esposizioni Universali, finite nelle sabbie mobili di una politica irresponsabile, e poi farle diventare il motivo di volano di Milano. Se Milano è stata "the place to be", il luogo ideale, almeno fino a prima del Coronavirus, è stato in parte anche per l'impresa di Beppe Sala con Expo. Tuttavia, secondo i giudici, per conseguire questo successo, Beppe Sala ha dovuto firmare due documenti retrodatati. Qualcuno ci ha guadagnato? Stando alla sentenza di primo grado, assolutamente no. Qualcuno è stato danneggiato? Stando alla sentenza di primo grado, parimenti no. Tuttavia per il tribunale l'errore è stato fatto, e dunque c'è da prenderne atto e comminare una pena che - a detta di tutti - sembra quasi una medaglia al valore. Già fin qui siamo nel campo del paranormale: una giustizia talmente ingiusta da condannare uno che dovrebbe essere premiato. Esattamente come fecero in primo grado con Christian Malangone, attuale dg del Comune, poi giustamente assolto in secondo grado.

Ma visto che a un assurdo segue l'altro, il sindaco ha dovuto ricorrere in corte d'appello. Per provare a ottenere un'assoluzione da una sentenza che pare una medaglia al valore, e levarsi di dosso anche quella condanna che pare una medaglia al valore. Ma per farlo, deve rinunciare alla prescrizione. E rischiare di essere condannato una seconda volta. Perché - stando ai rumors di Palazzo di Giustizia - la sentenza così com'è stata scritta dal primo giudice è difficile ribaltarla per un secondo tribunale. In fondo, su tutto, rimane la domanda: perché da cinque anni quasi sei la giustizia italiana, e dunque tutti noi visto che viene amministrata in nostro nome, stiamo processando un uomo che ha fatto palesemente il suo dovere e pure qualcosa di più?

fabio.massa@affaritaliani.it

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