Milano
Tutela delle Vittime di Reato, parla Elisabetta Aldrovandi. L'intervista

Barbara Ciabò ha incontrato il Garante della Regione Lombardia per la Tutela delle Vittime di Reato
Il 25 novembre si è celebrata la “Giornata Mondiale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne”, una ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di sollecitare l’attenzione pubblica sulle violenze che subiscono milioni di donne in tutto il mondo. Giusto per ricordare quanto sia grave il fenomeno basti pensare che il 31% delle donne del mondo dai 16 ai 70 anni ha subito nel corso della propria vita violenza fisica o sessuale. Una strage continua anche in Italia dove oltre 100 donne ogni anno vengono uccisa da uomini. Agli omicidi si aggiungono violenze quotidiane (spesso non denunciate) e dai dati Istat emerge che solo in Italia siano quasi 7 milioni le donne che abbiano subito qualche forma di abuso.
Ne parliamo con l’avvocato Elisabetta Aldrovandi eletta dalla Regione Lombardia lo scorso aprile “Garante per la Tutela delle Vittime di Reato”.
Avvocato, innanzitutto, che compito ha il Garante Regionale per la Tutela delle Vittime di Reato e come mai questa figura è stata istituita solo in Regione Lombardia?
Si tratta di un’autorità indipendente istituita a sostegno delle persone vittime di reato affinché ne vengano riconosciuti i legittimi diritti ed interessi secondo i principi della direttiva europea 29/2012.
Si tratta di garantire alle vittime di reato le norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione.
Purtroppo in Italia questa figura, al contrario di quella del Garante dei Detenuti, non è stata istituita in tutte le regioni italiane ma l’auspicio è quello che ciò possa avvenire nei prossimi anni”
Chi si può rivolgere a lei e attraverso quali canali?
Tutti i cittadini italiani e non, residenti in Lombardia che abbiano subito un reato possono rivolgersi al Garante per la Tutela delle Vittime. Possono farlo per ricevere informazioni sulle modalità e sugli organi competenti per la loro tutela.
Potrebbe indicarci in che modo è possibile contattare il Garante e spiegarci che tipo di supporto può essere ricevuto dalle vittime di reato?
Basta rivolgersi al numero 02.6782878 della Regione Lombardia per contattarmi direttamente ed essere supportati per istanze e segnalazioni. Il Garante sostiene la vittima di reato innanzitutto indicando gli interlocutori più adeguati per seguire il singolo caso.
Non è un magistrato, non è un politico e non svolge la funzione di avvocato ma può consigliare le iniziative da intraprendere per far valere le proprie ragioni e interviene anche segnalando i mal funzionamenti, le inefficienze, i ritardi e gli eventuali abusi commessi a discapito delle vittime. Inoltre segnala alle autorità competenti condotte lesive e violazioni dei diritti delle vittime di reato anche nei casi in cui le misure adottate non risultino adeguate alla tutela della vittima stessa.
Il 25 Novembre in occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne lei ha organizzato un’importante tavola rotonda in Regione Lombardia in cui si è parlato in modo approfondito anche della nuova Legge 69/2019 (Codice Rosso) che riguarda la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare per combattere questa piaga che riguarda la vita di tantissime donne in tutto il mondo?
E’ necessario innanzitutto sostenere le donne in modo tale che nessuna abbia mai paura di denunciare un abuso che subisce.
La nuova legge Codice Rosso parte innanzitutto da questa esigenza. I dati statistici ci parlano di una forma molto pesante di reticenza da parte delle donne a denunciare abusi subiti per vergogna ma anche per paura di non essere credute, per mancanza di fiducia nelle autorità e per il timore di ritorsioni.
La riforma prevede tempi più rapidi per il processo e pene più severe ma ci sono problemi applicativi dovuti innanzitutto alla carenza di organico negli uffici giudiziari.
Da quando è stata istituita la legge 69/2019 sono aumentate in modo esponenziale le denunce.
A Milano siamo arrivati fino a 50 denunce al giorno e la Polizia ha l’obbligo di segnalare tutti i casi al Pubblico ministero che deve sentire le vittime entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Se questa da una parte è la dimostrazione che la legge funziona dall’altra crea una serie di problemi organizzativi rappresentati dalla mancanza di fondi, personale e corsi specifici di formazione.
Purtroppo gli uomini delle forze dell’ordine e i magistrati sono oberati di lavoro e operano in carenza di organico. Quindi risulta impossibile selezionare fra le varie denunce i casi davvero urgenti.
Quali iniziative lei intende intraprendere in Lombardia per migliorare la situazione delle vittime di reati di genere?
Stiamo procedendo innanzitutto ad una mappatura delle Associazioni e dei Centri Antiviolenza della Regione Lombardia. Lo scopo è quello di creare un tavolo di lavoro in cui si possa delineare un protocollo generale che rappresenti un modus operandi condiviso da tutti gli operatori del settore. La nascita di un protocollo unico per rendere organico il tipo di intervento posto in essere dalle varie associazioni che si occupano di violenza di genere sarà quindi il prossimo obiettivo.