Milano
Coronavirus, Fontana: "A febbraio i protocolli ci impedivano i tamponi"

Il governatore lombardo Attilio Fontana ripercorre le settimane che hanno preceduto l'emersione della pandemia di Coronavirus
Coronavirus, Fontana: "A febbraio i protocolli ci impedivano i tamponi"
"A febbraio disponevamo di protocolli che di fatto impedivano lo svolgimento di indagini per accertare la contagiosita' tramite tamponi, tranne per le persone che avevano fatto un viaggio in Cina o che avessero avuto rapporti dirette con persone provenienti dalla Cina". Lo dice il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana intervistato oggi dal direttore di Tgcom24 Paolo Liguori, commentando le dichiarazioni del direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano Giuseppe Remuzzi sulla circolazione del virus molto prima di febbraio e studi che rilevano l'esistenza di ceppi di coronavirus in Lombardia.
"E' chiaro che queste indagini riescono a farci capire cosa e' successo in quei giorni e cosa noi avevano cercato di anticipare: insieme ai colleghi Zaia e Fedriga a inizio febbraio avevamo chiesto che tutti i soggetti che rientravano dalla Cina fossero sottoposti a una sorta di quarantena e analisi per cercare di capire se fossero portato di virus". Questi due dati per Fontana "dimostrano come da parte di qualcuno ci fosse una certa attenzione e dall'altro lato, come fossimo con le mani nude per combattere contro questo virus"
"Uno dei gravi handicap con cui ci siamo dovuti confrontare e' il fatto che nessuno di avesse detto di predisporre un magazzino pieno di dispositivi con mascherine e camici per consentire di avere un rapporto diretto con i malati. Noi non lo sapevano, anzi erano stati mandati in Cina milioni di questi dispositivi per aiutare le autorita' cinesi", ha aggiunto il governatore lombardo ripercorrendo le prime drammatiche fasi dell'emergenza coronavirus a febbraio. Ricordando che all'epoca era in vigore "un protocollo che imponeva di fare i tamponi solo ai sintomatici", il governatore lombardo dice: "Noi lo abbiamo disatteso, e abbiamo iniziato a fare tamponi a tutti coloro che fossero entrati in rapporto con i malati, e a un certo punto il Governo di disse: 'No, non potete, dovete sospendere'". Intanto, continua, "i malati erano cosi' gravi che non potevano essere piu' curati a casa ma dovevano essere ricoverati perche' avevano bisogno di una assistenza di terapia intensiva e pre-intensiva, perche' necessitavano dell'ossigeno". Da qui, aggiunge Fontana, "e' iniziata la corsa agli ospedali e ai pronto soccorsi che si trovavano sommersi".