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Genovese chiede di andare ai domiciliari per curare la tossicodipendenza
Alberto Genovese

Genovese chiede di andare ai domiciliari per curare la tossicodipendenza

Ha chiesto di essere scarcerato e di andare ai domiciliari in una struttura terapeutica per curare la sua tossicodipendenza Alberto Genovese, l'imprenditore che e' in carcere a San Vittore dal 6 novembre scorso dopo l'arresto per violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona e droga. Il 43enne, il 10 ottobre scorso - secondo la ricostruzione della squadra Mobile - ha violentato e seviziato per 20 ore una 18enne nel suo appartamento vista Duomo, chiamato 'Terrazza Sentimento', dopo un festino a base di alcol e droga. Gia' nell'interrogatorio di garanzia il 'mago delle startup' aveva parlato della sua tossicodipendenza, dicendo di non riuscire a controllarsi e di 'non capire cosa e' legale e cosa no', quando e' sotto l'effetto di stupefacenti. Ora tocca al gip Tommaso Perna decidere sulla misura cautelare.

Secondo quanto appreso, l'imprenditore ha chiesto di essere messo ai domiciliari in una struttura comasca, 'Le Betulle', specializzata nella cura della tossicodipendenza. Scontato il parere negativo della procura di Milano - con le pm Rosaria Stagnaro e Maria Letizia Mannella (aggiunta) - che e' chiamata a esprimersi entro domani sulla richiesta inoltrata al gip dalla difesa dell'imprenditore. Gli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, nei giorni scorsi, avevano anche chiesto una perizia sugli audio delle telecamere a circuito chiuso del mega appartamento di Genovese, per verificare se le registrazioni potessero contenere il consenso della vittima al rapporto sessuale con lui. Su questo aspetto la Procura ha gia' dato parere negativo, poiche' le tracce disturbate, soprattutto delle altre stanze, oltre a quella padronale dove e' avvenuta la violenza, potrebbero prestarsi a interpretazioni. Ora il gip Perna dovra' decidere su entrambe le richieste della difesa.

"Ultimamente" in carcere Alberto Genovese ha mostrato un "umore deflesso", cioe' depresso, ma senza sintomi di una "patologia psichiatrica maggiore". Si sarebbe espresso cosi' - da quanto appreso - il servizio psicologico del carcere di San Vittore rispetto all'imprenditore, fondatore di Facile.it (da cui e' uscito nel 2014) in cella da novembre dopo l'arresto per sequestro di persona e violenza sessuale, lesioni e droga. Il 43enne comunque, prima dei fatti, non avrebbe avuto alcun contatto "con i servizi di assistenza alla tossicodipendenza", si segnala ancora.

 Il comportamento in carcere di Genovese sara' rilevante per il gip di Milano, Tommaso Perna, chiamato a decidere sull'istanza di scarcerazione presentata dalla sua difesa. Secondo gli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, il 43enne ha bisogno di disintossicarsi in una clinica di Como, 'Le Betulle', e per questo dovrebbe uscire dal carcere, dove e' rinchiuso dal 6 novembre (dopo la violenza di 20 ore ai danni di una 18enne). A corredo della loro istanza gli avvocati hanno portato alcune relazioni dello 'Smi' un ente contro le tossicodipendenze, accreditato con la Regione, che avrebbe avuto modo di effettuare un colloquio telematico con l'indagato. Secondo il 'Servizio multidisciplinare integrato' la permanenza nel penitenziario sarebbe addirittura 'a rischio suicidio' per il mago delle start-up. Scontato il parere negativo della Procura, che dovrebbe essere depositato entro domani. Quindi la decisione del gip, chiamato ad esprimersi entro 5 giorni dalla richiesta. E' probabile che lo stesso giudice possa nominare un perito per sottoporre Genovese ad una perizia psichiatrica e verificare cosi' se e' o meno incompatibile con il carcere.

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