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Milano
Covid, gli scienziati evocano il lockdown: "A Milano situazione esplosiva"

Covid, gli scienziati: "A Milano situazione esplosiva, queste misure non bastano"

Per il Covid "la situazione e' esplosiva, specialmente a Milano e a Napoli": e' l'avvertimento dell'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, che in un'intervista al Fatto Quotidiano ha invitato a "intervenire presto, per evitare il punto di non ritorno". Per Galli, firmatario di un appello alle istituzioni con altri colleghi, le misure varate dal governo non bastano: "Occorre agire adesso, con misure energiche ma ancora sostenibili". "Solo immediati provvedimenti rigorosi circoscritti agli ambiti territoriali piu' critici possono evitare in un prossimo futuro generalizzati provvedimenti restrittivi di difficile sostenibilita'", viene affermato nell'appello. "Tutti coloro che possono lavorare o studiare da casa, siano messi nelle condizioni di farlo da subito", si legge ancora nel documento, "nelle aree in cui non fosse possibile gestire in modo adeguato i trasporti si attui subito la didattica a distanza per scuole superiori e universita'; si valuti rapidamente ove necessario il blocco delle attivita' ludiche e ricreative, in aggiunta agli stop gia' decisi e alla massiccia attivazione dello smart working".

Il report in Regione: scenari da lockdown

Anche per Fabrizio Pregliasco, virologo e embro de Cts lombardo, il coprifuoco dalle 23 alle 5 potrebbe non essere sufficiente ad arginare il contagio a Milano. Molto preoccupanti, come riporta il Fatto, sarebbero i contenuti del Report sintetico Covid nuovi casi del 15.10.2020 discusso in Regione già venerdì, in cui si parla di crescita esponenziale di contagi e di ricoveri. Scenari da nuovo lockdown, anche se la politica intende non doversi trovare di nuovo in tale situazione. Nella ricostruzione del Fatto, il solo sindaco di Bergamo Giorgio Gori avrebbe espresso chiaramente la richiesta di misure più radicali e restrittive. Entro fine mese potrebbero essere 4mila i ricoverati nei reaprti Covid lombardi, con terapie intensive a quota 600

Pesenti: "In Lombardia possiamo arrivare a 1400 posti in terapia intensiva"

Sul fronte delle terapie intensive ha parlato invece ad Agora, su Rai Tre, Antonio Pesenti, direttore della Rianimazione del Policlinico di Milano e coordinatore dell'unità di crisi per le terapie intensive della Regione Lombardia: "Abbiamo una grande riserva di posti. Penso che noi in Lombardia possiamo arrivare a 1.400 posti di terapia intensiva. Sarebbe una scelta molto difficile, emergenziale, dedicarli tutti al Covid come abbiamo fatto a marzo. Per fare questo bisogna bloccare tutta l'attività degli ospedali. Come sappiamo ci sono anche altri malati".

La rianimatrice di Codogno: "Non ci aspettavamo un ritorno cosi vasto ad ottobre"

"Il timore della seconda ondata c'era e negli ospedali ci siamo organizzati: non ci aspettavamo però una diffusione del virus così vasta e già in ottobre. Registro una sottovalutazione collettiva delle conseguenze e una difficoltà individuale ad adeguare i comportamenti: se la curva dei contagi non si abbassa, il sistema sanitario può collassare". Annalisa Malara, intervistata dal quotidiano La Repubblica, è tra le personalità che Sergio Mattarella ha premiato per essersi distinte durante la prima esplosione del coronavirus. Il 20 febbraio, rianimatrice di turno a Codogno, ha infranto i protocolli per scoprire il 'paziente 1' in Italia. "Purtroppo - è il suo allarme - la percezione di quanto è successo e di ciò che può accadere, non c'è. Troppa gente vive come se avessimo vaccino e cure. Si beve e si mangia per le strade in compagnia, senza distanziamento e mascherine. Le terapie intensive saranno travolte. Urge un salto di qualità nella responsabilità personale, non solo dei giovani". A preoccuparla è "La riesplosione anticipata del contagio e i numeri degli infetti nelle regioni meno colpite in primavera. Senza tracciamento, gli spostamenti innescano drammatici picchi di decessi. È il momento di rinunciare anche a libertà fondamentali". Il ritorno in scuole, aziende e uffici "coincide con la riesplosione dei contagi. Gli anziani ora sono più protetti: distanziare gli altri, se la priorità resta la vita, è necessario", conclude.

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