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Milano Città Stato
Cittadini e Città Stato. Cosa Milano può imparare da altre metropoli
Città Stato

di Andrea Zoppolato


Parlando di Milano Città Stato occorre capire cosa significa e quali sono i principali riferimenti nel presente e nel passato. Si inaugura una nuova rubrica dedicata allo studio delle città stato per capire cosa Milano può imparare dall’esempio degli altri. Ecco il primo articolo.


Si potrebbe dire che esistono tanti modelli di città stato quante sono le città stato che esistono e che sono esistite nel mondo. Una delle caratteristiche della città stato è infatti quella di adattarsi fortemente al luogo in cui si applica. In generale le città stato possono essere di due tipi:

1. Città che costituiscono una nazione indipendente, come il Principato di Monaco, Singapore o Città del Vaticano.


2. Città che sono parte di uno stato sovrano, come Berlino, Vienna o Hong Kong.

Milano apparterrebbe al secondo gruppo, con un modello di autogoverno da esercitare all’interno di uno stato nazionale. Non c’è in questo caso alcuna istanza secessionista, anzi. Si tratta di un governo che può rinforzare una parte dello stato, l’area della città stato, e stimolare le altre parti a dotarsi di un sistema più efficiente di organizzazione del territorio.
Milano citta stato non si limita all’autonomia politica ma si estende anche a tutti gli ambiti del vivere civile. È più simile a una rivoluzione di pensiero, che trasforma il ruolo del cittadino e quello del governante. Non solo. Si applica anche all’economia, alla cultura, alla formazione e ai rapporti con il resto del mondo. Questo perché il centro attorno a cui si costruisce l’assetto di Milano città stato è il cittadino: modificando il ruolo e lo scopo del suo vivere nella comunità tutto il resto viene modificato per conseguenza.

NELLE NOSTRE COMUNITA’, CHI E’ IL CITTADINO E QUAL E’ IL SUO RUOLO? 
Il cittadino moderno nasce nell’XI secolo, in un’epoca segnata dal successo delle città stato italiane. Con la formazione dei comuni si definì cittadino che risiedeva all’interno delle città. Da allora cittadino ha un significato geografico, esprime la presenza permanente in un luogo.
Cittadino è chi vive in città, così lo si intende da secoli. È una definizione chiara e semplice, specie in un mondo in cui gli spostamenti erano limitati ed il principio territoriale era assoluto: era assai difficile esercitare attività al di fuori della propria città e la gran parte delle relazioni di ognuno erano tra le mura cittadine.


Su questo concetto di civis si è costruito l’apparato organizzativo delle città che perdura fino ai giorni nostri. Il “cittadino per luogo” è un soggetto passivo nella gestione del bene comune: è passivo nel senso che il suo ruolo deriva dal semplice fatto di stare in città e il suo potere consiste nel votare il sindaco.
In una città fatta di persone unite unicamente dal fatto di abitare nello stesso luogo, tutti i poteri sono delegati agli amministratori. È curioso che il cittadino nasce come evoluzione del suddito, mentre oggi sembra più simile a un suddito che a un soggetto attivo.

Dopo un millennio di stasi, è giunto il momento di rivedere il ruolo del cittadino e il suo potere verso l’autorità, non solo nel nostro paese.
La società è profondamente cambiata da quella di inizio Rinascimento. Oggi il luogo non è più un limite all’azione, anzi. Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni hanno reso possibile svolgere i propri affari da qualunque parte del mondo, entrando in collegamento con chiunque e spostando beni e risorse ovunque in tempo reale. Da elemento fondante, il luogo dove si vive è diventato una situazione, un elemento che incide sempre meno sulle scelte del singolo. 
Ai giorni nostri il luogo sta diventando un fattore relativo, ma non è solo questo a essere cambiato. Ogni settore appare rivoluzionato dalle innovazioni tecnologiche. Come i media che hanno reso possibile a chiunque di arrivare a qualunque tipo di informazione a costo zero e a comunicare potenzialmente con il mondo intero senza muoversi di un passo.
Tutti i cambiamenti che hanno investito le nostre società sono caratterizzati dall’aver consegnato all’individuo un potere che prima non aveva. Mai una persona ha avuto tanto potere di azione come ai giorni nostri. Eppure questo processo che ha reso protagonisti gli individui di tutto il mondo non ha ancora investito il sistema politico.

Esiste una nuova consapevolezza e si sono moltiplicate le forme di comunicazione, di collaborazione e di accesso alle informazioni, che consentono a ogni persona di avere tutti gli strumenti per poter agire anche in campi in cui un tempo era necessaria la delega totale. In un mondo così trasformato sembra difficile accettare a lungo un ruolo del cittadino che è rimasto ai tempi del medioevo, salvo la concessione del diritto di voto da esercitare periodicamente.
Al di là del momento delle elezioni, tra un cittadino delle antiche città medievali e uno di oggi ci sono poche differenze, se si considerano diritti e doveri nei confronti dell’autorità: il cittadino è oggetto dell’autorità oggi come allora e non ha doveri particolari verso la comunità, che non siano quelli del pagare le tasse e del rispettare la legge. Occorre dunque ripensare un modello civiltà che si basi su un nuovo civis, soggetto attivo di diritti e doveri in linea con le opportunità del mondo contemporaneo.

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