Coronavirus, la responsabilità di una generazione nel momento della riapertura - Affaritaliani.it

Milano

Coronavirus, la responsabilità di una generazione nel momento della riapertura

Fabio Massa

L'emergenza Coronavirus è per la società un'occasione per trovare nuovi equilibri. Una rivoluzione che sarà guidata dalla generazione dei 30-45enni

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Ora, abbiamo una occasione irripetibile. Fa bene il sindaco Beppe Sala a dirlo: bisogna pensare alla riapertura. Però, non lasciando tutto come prima. Come al solito il primo cittadino insiste sull'ambiente e poi sull'equità sociale e la salute. Aggiungo io, ma non è una genialata, ancor più telelavoro da una parte e occasioni di socialità intelligente e non fordista dall'altra. Bisognerebbe uscire di casa non solo per tirar la lima, ma per aprire il cervello. Non ci serve la catena di montaggio ma lo smart thinking, oltre allo smart working. Ci serve anche premiare, per usare il francese, chi si è fatto il culo durante la crisi. E non parlo solo delle infermiere e dei medici, ma anche - in ordine sparso - dei tanto vituperati camionisti che hanno rifornito i supermercati, delle cassiere (e vergogniamoci, quando diciamo alle nostre figlie: non vorrai mica fare la cassiera da grande), degli scaffalisti, di tutti quelli che ci hanno garantito di sopravvivere chiusi nelle nostre case, mangiando e bevendo mentre loro andavano fuori a rischiare la pelle, senza riposi. Ecco, secondo me bisogna assegnare a loro l'Ambrogino e la Rosa Camuna, i due premi locali più importanti. Premi collettivi, e magari anche qualche tutela in più da parte dei padroni del vapore, appoggiati dai vertici politici di tutti i colori.

Adesso, considerato che gli scienziati cercano gli errori e cambiano i fattori per risolvere i problemi, è indubitabile che abbiamo una enorme occasione per cambiare questa società. E' una occasione che non ci siamo conquistati, ce la troviamo là davanti. E un'ulteriore occasione per cambiare i fattori e risolvere i problemi ci viene dalla riapertura scaglionata per età: sarà inevitabile, secondo gli esperti. Se la politica li ascolterà avremo i "giovani" che sono meno a rischio coronavirus in giro per le strade, pur con tutti i dispositivi di sicurezza, e chi è più anziano, che è ampiamente più a rischio, ancora chiuso in casa. Spesso ci si lamenta, la mia generazione si lamenta, di non avere le redini, di non poter guidare il gioco. Un paese per vecchi, abbiamo sempre detto. Ecco, considerato che i nostri "vecchi" saranno chiusi in casa, forse è bene che ci prendiamo le nostre responsabilità. Siamo una grande generazione, noi tra i 30 e i 45 anni. Senza tanti roboanti proclami e rivolte di piazza, senza menate sul '68, siamo transitati attraverso il terrorismo, attraverso una crisi economica senza precedenti, attraverso la riforma radicale del mondo del lavoro verso la precarietà, e ora attraverso una pandemia devastante per le nostre economie. Giovanilismo? No. Ci è capitato, come ci capita adesso una opportunità. La nostra è la generazione dell'understatement. Siamo là, schiacciati tra le tante chiacchiere di quelli che portavano i pantaloni a zampa e il sopracciglio alzato dei reduci della primissima repubblica. Per questo ci accusano di essere poco politici, di non avere elaborazione, di non avere approfondimento. Eppure, tanto per dirne una, le reti che oggi usiamo, e grazie alle quali stiamo sopravvivendo, sono state costruite e sono gestite dalla nostra generazione. Occorre avere l'orgoglio, senza mettere da parte nessuno, di avere la consapevolezza che non saranno mammina e papino a ricostruire tutto. Ma noi. Perché loro saranno chiusi in casa. E noi, appunto, abbiamo una grandissima responsabilità.

fabio.massa@affaritaliani.it








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