Giuseppe Mele presenta "Il Male assoluto sullo schermo" - Affaritaliani.it

Milano

Giuseppe Mele presenta "Il Male assoluto sullo schermo"

a cura della redazione

Incontro con l'autore presso la sinagoga Beth Shlomo di corso Lodi 8, Milano. Presente anche Giovanni Berni Ferretti

Giuseppe Mele presenta "Il Male assoluto sullo schermo"

Alle 18 di oggi, giovedì 12 ottobre, presso la sinagoga Beth Shlomo di corso Lodi 8, Milano, la presentazione del libro del giornalista e saggista Giuseppe Mele "Il Male assoluto sullo schermo". Un testo che non si limita ad essere un semplice compendio cinematografico, ma si estende a una serie di lucide considerazioni su varie tematiche, come i mutamenti nelle varie epoche della rappresentazione filmica delle atrocità dei vari regimi e soprattutto del nazifascismo e della Shoah visti come il Male per eccellenza.

Il Male assoluto come annullamento dei diritti minimi

"Quando si parla di Male Assoluto, si intende l’annullamento di diritti minimi, che ci paiono scontati. Annullamento che avviene nel silenzio, che da imposto diventa assunto. l'Olocausto è stato possibile per la grande indifferenza, se non il sostegno od il silenzioso assenso dei popoli. Ricordo l’esempio di mia nonna paterna la fiorentina ed ebrea Vera Pereira: mio nonno Giovanni Berni, con non poco coraggio, nel 1943, lui colonnello del Genio militare dovette sposarla con matrimonio segreto. dandosi poi alla macchia”, commenta Giampaolo Berni Ferretti, consigliere del Municipio 1 che parteciperà all'incontro. Con lui e l'autore, anche Roberto Zadik giornalista del sito Mosaico, Cesare Mannucci, direttore pensalibero.it, Davide Romano, Direttore del Museo della Brigata Ebraica, Pino Farinotti, critico cinematografico, Walker Meghnagi presidente della Comunità ebraica. Modera la giornalista Fausta Chiesa.

Quando il genocidio è rappresentato sul grande schermo

Durante la serata verranno analizzati vari spunti inediti offerti dal libro di Mele, da pellicole emozionanti citate nel libro come Why we fight di Frank Capra, a classici come Il diario di Anna Frank di George Stevens a produzioni francesi monumentali anni ’80 come Shoah di Claude Lanzmann ai più recenti, La lista di Schindler di Spielberg e Train de vie, commedia surreale diretta dal regista ebreo romeno Radu Mihaileanu.

Tanti i temi dal silenzio sulla Shoah negli anni ’40 al risveglio del mondo del cinema sul tema a partire dagli anni ’60 e dal Processo Eichmann fino a un continuo aumento della produzione cinematografica, che raggiunge il suo massimo dalla metà degli anni ’90 ai primi due decenni degli anni Duemila, da Paesi leader nella produzione di film sul tema, come Hollywood e gli Usa, alla scarsità di film italiani e francesi sul tema.

Nel testo vengono citate anche le poche pellicole italiane sul nazifascismo, da L’ebreo errante con Vittorio Gassman, a opere controverse come Salò e le 120 giornate di Sodoma, ultimo film di Pasolini prima della sua prematura scomparsa il 2 novembre 1975, a La vita è bella di Benigni, alle varie rappresentazioni anche in chiave comica, grottesca e horror dei vari genocidi che tentando di fare dello spirito su tematiche delicate come i regimi rischiano di fuorviare il pubblico e di sprofondare nel cattivo gusto.

I genocidi sono stati, per l’autore, un tema costante della cinematografia per quasi un secolo, dalle pellicole sulle stragi degli armeni, alla Shoah, dai pogrom e i gulag dell’Urss e dei Paesi dominati dal Comunismo, al mondo islamico e il cinema è sia un mezzo straordinario di conservazione, riflessione e diffusione della cosiddetta Memoria sia un’arma a doppio taglio che può prestarsi a strumentalizzazioni, banalizzazioni e manipolazioni di ogni genere.


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