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Confimi Industria: 10 proposte per rilanciare l'economia
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Confimi Industria: 10 proposte per rilanciare l'economia

IMPRESE-LAVORO.COM - Roma – All’inizio della Fase 3 Confimi Industria pone all’attenzione della politica alcuni punti per il rilancio delle attività economiche. Pur riconoscendo una pluralità di misure utili, ha stilato un decalogo di azioni prioritarie per la sopravvivenza e la ripartenza dell’industria manifatturiera e dell’impresa privata italiana. Eccoli.

1) 57. I provvedimenti d’urgenza pubblicati sulla GU in materia di Covid 19. A questi vanno aggiunte circolari di Ministeri, Agenzie, INPS e INAIL e tutte le Ordinanze delle Regioni e Province autonome. Il momento non è facile ma troppa è la confusione. Occorre disegnare un piano di rilancio industriale partendo da una struttura di esperti, composta da imprenditori e qualche economista, da personalità che anno lasciato il segno nella loro attività creando lavoro e ricchezza per il Paese, per programmare investimenti concreti e utili.

2) 15%. Il valore degli appalti delle grandi opere sul PIL. Occorre definire un piano nazionale di infrastrutture e opere pubbliche, per la mobilità stradale, ferroviaria, aeroportuale e portuale. Si ponga attenzione al Mediterraneo. Siano nominati dei commissari per le grandi opere.

3) Occorre abolire la burocrazia amministrativa. Si proceda con autocertificazioni e controlli ex post. Si faccia un più ampio e deciso uso degli istituti del silenzio assenso.

4) Occorre diminuire le tasse sul lavoro e sull’energia elettrica per chi esporta, per rendere i prodotti più competitivi sui mercati internazionali.

5) 400 miliardi di garanzie messe a disposizione dal Governo per l’emergenza economica. Ma nell’impossibilità di finanziare le imprese in difficoltà con investimenti a fondo perduto, si porti la restituzione dei prestiti a 20 anni.

6) E’ necessario spostare il pagamento delle imposte a settembre 2021.

7) Il marchio “Made in Italy vale 100 milioni di dollari. Dobbiamo tornare a comprare italiano. E proteggere il manifatturiero europeo introducendo dazi su tutti quei prodotti venduti in dumping da paesi che, per farlo, non rispettano i propri lavoratori e l’ambiente. Ambasciate e consolati lavorino per il contrasto alle frodi del Made in Italy.

8) Nelle missioni istituzionali all’estero siano coinvolti attivamente – anche nelle fasi preliminari – le Pmi manifatturiere e non solo le grandi aziende partecipate.

9) Sono 250 le imprese che ogni giorno chiudono per non riaprire più. E sono soprattutto le neonate a chiudere. Siano azzerati gli adempimenti per chi apre una nuova impresa fino a cinque addetti e gli sia concesso un tempo congruo (1, 3, 5 anni) per adeguarsi agli obblighi burocratici.

10) Si introducano nuove soluzioni per la liquidità delle imprese: nuovi strumenti del factoring, compensazioni multilaterali fra creditori e debitori attraverso la fatturazione elettronica.

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