Coppia dell'acido, il padre di Savi: "Mio figlio non aveva più le pupille" - Affaritaliani.it

Milano

Coppia dell'acido, il padre di Savi: "Mio figlio non aveva più le pupille"

Andrea Magnani, considerato dalla Procura di Milano il 'basista' per le aggressioni con l'acido, sostiene che Martina Levato, dopo avere sfigurato al volto Pietro Barbini, disse che il ragazzo "se lo meritava e, anzi, si meritava ben di peggio". Le affermazioni di Magnani sono state rese durante il controesame a cui il bancario viene sottoposto oggi nel processo a carico di Alexander Boettcher. "Le chiesi cosa aveva fatto di male quel ragazzo - ricorda Magnani a proposito dell'agguato al 22enne avvenuto il 28 dicembre 2014 - Ci sono tanti modi per ferire una persona, anche verbalmente. Lei rispose che se lo meritava e, anzi, si meritava ben di peggio. Poi fece delle minacce a me, ai miei genitori, a mia moglie e quando le chiesi perche' proprio Barbini e non un'altra persona, mi disse 'non vorrai mica che restino ricchi in giro'".

savi 03Stefano Savi affronta Alexander Boettcher (dall'udienza del 16 setttembre)Guarda la gallery

Il presunto complice di Martina Levato e Alexander Boettcher, si e' definito "pentito" nel processo a carico del broker di origini tedesche. Durante il controesame in corso davanti ai giudici del Tribunale di Milano, rispondendo alla domanda di un legale che gli chiedeva se si fosse pentito dell'aggressione con l'acido a Barbini, Magnani ha risposto: "Si', certo, perche' si e' rovinata la vita a un ragazzo. Io non l'ho mai conosciuto, non so quanti anni abbia, ma stiamo parlando di un ragazzo in crescita che voleva andare a studiare a Boston. Si e' rovinata anche la vita alla sua famiglia". A quel punto, il legale gli ha domandato se lo stesso valesse per Stefano Savi, l'altro giovane rimasto sfigurato dall'acido: "Si', vale anche per Savi", sono state le parole di Magnani. In questo processo, Magnani viene sentito come testimone-imputato di reato connesso.

"MIO FIGLIO STEFANO NON AVEVA PIU' LE PUPILLE"/ "Da quel giorno, quando Stefano busso' alla porta, siamo stati catapultati in un incubo. Era in condizioni tragiche, aveva i vestiti sciolti, il volto del colore di questo pavimento (verde, ndr) e quasi non si vedevano piu' le pupille". Alberto Savi, il papa'  di Stefano, il 26enne sfigurato con l'acido, racconta ai giudici com'e' cambiata la vita della sua famiglia dopo l'agguato al figlio, nel processo a carico di Alexander Boettcher. "Vi lascio immaginare quello che ho provato - prosegue Savi, sentito come teste - ho cercato di soccorrerlo mettendolo sotto il rubinetto dell'acqua fredda, la mia preoccupazione in quel momento erano soprattutto gli occhi". Savi spiega di aver chiamato un amico medico che gli ha suggerito di portare il figlio subito al Fatebenefratelli perche' e'¨ un ospedale "specializzato nella cura degli occhi". Al pm Marcello Musso che gli ha domandato se avesse trovato una ragione del perche' di quello da lui definito "il male assoluto", il pape'  della vittima ha spiegato di aver chiesto tante volte a Stefano, senza riceverne una risposta, se avesse litigato con qualcuno in passato. "Un giorno lui mi ha detto 'dimmi cosa vuoi sentirti dire che te lo dico e cosi' sei contento'". "Stefano - ha aggiunto - era un ragazzo poco studioso (sorride, ndr), aveva una vita normalissima, non si e' mai ubriacato, non ha mai preso droghe, non ha mai litigato con nessuno. Ora e' cambiato tutto, per lui e per noi che lo seguiamo in questo cammino. Conosco la maggior parte dei suoi amici, tutta gente per bene che viene a cena da noi". Davanti al Tribunale ha deposto anche Luca Savi, il fratello gemello di Stefano. I due hanno anche una sorella che e' stata seduta e ha confortato il ragazzo durante tutta l'udienza. Luca ha rievocato la mattina in cui vide il gemello "gocciolante di una sostanza che non capivo cosa fosse" e i tentativi di pulirlo dall'acido. "Stefano era, anzi e', un ragazzo tranquillo, che si fa voler bene. Da allora la nostra vita e' stata devastata".

"NON STUDIO PERCHE' NON VEDO QUASI PIU'"/ "La mia vita e' cambiata, non studio piu' perche' non ci vedo quasi piu', con un occhio non vedo e con l'altro vedo poco e ho subito 12 trapianti di pelle". Stefano Savi, il giovane sfigurato con l'acido, racconta cosi' nel processo ad Alexander Boettcher le sue sofferenze dopo l'aggressione di cui e' stato vittima il 2 novembre 2014. "A lanciare l'acido fu "una persona piu' bassa di me, forse alta un metro e ottanta, ma non so dire se l'aggressore fosse uomo o donna. Dopo l'aggressione, continua, "cercai di tirare un calcio e intanto la sostanza oleosa mi era entrata in parte in bocca. Non ci vedevo piu', ho provato a pulirmi gli occhi con dell'erba strappata dal giardino".

PARLA ALEXANDER: "MAGNANI MENTE"/ "E' falsa la circostanza che Magnani si procuro' le bruciature alle mani aiutandomi in lavori a casa mia". Alexander Boettcher ha reso dichiarazioni spontanee nel processo per una serie di aggressioni con l'acido, prendendo posizione contro il suo presunto complice, Andrea Magnani. Quest'ultimo aveva spiegato ai giudici durante il controesame di oggi che aveva le mani rovinate da alcune bruciature, dopo l'arresto di Alexander e Martina Levato il 28 dicembre 2014, perche' uso' acido "per lavori a casa di Alexander". Ma il suo ex amico ha definito "falso" questo racconto. Boettcher si e' poi soffermato sul suo intervento la sera del 19 maggio 2014, quando Martina lo chiamo' perche' diceva di aver subito una tentata violenza sessuale. Secondo l'accusa, la studentessa quella sera cerco' di evirare Antonio Margarito. "Racconto' di uno stupro che aveva subito da lui anche l'estate precedente, era molto scossa", ha affermato Boettcher.

PER I SERVIZI SOCIALI ALEX E MARTINA POSSONO VEDERE IL FIGLIO/Semaforo verde intanto per Martina Levato e Alexander Boettcher: l'indicazione contenuta nella relazione dei servizi sociali del Comune di Milano pare consentire alla coppia, arrestata per le diverse aggressioni con acido di cui si è resa protagonista, di vedere il figlio nato a Ferragosto. In attesa della decisione del giudice sull'affidamento in adozione del piccolo.








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